È la storia di Mario (nome di fantasia) che un giorno riceve una tra le più belle notizie della vita: aspetta un figlio. Allora che fa? Di professione è cuoco, ma decide di guardarsi intorno. D’altra parte la cucina pretende ritmi frenetici, in particolare nei giorni festivi, quando gli altri sono con la famiglia. Ci vorrebbe stare anche lui. Così viene a sapere della carenza degli autisti professionali per il trasporto delle merci. Si iscrive in autoscuola, anche grazie al finanziamento statale a sostegno delle spese per la qualificazione dei conducenti, prende la patente C, la CQC, il patentino ADR ed è in procinto di prendere la CE. E che succede? Ce lo ha raccontato in una lettera, scaturita del cuore, dopo aver letto il nostro articolo sul padroncino veneto che, offrendo 2.400 euro di stipendio mensile, non riesce a trovare un autista. «Tutti cercano autisti, tutti si lamentano – scrive – ma sono già stato rifiutato in due aziende per mancanza di esperienza, ora io mi chiedo come faccio a fare esperienza se nessuno mi dà la possibilità?».
Senza esperienza è tutta in salita
Manca l’esperienza, così Mario si trova costretto ad accettare condizioni di lavoro che potremmo definire atipiche presso un grande player locale che «non ha autisti, ma esternalizza ad aziende terze». Il contrato è un part time sulla carta con un compenso di poco meno di 900 euro «ma qui viene il bello – scrive Mario – pur di fare esperienza mi sono trovato ad accettare le seguenti condizioni: i primi 7 giorni di prova sono stato pagato 20 euro a giornata, terminata la prova vengo pagato la bellezza di 60 euro al giorno con una maggiorazione di 5 euro l’ora allo scattare della nona ora lavorativa, gli straordinari insomma». Inoltre, Mario non ha uno stipendio fisso: dipende dalle giornate in cui esce con il mezzo, quindi la paga mensile varia molto. «Ho deciso di cambiare lavoro perché la vita da cuoco, dopo 13 anni di ristorazione mi ha privato di molte cose, tempo per me stesso, per la famiglia, i miei cari e i miei amici – conclude con amarezza – Ora che sono in attesa di una bimba la mia idea era quella di cambiare mestiere e trovare qualcosa che mi permettesse di lavorare dal lunedì al venerdì. Volevo creare un nuovo equilibrio, ma a queste condizioni la vedo grigia: se entro la nascita della bimba non riuscirò a trovare qualcosa di economicamente sicuro, sarò costretto a tornare ai fornelli per cercare di non far mancare nulla a mia figlia».
Stipendi al minimo anche a Roma e Bari
Mario non è il solo a segnalarci situazioni paradossali nelle buste paga degli autisti. Un’altra lettera arriva dal Lazio. Lui lo chiameremo “Incredulo” come si firma sulla mail. «A Roma prendo 1.650 euro più tredicesima, quattordicesima e Tfr in busta paga – scrive – in tutto circa 1.900 euro e da noi la maggior parte per un lavoro in giornata pagano così. Anche con patentino Adr, mi ha chiamato una persona offrendomi 1.700 al mese. Allora dove sono questi stipendi di 2.400 euro?». Incredulo sta valutando di emigrare in Svizzera o altrove per veder riconosciuta la sua professionalità.
Scendendo verso sud non va meglio. «Se buttate via questo stipendio – ci scrive un autista pugliese – provate a venire a Bari. Questi soldi li danno per stare tutta la settimana fuori. Ognuno stabilisce quanto vuole pagare di trasferta, voci tipo straordinario non sono contemplate. La frase più gettonata è “io questo posso dare…».