Alzata di scudi dei sindacanti confederali contro l’emendamento al codice della strada che innalza a 70 anni l’età pensionabile degli autisti professionisti, presentato dalla Forza Italia al ddl all’esame della Commissione Ambiente e Lavori pubblici del Senato, raccontato da Uomini e Trasporti in un articolo del 23 luglio scorso e che verrà esaminato a settembre. “Siamo assolutamente contrari alle modifiche contenute nell’emendamento al nuovo codice della strada – tuonano in una nota Filt-Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – che eleverebbe l’età pensionabile degli autisti professionali di mezzi pesanti, dagli attuali 68 anni a 70 anni”. Secondo An.bti – Confcommercio, l’associazione nazionale dei bus turistici, invece l’emendamento non alzerebbe l’età pensionabile, ma darebbe la possibilità agli autisti di scegliere se continuare a guidare fino a 70 anni, avvicinando “la disciplina sulle patenti in Italia a quella di molti altri Paesi Europei. La carenza di autisti è un problema cronico per la nostra categoria ed il gap tra domanda di conducenti e offerta attualmente si sta ampliando”.
Lavoro usurante
Di altra opinione le tre organizzazioni sindacali che spesso hanno ribadito la condizione di lavoro usurante per gli autisti, seppure ancora non ufficialmente riconosciuto come tale. “Si tratta di una modifica normativa scellerata sulla quale tutte le forze politiche devono opporsi!” tuona Michele De Rose, segretario nazionale della Filt Cgil, ma le tre sigle sono concordi nel ribadire che “in questo modo si nega al personale viaggiante coinvolto, che opera in condizioni di particolare difficoltà, il diritto al riconoscimento dei presupposti del lavoro usurante e se ne peggiora la condizione lavorativa complessiva. Con questo intervento, inoltre, si andrebbe contro i più elementari principi di tutela della sicurezza sul lavoro per i lavoratori e, più in generale, si peggiorerebbe la sicurezza stradale per tutti i cittadini”.
Stare al passo con i tempi
Una visione diversa viene offerta dall’An.bti (Associazione Nazionale Bus Turistici Italiani) che ribadisce che il posticipo non riguarda l’età pensionabile, bensì la possibilità per i possessori di patenti superiori di rimanere alla guida più a lungo e sarebbe una “decisione su base volontaria e previa attestazione di idoneità, come avviene di fatto già in tutti i paesi Europei a noi territorialmente e culturalmente vicini che addirittura non hanno l’imposizione di alcun limite di età”. Inoltre, l’associazione, che sostiene gli emendamenti presentati in Senato, vede nella riforma una soluzione al problema della carenza degli autisti. “Come Associazione – spiegano – fin dalla nostra nascita, stiamo lavorando su due fronti: il primo, il più importante, va ad incidere sulla formazione di nuovi autisti, l’aumento delle buste paga, il riconoscimento del ruolo dell’autista, gli incentivi all’acquisto delle patenti indispensabili per la guida dei nostri mezzi e l’abbassamento dell’età di conseguimento delle stesse. Il secondo fronte riguarda appunto la possibilità e l’opportunità di estendere l’età massima per fare il conducente di bus turistici anche oltre i 68 anni, come avviene di fatto già in tutti i Paesi europei a noi territorialmente e culturalmente vicini. Gli attuali 68 anni rappresentano un limite che, nel 2024, non tiene conto dell’evoluzione naturale. Chi ha 68 anni oggi non può essere equiparato a chi aveva la stessa età decenni fa e per questo alzare l’età limite per gli autisti oltre i 70 anni sarebbe semplicemente stare al passo con i tempi. Ovviamente la nostra proposta intende dare questa possibilità su base volontaria e mai derogando ad un aspetto fondamentale del nostro lavoro: la sicurezza e l’idoneità”.