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10 domande a… Domenico Zito

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CARTA DI IDENTITÀ

Nome Domenico
Cognome Zito
Età 42
Stato Civile celibe
Punto di partenza Arluno (Mi)
Anzianità di Servizio 17 anni
Settore di attività prodotti chimici
  • Autista o padroncino?

Sono padroncino e socio del Conap, cooperativa che si occupa di trasporto di prodotti chimici. Lavoro quindi con cisterne e copro prevalentemente il nord Italia, anche se spesso capita di effettuare missioni all’estero.

  • Che veicolo guidi?

Un Volvo FH 500. Ce l’ho dal 2016 e mi trovo alla grande. Del resto, sono un volvista nato, tanto che guido Volvo Trucks dal 2006. Per me è da sempre sinonimo di garanzia.

  • Come ci sei finito sul camion?

È una passione di famiglia. Mio padre faceva l’autista e sin da bambino mi portava con lui sul camion. Diciamo che ho ereditato ben presto la voglia di fare questo lavoro.

  • I prezzi dei carburanti sono da mesi alle stelle. Come rispondi a queste spese da affrontare?

Beh è dura. A livello pratico mi arrangio mettendo in atto i classici accorgimenti utili per diminuire i consumi. Una cosa a cui sto attento, ad esempio, è la modalità in cui accelero: cerco di farlo sempre in maniera dolce e progressiva, evitando di premere il pedale fino in fondo quando non è necessario. Per il resto, penso che tutta questa situazione di aumento dei prezzi abbia raggiunto livelli indecenti. È chiaro che dietro ci sono meccanismi speculativi, perché i rialzi dei prezzi delle materie prime non possono mai giustificare gli aumenti del gasolio e della benzina. È una vergogna.

  • Come alleggerisci il cosiddetto «stress da guida»?

Attraverso momenti di condivisione. Oggi grazie alla tecnologia si può far partire o ricevere direttamente dal veicolo una telefonata, in tutta sicurezza. E con le tariffe illimitate ormai si può comunicare più facilmente. E così ti senti meno solo, meno «lontano».

  • Quali sono le criticità che riscontri nel tuo settore?

La bassa qualità del lavoro e le remunerazioni non adeguate, che poi sono due facce della stessa medaglia. Perché da una parte vedo tanti colleghi che non hanno voglia di fare questo mestiere, nel senso che non ci mettono la passione, lo fanno solo per lo stipendio a fine mese. Dall’altra, c’è un problema di salario. Considerando le ore di guida e di impegno, quello che guadagniamo dovrebbe essere molto di più. Oltre a ciò, ci sarebbero da aggiungere le criticità delle aree di sosta…

  • Ti riferisci alla mancanza di servizi?

A tutto. Qualche area si è attrezzata con maggiori servizi per l’igiene, però la maggior parte è ancora indietro, soprattutto a livello di parcheggi. Ci sono delle zone nel nostro Paese dove trovare parcheggio è impossibile. Ma come si fa? Se dobbiamo rispettare le ore di guida abbiamo bisogno di posti e di spazio dove poterci fermare. Per non parlare dei livelli di sicurezza, praticamente assenti. Un’autista, dopo un’intensa giornata di lavoro, non può e non deve avere la paura di essere derubato.

  • Quando viaggi all’estero riscontri differenze?

Anche all’estero, in verità, la sicurezza non è il massimo. Però in Francia, in Spagna e in Germania ci sono delle aree dove almeno si trova spazio per parcheggiare.

  • Un episodio che ti ha segnato?

Qualche anno fa mi è capitato di cadere dalla cisterna. Stavo eseguendo un lavoro in altezza e ho perso l’equilibrio. Risultato: frattura al malleolo e due mesi a casa. Un grande spavento.

  • Oltre il camion, quali sono le tue passioni?

Mi piacciono i motori in generale. Seguo le gare di auto e di moto e ho una grande passione per i simulatori di guida.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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