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Quando l’attesa è inattesa

C’è un mondo in attesa: che le guerre finiscano, che i tedeschi votino, che l’Europa chiarisca il futuro del green deal, che Trump si decida o meno ad alzare i dazi. Eppure MSC non ha atteso a inaugurare un Genova-New York con transit time da record. Vorrà dire qualcosa?

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Una parte considerevole del mondo attende: che le guerre finiscano; che i tedeschi votino; che l’Europa chiarisca il futuro del green deal; che Trump si decida o meno ad alzare i dazi. Anche perché cosa possa accadere nel caso li innalzasse non è dato sapere. Si può presumere che i quantitativi di merci in partenza dai paesi interessati dalla misura vadano a ridursi. E se tale destino dovesse interessare anche l’Italia, rischieremmo di veder evaporare traffico in export per un valore di circa 7 miliardi. Che potrebbero essere meno se i dazi si tarassero sul 10%, di più se salissero fino al 20%. E va da sé che se il commercio delle merci scema, si tira dietro in un abbraccio pure la domanda di logistica e di trasporto.

Eppure MSC non ha atteso l’esito di questa partita: ha già ristrutturato i suoi traffici Est-Ovest con una nuova logica e ha creato un collegamento tra Genova e New York ritmato da un transit time di appena nove giorni. E se lo attiva è evidentemente convinta che ci sia qualcuno che lo utilizzi, con o senza dazi. E visto la dimensione dell’attore è un indizio da valutare in concreto.

È costretto ad attendere, invece, chi viaggia verso Milano. Perché per percorrere gli otto chilometri che separano il tratto dell’A4 tra Agrate Brianza e la barriera di Milano Est non riesce ad andare più veloce di 20,25 km/h. Segno che spesso è costretto a stare fermo. La qualcosa non appare inattesa

Lo è, al contrario, la mancanza di attesa di cui può beneficiare chi attraversa il nodo di Bologna. Nei 35 chilometri di A14 che dalla tangenziale cittadina arrivano al casello di Castel S. Pietro, infatti, si riesce a viaggiare con una discreta media di 69,3 km/h. E tale forma di efficienza probabilmente è figlia dell’esperienza, giacché i dati di traffico registrano una flessione dei transiti di veicoli pesanti nella fascia tra le 7.30 e le 9 (quella tradizionalmente più congestionata) e un aumento in quella precedente. Come a dire, il sacrificio spesso è meglio di una coda.

Non ha atteso per efficientare la propria condizione logistica nemmeno una percentuale importante dei territori italiani, pari al 42%, tant’è che oggi garantisce performance sopra la media. Peccato che questi territori con logistica avanzata – constata uno studio Unioncamere-Uniontrasporti – siano tutti concentrati nella parte settentrionale del Paese, mentre buona parte degli altri devono fare i conti con carenze infrastrutturali. Una fotografia nota e quindi tutt’altro che inattesa.

Più inatteso, invece, è lo slancio dell’83% del mondo ospedaliero che, consapevole della strategicità della logistica e quindi senza attendere troppo, ha deciso di investire in questa attività per velocizzare le forniture, per meglio gestire gli stock, per ottimizzare la distribuzione interna dei farmaci. Il dato, prodotto da una ricerca dell’Osservatorio Contract Logistics del PoliMi, non chiarisce l’ubicazione di tale eccellenza ospedaliera, ma una percentuale così rilevante induce a pensare (o a sperare) che almeno qui l’Italia inizi lentamente a muoversi con velocità omogenee.

Non suona inatteso nemmeno il fatto che un’altra Italia, quella dei biocarburanti, senza nemmeno attendere la decisione di Bruxelles sul futuro del green deal, abbia spinto sull’acceleratore e oggi, grazie a un balzo del 39%, mette sul mercato il 47% dell’intera produzione europea. Ha trovato una solidità industriale e ora cerca a livello politico una protezione che guardi in avanti. Anche se già oggi ottiene vantaggi dall’obbligo normativo di miscelare i carburanti tradizionali con quelli bio. Una imposizione che, visto il maggior costo dei secondi, rischiava di far aumentare i prezzi dei primi. E invece…

Invece, il costo del gasolio extrarete dopo le impennate di fine e inizio anno non ha atteso troppo a flettere di qualche punto. Un taglio modesto, quantificato da Figisc in un 2,2% nell’ultimo mese, ma ugualmente gradito proprio perché inatteso

Potrebbe attendere poco, non più di 10 minuti, chi domani dovrà ricaricare il proprio camion elettrico equipaggiato con una batteria allo stato solido. E oltre che del minor tempo potrebbe beneficiare anche di un peso ridotto del 30%. Ma prima di potersi avvalere di questa ridotta attesa bisogna lasciare consumare quella che serve per costruire queste batterie con grandi volumi e costi meno elevati. Qualche importante costruttore ci sta provando. Non ci resta che attendere.

Daniele Di Ubaldo
Daniele Di Ubaldo
Direttore responsabile di Uomini e Trasporti

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