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300: sono i lavoratori della logistica internalizzati da GranTerre, coop modenese del parmigiano. È la fine dell’outsourcing?

Dopo i casi di Fedex, DHL, Geodis, BRT e DB Schenker Italia, anche la produzione comincia a internalizzare la logistica. Nasce così GranTerre Logistica per amministrare il magazzino nell’interporto di Bologna. «Per noi è un asset importante – ha raccontato a Uomini e Trasporti, Niccolò Passerini, responsabile della logistica del gruppo – Dal magazzino passano le leve del controllo e preferiamo gestirlo in casa». È finita l’era dell’outsourcing a tutti i costi?

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Anche la produzione comincia a internalizzare la logistica. È di questi giorni la notizia che GranTerre, il gruppo nato dall’unione di Grandi Salumifici Italiani e Parmareggio, che distribuisce marchi molto noti come Casamodena, Teneroni e Senfter, ha internalizzato 300 lavoratori, impiegati nel magazzino situato nell’interporto di Bologna con un precedente appalto. Dal 1° ottobre è nata GranTerre Logistica, la settima società del gruppo con 330 dipendenti, 300 internalizzati e 30 provenienti dal ramo d’azienda per la gestione informatica della movimentazione delle merci. «Abbiamo ragionato sull’evoluzione del mondo degli appalti – ha spiegato a Uomini e Trasporti Niccolò Passerini, responsabile della logistica del Gruppo – e abbiamo capito che il magazzino rappresenta un asset fondamentale per il nostro business: è il nostro 19° stabilimento da dove passano le leve del controllo per la distribuzione».
Sembrano lontani i tempi in cui la logistica non veniva considerata “core” ed esternalizzare rappresentava una soluzione ovvia per tagliare i costi aziendali. «Abbiamo capito – continua Passerini – che al di là dei costi, abbiamo bisogno di gestire direttamente la logistica in magazzino perché in casa conosciamo meglio il nostro business e siamo in grado di ottimizzarne i processi». E per la distribuzione? «Ci affidiamo a una ventina di grandi flotte – racconta Passerini – che servono sia l’Italia che l’estero», ma GranTerre sta testando anche altre modalità come il ferroviario con un progetto pilota che abbiamo raccontato in un altro articolo

Insomma, forse anche in conseguenza delle inchieste che hanno portato in tribunale molti grandi gruppi della logistica protagonisti di appalti ed esternalizzazioni “selvagge”, sembra che il tempo dell’outsorcing a tutti i costi stia tramontando. Dall’interporto di Bologna sta partendo anche l’internalizzazione dei lavoratori di DB Schenker Italia che, dopo aver firmato la Carta Metropolitana per la logistica etica con il Comune del capoluogo emiliano, ha avviato lo scorso aprile l’assunzione delle risorse impiegate nei magazzini. Anche Fedex, grazie a una serie di accordi sindacali, l’ultimo siglato il 4 marzo 2024, ha internalizzato le attività di movimentazione delle merci nelle filiali con un processo iniziato nel 2021 che ha interessato 1.200 lavoratori su tutto il territorio nazionale. E analogamente ha fatto DHL Express che a febbraio 2023 ha firmato un protocollo per l’internalizzazione di un’ottantina di lavoratori impiegati nelle attività di handling negli aeroporti di Napoli e Venezia, mentre è prevista l’assunzione di altre 300 risorse nei prossimi anni. Stessi discorso per DHL Supply Chain che ha internalizzato tra il 2021 e il 2024 circa 2.000 lavoratori su tutto il territorio nazionale.

Altre operazioni hanno interessato il sito logistico di Santa Palomba vicino Roma, mentre a Pavia la società francese ID Logistics ha assunto, lo scorso aprile, circa 200 operatori impiegati nel magazzino di Amazon. Fino ad arrivare a BRT, la controllata di GeoPost interessata da una ristrutturazione aziendale imposta dal Tribunale, che l’aprile scorso ha sottoscritto un accordo per l’internalizzazione di 80 lavoratori e si appresta ad avviare la seconda fase che interesserebbe 350 lavoratori. Infine, anche il gruppo Arcese, uno dei big dell’autotrasporto italiano, sarebbe in procinto di firmare un accordo di internalizzazione per le risorse impiegate nei magazzini.

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