«Possiamo definire ‘eroi’ gli imprenditori che riescono ad essere competitivi, nonostante le criticità infrastrutturali che caratterizzano il territorio in cui operano: questo vale per gran parte degli imprenditori del Mezzogiorno, ma anche per molti di quelli marchigiani e laziali». Antonello Fontanili, dal 2010 alla guida di Uniontrasporti, non ha dubbi nel mettere in stretta relazione lo sviluppo infrastrutturale con quello degli insediamenti produttivi. Un nesso che emerge distintamente dal grande lavoro di analisi portato avanti dalla società in house del sistema camerale che, utilizzando un ampio spettro di criteri e relativi indicatori, ha attribuito un punteggio ad ogni provincia in termini di capacità logistica e infrastrutturale. A che scopo? Mettere nero su bianco che cosa rimane da fare.
Uniontrasporti ha passato al setaccio l’Italia del trasporto e della logistica riproducendo un’immagine con forti contrasti tra Nord e Sud. Perché e come è stata condotta l’indagine?
Uniontrasporti sostiene da sempre la stretta correlazione tra sviluppo infrastrutturale e competitività dei territori e quindi del tessuto imprenditoriale ivi insediato. In quest’ottica, attraverso lo sviluppo di indicatori di performance (Kpi), abbiamo voluto fare una fotografia del nostro Paese. L’analisi è stata condotta attraverso un approccio multicriteria che contempla un ampio spettro di indicatori raggruppati in cluster tematici, relativi al contesto, alla dotazione, alla funzionalità e alle strategie intraprese a supporto del sistema infrastrutturale. I Kpi territoriali sono calcolati per provincia e declinati in 5 categorie – strade, ferrovie, porti (marittimi e fluviali), aeroporti e centri intermodali – che compongono l’indice di sintesi infrastrutturale. La misura analitica del gap di ciascun territorio rispetto alla media nazionale rappresenta un valido strumento per completare il quadro conoscitivo e uno dei fattori chiave nell’indirizzare politiche di intervento e di sviluppo.
Guardando le performance logistiche delle province italiane è evidente che c’è un nord trainante, mentre il resto del territorio è carente. Ci sono priorità che avete rilevato?
I nostri Kpi confermano le velocità diverse delle tre principali aree del Paese, con un Nord sicuramente più performante, anche se con specifici gap in alcune province, un Centro che si “accontenta” di essere a ridosso della media nazionale, ed un Mezzogiorno in forte ritardo, soprattutto nelle performance aeroportuali e logistiche. Gli indicatori mettono in luce le diverse carenze di alcuni territori, come le aree prealpine (Aosta, Cuneo, Verbano, Belluno) e quelle appenniniche che, oltre a scontare una scarsa dotazione di strade ed autostrade, si ritrovano distanti anche dai principali aeroporti. Lo stesso vale per gran parte delle province della Pianura Padana che presentano Kpi portuali molto negativi, proprio per le difficoltà di collegamento con i principali porti di riferimento.
Inoltre, dal vostro studio emerge che più della metà delle province italiane non presenta in generale un sistema di trasporti in linea con i fabbisogni. Vi siete fatti un’idea dell’impatto di questo gap sulle attività produttive?
È noto come tra i principali criteri di insediamento produttivo, la presenza di infrastrutture efficienti sia una priorità. Gran parte del PIL del nostro Paese proviene da Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, quindi da territori che, insieme al Friuli-Venezia Giulia, occupano le prime quattro posizioni nel ranking nazionale dei nostri Kpi di sintesi. Possiamo definire “eroi” gli imprenditori che riescono ad essere competitivi, nonostante le criticità infrastrutturali che caratterizzano il territorio in cui operano: questo vale per gran parte degli imprenditori del Mezzogiorno, ma anche per molti di quelli marchigiani e laziali. Nel Centro-Sud, il principale gap riguarda proprio il Kpi relativo alla logistica e all’intermodalità, con numerosi territori dove lo shift modale resta un miraggio per l’assenza di interporti o poli logistici di rilievo. Il gap infrastrutturale ha un impatto importante sulle attività produttive di un territorio e sulla qualità della vita delle persone che ci vivono e lavorano. Le aree con infrastrutture di trasporto carenti hanno un concreto rischio di rimanere isolate dai mercati e dai centri di produzione e questo può limitare l’accesso a nuove tecnologie, competenze e opportunità di crescita. Essendo il tessuto produttivo del nostro Paese prevalentemente rappresentato da micro-piccole imprese, il rischio di isolamento assume una portata ancora più ampia.
CHI È ANTONELLO FONTANILI
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Direttore di Uniontrasporti dal 2010. Laureato in ingegneria civile e trasporti al Politecnico di Milano, dopo una breve esperienza nell’area “Strategie insediative” del Gruppo Rinascente, entra in Uniontrasporti prima come ricercatore e quindi come Project Manager. Passa quindi nel settore delle costruzioni dove svolge attività di progettazione e direzione cantieri. Nel 2004 rientra in Uniontrasporti dove, dopo qualche anno, assume la direzione della società. Fa parte dell’Advisory board del GECT Interregional Alliance for the Rhine-Alpine Corridor e del Comitato tecnico scientifico di Andmi. In qualità di membro del comitato scientifico nominato dal MIMS nel 2022, ha contribuito alla redazione del documento “Mobilità e logistica sostenibili. Analisi e indirizzi strategici per il futuro”, nell’ambito dell’iniziativa MOVEO. Recentemente è entrato a far parte del Comitato tecnico scientifico del Freight Leaders Council e di quello dell’O.T.C.R. (Observatory Transport Compliance Rating).