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5,14 ore: è il tempo di attesa media di un camion al carico/scarico

Il tempo che l'autista attende per caricare e scaricare il camion è deleterio per l'impresa (che vede sacrificata la propria produttività) ed è stressante per l'autista. Lo dice il 36,49% di conducenti che rinunciano al riposo regolare di 11 ore per accontentarsi di quello ridotto e il 25% di chi salta i pasti o mangia alla guida nel tentativo di rincorrere il tempo perduto

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Di persone disposte a fare l’autista ce ne sono poche. Le ragioni di questa distanza sono tante, ma forse non viene sufficientemente considerato un fattore: ogni giorno mediamente un camion attende 5,14 ore per riuscire a caricare o a scaricare la merce. I numeri, raccolti tramite la banca data Districò del Gruppo Federtrasporti, prendendo in esame 95 mila giornate lavorative, sono freddi. Ma come vi sentireste se foste costretti per essere accolti in un ufficio a fare un’anticamera per più di mezza giornata? Cosa provereste se, intrapresa una carriera perché desiderosi di guidare un veicolo, poi per la maggior parte delle giornate lavorative foste costretti a girare i pollici più che il volante? E parliamo soltanto di una delle tante conseguenze devastanti generate dall’attesa sulla psicologia dell’autista. Poi bisognerebbe quantificare anche il mancato fatturato prodotto dall’attesa sui bilanci delle aziende. Tre anni fa Uomini e Trasporti lo quantificò in circa tre miliardi

Ma stiamo al presente, anche perché paradossalmente è più fosco rispetto al passato. Lo dicono i numeri: il tempo di attesa che nello scorso triennio si attestava a 4,35 ore, nel corso del 2024 è addirittura aumentato di ben 40 minuti, salendo alla soglia delle 5,14 ore. Le ragioni di questo incremento dell’attesa possono essere tante, ma di certo alcune le principali appaiono:
1) i rallentamenti infrastrutturali dovuti ai tanti interventi manutentivi e costruttivi in corso;
2) le problematiche legate agli accessi nei porti che, in particolare in Liguria, sembrano aggravate rispetto a qualche anno fa;
3) il funzionamento troppo statico e poco flessibile degli slot di prenotazione per il carico e scarico, nel senso cioè che questa semplice soluzione digitale che fissa in anticipo il tempo obbligato in cui presentarsi per caricare e scaricare il camion, lasciando una finestra di tolleranza abbastanza ridotta, finisce per scontrarsi con i tanti imprevisti e le tante variabili che si incontrano viaggiando per strada.
Come si vede, quindi, sono tre fattori in qualche modo circolari, perché le code dovute ai cantieri poi per un verso accentuano le difficoltà di accedere ai porti, per un altro rendere meno efficiente il sistema di prenotazione on line.

Andiamo ad analizzare il resto dei numeri con una chiave comparativa con il passato.

Faccio l’autista, ma per lo più attendo

Un autista inizia mediamente a lavorare poco dopo le 6 del mattino (di media, perché il 46% in realtà parte prima di quest’ora) e termina intorno alle 17.30. Per essere più precisi, nel triennio precedente si iniziava un quarto d’ora prima e si terminava la giornata lavorativa 6 minuti dopo. Quindi, aveva un impegno di una ventina di minuti superiore. In ogni caso sempre sopra alle 11 ore. È un arco temporale straordinariamente lungo, sia se rapportato alla guida effettiva, che dovrebbe essere il “cuore” dell’attività di un autista, che era ridotta a 6,49 ore nel triennio scorso e oggi scivola a 5,50 ore. La distanza tra «guida» e «attesa» si riduce ormai a circa una mezzoretta.

Da 444 a 336 km: il crollo delle percorrenze medie giornaliere

Lo scorso triennio aveva un dato particolarmente positivo, riferito ai chilometri medi giornalieri, che erano 444, percorsi grazie a una velocità media passata di 61,18 km/h. Merito per lo più di una contingenza molto particolare, creatasi nell’anno 2022, quando, in un momento post pandemico, l’autotrasporto spinse clamorosamente sull’acceleratore perché per la prima volta la domanda di trasporti, rimbalzata dopo il covid, era superiore all’offerta, gravata per di più dalla fuga di tanti autisti dal settore (quelli di cui parla in questo numero Laura Broglio nella sua rubrica video) e dai tempi di consegna dei veicoli esageratamente allungati. Ma quei 444 km nel 2024 sono diventati una sorta di miraggio, visto che con un crollo verticale di produttività di ben il 24,3 % oggi la percorrenza media di un camion si ferma a 336 km. E la ragione è stata già anticipata: le code, i cantieri, i rallentamenti delle rete sono evidenti nella velocità media, scesa di quasi l’11% fino agli attuali 55 km/h.

Un terzo degli autisti sceglie il riposo ridotto per «rincorrere» le attese

Ma i condizionamenti più faticosi per la qualità del lavoro dell’autista derivano da altri numeri. Il primo è 36,49% e rappresenta la percentuale di coloro che, nella loro organizzazione lavorativa, osservano un riposo ridotto. In pratica, più di un terzo degli autisti malgrado abbia la possibilità di osservare nell’arco delle 24 ore un riposo regolare di 11 ore, si accontenta di quello ridotto per tre volte tra due riposi settimanali proprio perché deve rincorrere il tempo perso nel corso delle attese.

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Se l’attesa si «mangia» la pausa pranzo

Il secondo riguarda la percentuale di conducenti che, invece di pranzare in trattoria o in un’area di servizio (questi ultimi, ormai, sono meno del 5%), si porta il cibo da casa. I dati Federtrasporti raccolti nel 2010 contenevano questo numero al 19%. In un successivo rilevamento, effettuato nel 2018, la stessa percentuale era già salita oltre il 30%, mostrando un trend che tutto lascia presupporre che, al momento attuale, per ragioni essenzialmente economiche, abbia superato anche il 50%. Ma ancora più interessante è il fatto che almeno un autista su quattro, vale a dire il 25%, salta il pranzo o lo consuma mentre guida. E anche qui è evidente che l’attesa prolungata al carico/scarico finisce letteralmente per “mangiarsi” la pausa pranzo, che molti decidono di cancellare nel tentativo di correre alla ricerca del tempo perduto.

Paolo Moggi
Paolo Moggi
Responsabile qualità e sicurezza Gruppo Federtrasporti
Scrivete a Paolo Moggi: certificati@uominietrasporti.it

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