Gli incentivi statali o regionali all’aggregazione e a sostegno dei contratti di rete aiutano, ma spesso sono alla base dell’avvio delle collaborazioni, quello che spinge veramente lo strumento, entrato nell’ordinamento italiano dal 2009 è la cultura aziendale. «Vediamo una maggiore consapevolezza degli imprenditori – dice Carlo La Rotonda, Direttore dell’associazione confindustriale che rappresenta le imprese in rete chiamata RetImpresa – a fare un uso corretto e ambizioso dello strumento del contratto di rete, piuttosto che inseguire un incentivo».
Come stanno andando i contratti di rete in Italia?
I contratti di rete esistono dal 2009. Da allora ad oggi si è registrata una crescita costante e questo strumento è sempre più utilizzato e apprezzato dagli imprenditori, perché consente in maniera molto flessibile di collaborare su alcune progettualità. Le aziende si mettono in rete con l’obiettivo di aumentare il fatturato, di ottimizzare o di ridurre i costi di gestione con la logica di essere più competitivi e di accrescere anche la propria capacità innovativa, senza però perdere l’identità, la storia, insomma tutto quello che è l’autonomia, a cui l’imprenditore, soprattutto nelle piccole e medie imprese italiane, tiene molto. Si tratta, tuttavia, di uno strumento che ha bisogno ancora di essere conosciuto e utilizzato su larga scala: oggi abbiamo 9.700 contratti che coinvolgono oltre 50.000 imprese, aumentati nel 2024 dell’8% rispetto all’anno precedente.
Quali sono i settori maggiormente interessati dalla procedura?
Al momento in testa abbiamo l’agroalimentare, poi le costruzioni e il commercio. Questi sono i tre macrosettori in cui c’è la maggiore presenza di imprese che collaborano. In realtà, al di là del singolo macrosettore, di fatto le imprese si mettono in rete per obiettivi. Tra i principali, troviamo l’internazionalizzazione, l’innovazione, la volontà essere più competitivi nel mercato dei contratti pubblici, la sostenibilità. Quindi è inevitabile che le collaborazioni siano intersettoriali e qui diventa fondamentale un comparto come il trasporto e la logistica, oramai un driver di sviluppo e di crescita per le aziende.
Infatti, nel settore dell’autotrasporto e della logistica si assiste a un vero e proprio boom. Come lo spieghiamo?
Questo è uno dei motivi: negli ultimi anni le imprese di questo ambito hanno iniziato a valutare anche l’utilizzo dei contratti rete come strumento per essere più competitivi. I dati sul trasporto merci confermano questa crescita a più cifre. Se guardiamo alle prime 4 regioni: Lazio, Lombardia, Campania e Veneto, rispecchiano l’ordine a livello nazionale, simile in altri settori.
Qualcosa si deve agli incentivi regionali?
Aiutano molto, come nel caso del Lazio che presenta dati doppi rispetto alla Lombardia in molti settori. Ma lo spieghiamo anche con una maggiore consapevolezza degli imprenditori a fare un uso corretto e ambizioso dello strumento del contratto di rete, piuttosto che inseguire un incentivo. L’aiuto statale è utile in un primo momento a sostenere la creazione della rete, ma poi occorre saper gestire il progetto. Un’altra cosa da valutare sono gli andamenti macroeconomici: logistica e trasporto è un settore che avrà margini di crescita nei prossimi anni e questo secondo me è anche la visione di fondo legata ai numeri di aziende in rete: a noi risulta come settimo macrosettore per numero di imprese collegate con oltre 2.700 aziende coinvolte, poco meno del 6%.
Esistono diversi contratti di rete: settoriali, di filiera, innovativi ecc. Quali sono i più utilizzati dalle aziende e perché?
In generale a livello nazionale, su tutti i settori, la distribuzione è abbastanza equa tra i contratti verticali di filiera e quelli orizzontali di commercializzazione, cioè quelli tra imprese che operano nello stesso settore o in settori complementari. Un esempio classico è l’agroalimentare con un contratto di rete che mette insieme imprese puntando all’internalizzazione, che spesso viene affiancato dal turismo e spesso dal trasporto e dalla logistica. Per questo settore quindi direi che più spesso i progetti sono verticali di filiera dove il trasporto entra come un anello nella catena del valore.
Che cosa è il concorso ROCK?
È un concorso di RetImpresa che mette insieme progetti che cercano partner, quindi che vogliono fare rete. La nostra associazione ha valutato delle iniziative che vengono presentate su una piattaforma multi-call. Nella seconda edizione, appena presentata, abbiamo 10 iniziative in concorso che attendono risposte dal mercato. Tra queste, c’è una call dedicata alla mobilità di persone e merci, promossa da RetImpesa in collaborazione con il Consolato italiano di Detroit e una società americana. La call rimarrà aperta fino al 12 maggio: le tre start up selezionate potranno incontrare investitori statunitensi per presentare i loro progetti.