L’elettrico o il mondo dell’inatteso. È inatteso, per esempio, che lo scorso anno su scala globale siano stati venduti più camion elettrici che bus. Visto il contesto urbano in cui sono chiamati a muoversi molti autobus, infatti, si sarebbe indotti a pensare al contrario. Invece no: per la prima volta nel 2023, con un trend ribadito anche nel 2024, i camion hanno superato i bus arrivando a quota 54 mila.
Quanti camion elettrici vende la Cina e quanti il resto del mondo?
La risposta a questa domanda non propone nulla di inaspettato: il paese della Grande Muraglia fa la parte del leone non soltanto in termini di vendite, con percentuali variabili negli ultimi 5 anni tra il 70 e l’85% sul totale globale (dati IEA), ma anche rispetto ai modelli e alle versioni proposte. Pensate che attualmente se ne contano più di 840. E ovviamente più allarghi l’offerta, più ti metti in condizione di intercettare una domanda. L’Europa arranca e non soltanto nei segmenti pesanti, ma anche in quelli leggeri. Nel 2023 a fronte di 150 mila van elettrici venduti in Europa, la Cina ne ha messi in fila più di 240 mila.
La doppia versione della ricarica in salsa europea
La cosa curiosa, l’altro numero che impone una riflessione è un altro. Per comprenderlo bisogna fare una premessa. In Europa, così come negli Stati Uniti, il mercato dell’elettrico viene approcciato in due modi: uno, già maturo, si affida alla ricarica delle batterie, l’altro, ancora in fase di test, le alimenta tramite celle a combustibile. La prima strada, giudicata energeticamente più efficiente, richiede lo sviluppo di un’infrastruttura considerevole. Per realizzarla, secondo calcoli McKinsey, serviranno 500 miliardi di dollari fino al 2040. Tra questi investimenti bisogna includere anche la diffusione del Megawatt Charging System (MCS), utile per contenere i tempi di ricarica a circa un’ora. I principali costruttori – Daimler Truck, Traton Group e Volvo Group – hanno dato vita a una joint venture, chiamata «Milence», per diffondere quanto più possibile tale tecnologia, convinti che potrebbe fornire un sostanziale aiuto nell’aggirare quello che di fatto è uno dei principali freni alla diffusione dell’alimentazione elettrica.
La sostituzione alla maniera cinese
La Cina, invece, batte anche un’altra strada. Perché, accanto ai sistemi di ricarica, a quelle latitudini si stanno diffondendo le stazioni per la sostituzione delle batterie tra veicoli pesanti. In questo modo, con una sosta di 5-10 minuti, l’autista può ripartire con una batteria completamente carica. La cosa spiazzante, però, la mostra questo grafico:
Nel 2023 poco meno di un camion elettrico ogni due viaggiava sostituendo le batterie, con un trend in crescita costante. In termini assoluti significa che, se nel 2020 nel paese asiatico più popoloso al mondo c’erano 555 stazioni, nel 2023 sono diventate la bellezza di 3.567. A dominare letteralmente il mercato delle batterie sostituibili c’è CATL, in quanto fornitore dell’85% dei costruttori che hanno deciso di battere questa strada. Peraltro, se prima il sistema più utilizzato era quello di sfilare la batteria dal retro del veicolo, da circa un anno la stessa CATL commercializza una batteria che si tira via lateralmente. Una tecnica, questa, che almeno sulla carta sembrerebbe anche più compatibile con i camion europei.
In ogni caso va tenuto presente che il presupposto della diffusione della sostituzione della batteria è la creazione di uno standard. E in un mercato in cui un solo costruttore di questo componente è fornitore dell’85% di chi opta per tale tecnologia non può che facilitarla.
Inoltre, a innescare l’effetto moltiplicatore della rete cinese sono stati i conti: i primi bilanci di queste realtà nascenti, infatti, disegnano un business più che sostenibile. E il ciclo “produttivo” del servizio appare lineare anche dal punto di vista tempistico: quando la prima batteria sostituita viene smontata, infatti, la si mette in carica e si procede alla sostituzione delle altre sfilate dai vari camion in coda. Quando si arriva a cambiare l’ottava batteria, la prima è di nuovo carica.
Sarà sufficiente tutto questo per favorire l’approdo della sostituzione anche da noi?