Una nuova riforma dell’autotrasporto che tenga conto delle specificità delle filiere, con un soggetto istituzionale quale l’Albo degli autotrasportatori in grado di fare sintesi e di rapportarsi con altri soggetti istituzionali, con sanzioni certe di carattere pubblicistico in caso di infrazioni e con una forte spinta verso la semplificazione e la digitalizzazione, in grado però di recuperare strumenti di controllo come la scheda di trasporto, utili per tracciare i passaggi delle merci tra la committenza e i diversi vettori. È questa la proposta di Stefano Zunarelli, Professore di Diritto della Navigazione e dei Trasporti all’Università di Bologna e titolare dell’omonimo studio legale, lanciata durante il convegno «La riforma dell’autotrasporto compie 20 anni – Il D.Lgs 286/2005 fra luci e ombre», organizzato dall’Università di Trieste in occasione della presentazione del nuovo corso di Alta Formazione Logistcs Management, lanciato dai Dipartimento IUSLIT e DEAMS dell’ateneo giuliano in convenzione con il Gruppo Federtrasporti.
L’incontro ha rappresentato l’occasione per fare il punto sulle novità introdotte nell’autotrasporto con il D.Lgs 286/2005 che ha abolito le tariffe a forcelle, sostituite in seguito dai costi minimi della sicurezza e in seguito dai costi di riferimento pubblicati dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La norma del 2005 è inoltre intervenuta sulle norme per la regolarità dei tempi di guida e di riposo degli autisti, sui tempi di attesa al carico e scarico e ha posto il limite di un solo passaggio alla subvezione. Tematiche all’attenzione del tavolo tra il Governo e le associazioni datoriali che nell’incontro del 3 aprile scorso hanno concordato alcuni ritocchi proprio sui tempi di attesa con il coinvolgimento nella responsabilità diretta del caricatore (oltre a un aumento del rimborso orario), sui tempi di pagamento con il coinvolgimento dell’Antitrust e per la semplificazione della formazione per il conseguimento della CQC.
Una riforma da riformare
«Una riforma – ha detto Paolo Uggè, oggi presidente di FAI-Conftrasporto ma che, da Sottosegretario ai Trasporti, nel 2005 ha seguito la redazione della legge – che si basava su aspetti legati alla competitività e alla sicurezza, ma che sono venuti meno per mancanza di controlli». E se il padre della riforma, pur riconoscendone la qualità normativa, non nasconde una certa disillusione (si veda anche l’intervista qui), anche altri interlocutori concordano sulla necessità di rivedere alcuni passaggi fondamentali per restituire vigore al settore. «Abbiamo notato in questi anni – è intervenuto Massimo Campailla, Professore di Diritto della Navigazione e dei Trasporti presso l’Università di Trieste e direttore del nuovo corso di Alta formazione in Logistics Management – un eccessivo ricorso alla subvezione per cui non c’è di fatto una sanzione di natura pubblicistica, si rimanda alla nullità del contratto, ma spesso il vettore non è a conoscenza della sua posizione nella filiera. Questo è anche dovuto all’abolizione della scheda di trasporto che rendeva tutto più trasparente» (si veda anche l’intervista qui). Sul punto concorda anche Fabrizio Ossani, Direttore generale di Federtrasporti che sottolinea che «occorre salvare degli aspetti qualificanti della riforma del 2005, ovvero la certificazione di qualità e gli accordi volontari», mentre per Massimo Masotti, Presidente della sezione trasporti internazionali di Anita, «la strada è quella del contratto scritto, mentre occorre trovare una soluzione rapida per i tempi di attesa che sono anche correlati alla carenza degli autisti».
In arrivo nuovi controlli con i CMR
«Il settore si sta strutturando – ha esordito Enrico Finocchi, Presidente dell’Albo degli autotrasportatori – vediamo che c’è una tendenza in atto a internalizzare anche i servizi di autotrasporto, un fenomeno che diminuisce il ricorso alla subvezione». Finocchi ha anche annunciato che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha in progetto l’acquisto di nuovi Centri mobili di revisione per il controllo sulle strade dei mezzi pesanti.
Un nuovo assetto organico
«Il sistema produttivo italiano ha bisogno dell’autotrasporto, per questo il settore deve lavorare per una governance adeguata». È questo secondo Zunarelli l’obiettivo che si deve porre la prossima riforma del settore che, a distanza di venti anni, riconoscendo i meriti della legge del 2005, dovrebbe portare all’autotrasporto maggiore efficienza e competitività. Un quadro normativo organico che riconosca le peculiarità delle diverse filiere con regole adatte ad ogni piccolo sottosistema, che riconosca nell’Albo l’istituzione in grado di fare sintesi. Pilastro fondamentale del nuovo assetto dovrebbero essere – secondo Zunarelli – sanzioni di carattere pubblicistico, accompagnate da un adeguato ricorso alla digitalizzazione, che permetterebbe anche la reintroduzione della scheda di trasporto, un documento riconosciuto utile per la tracciabilità delle filiere e la trasparenza dei passaggi.