Chi guida un camion lo sa bene: il traffico è uno dei problemi più sentiti. Rallentamenti, code interminabili, cantieri e colli di bottiglia autostradali trasformano ogni giornata di lavoro in un’incognita spesso difficile da sopportare. Soprattutto se bisogna fare i conti con lo stress legato ai tempi di consegna e alle scadenze. Ma i dati confermano davvero questa percezione?
Un’analisi condotta dal Centro Studi Federtrasporti, attraverso il database Districò, ha monitorato i flussi di 17 veicoli pesanti su tre tratti autostradali critici tra settembre 2024 e gennaio 2025. I risultati raccontano una realtà più sfaccettata di quanto si possa pensare: in alcuni casi il traffico è meno problematico del previsto, in altri le criticità sono una conferma inequivocabile.
Il nodo bolognese: qui tutto scorre (quasi) liscio
Prendiamo il tratto dell’A14 compreso tra Borgo Panigale e Castel San Pietro: 35,8 km percorsi con una velocità media di 69,3 km/h. Considerando che il limite per i mezzi pesanti è di 80 km/h, il dato sorprende positivamente: nonostante il nodo bolognese sia noto per il traffico intenso, il flusso si mantiene piuttosto scorrevole.
Questo potrebbe essere il frutto di un’organizzazione più efficiente da parte degli autisti, che scelgono con attenzione gli orari per evitare le fasce più congestionate, come dimostra la scarsa presenza di camion nella fascia 07:30-09:00 in direzione Nord (vedasi tabella qui sotto).
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32 passaggi verso Nord e 27 passaggi verso Sud. Nel terzo tratto, i passaggi complessivi analizzati sono stati 61.
Il peso dei cantieri sull’A14
Diversa la situazione lungo l’A14 «marchigiana», nel tratto compreso tra Pedaso e Pescara Centro. Qui, su 78 km di percorrenza, la velocità media si abbassa a 48,25 km/h.
Un dato che non sorprende del tutto, dal momento che il tratto è interessato da numerosi cantieri, che inevitabilmente rallentano il traffico. In questo caso, più che una questione di orari, la criticità sembra legata a fattori strutturali.
Milano caput «trafficis»
Infine, il caso più estremo: il tratto dell’A4 tra Agrate Brianza e la barriera di Milano Est. Qui i dati non fanno sconti e confermano un po’ ciò che ci si aspettava. Nei soli 8 km analizzati, la velocità media è risultata essere di appena 20,25 km/h nelle ore di punta (07:00-09:00).
In pratica, i mezzi impiegano quasi mezz’ora per un percorso che in condizioni normali richiederebbe pochi minuti. Un chiaro segnale di congestionamento suburbano e di infrastrutture al limite della saturazione.
Quando il traffico si somma alle attese: il doppio ostacolo alla competitività (e alla vocazione della professione)
Dall’analisi emerge dunque un punto cruciale per il settore dell’autotrasporto: chi attraversa ogni giorno questi snodi nevralgici si trova costantemente a fare i conti con rallentamenti che, in misura diversa (chi più, chi meno), incidono comunque sulla velocità, sulla produttività e, di conseguenza, sulla competitività delle aziende di trasporto.
Ma c’è di più. Questo ostacolo non si limita a penalizzare l’efficienza del settore, ma rappresenta anche un forte deterrente per chi vorrebbe approcciarsi alla professione di autista. Dopotutto, chi sceglierebbe volontariamente un lavoro che implica ore interminabili nel traffico, oltre alle già estenuanti attese nei punti di carico e scarico?
A questo punto sorge spontanea una domanda: un miglioramento dei nodi e degli imbuti della nostra rete logistico-infrastrutturale potrebbe rendere questa professione più attraente o, quantomeno, meno gravosa? Non è un caso che, in un nostro recente sondaggio apparso sul numero di gennaio/febbraio di UeT, alla domanda su quale sia l’aspetto più usurante del lavoro di autista, la maggior parte degli intervistati (45,9%) abbia indicato proprio questo problema, ovvero «lo stress legato al traffico e alle scadenze».