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Aree di sosta sicure secondo gli standard Ue: in Italia sono solo due

Ho una piccola azienda di autotrasporto e guido anche un mio camion. Dopo tanti anni la cosa che più mi stanca è trovare parcheggio...

Mobilità, il Pacchetto è servito

Con voto dello scorso 7 aprile, il Consiglio Europeo ha posto praticamente fine (l’approvazione attesa dal Parlamento UE è da ritenersi scontata) alla lunga...

Costi di riferimento: aspettando l’Antitrust

Sono anni ormai che si parla – e in qualche modo si attende – che il ministero dei Trasporti approvi i valori di riferimento dei costi di esercizio dell’autotrasporto. In tempi recenti, però, aveva capito che il processo di approvazione era iniziato, ma evidentemente non arriva mai a conclusione. Ma quale procedura deve seguire e soprattutto quali difficoltà deve affrontare tale processo?

La passione antieuropea dell’Austria per i divieti

Lavoro nel trasporto da tanto tempo. Abbastanza per ricordarmi che, anni addietro, l’Austria impose già dei divieti al nostro autotrasporto, dovendo poi subire una condanna da parte della Corte di Giustizia europea per aver violato i principi comunitari. Stavolta non si sta ripetendo la stessa cosa? E quindi non si potrebbe intraprendere la stessa iniziativa? Chi dovrebbe farlo, le imprese, il nostro governo o gli stessi organi europei?

Paga chi inquina? No, il più debole!

Premetto che ho due figli e ci tengo a lasciar loro un posto sano dove vivere. Ecco perché qualsiasi legislazione finalizzata a ripulire il pianeta mi trova favorevole, compresa quella che impone di ridurre lo zolfo nei carburanti usati nel trasporto marittimo. Non posso non notare, però, che, un po’ come accade nel mercato dei veicoli, acquistati dai vettori per rendere verde il volto dei committenti, anche qui chi paga sono i trasportatori, costretti a versare un quarto in più rispetto a oggi per imbarcare i propri mezzi sui traghetti. Come si spiega una tale ingiustizia?

Gli ITS al servizio della smart mobility

La connettività è una grande opportunità per risolvere problemi, ma al tempo stesso ne crea di nuovi. Penso in particolare all’indubbio vantaggio di acquistare merci in rete e poi alla evidente e progressiva richiesta di veicoli che, contro ogni criterio logistico, devono consegnare pacchi porta a porta. Se a tutto questo si aggiunge che in prospettiva le città diventeranno sempre più grandi e popolate, viene fuori uno scenario complesso. Che tipo di ausilio e rispetto a quali momenti è possibile ottenere un aiuto dai moderni sistemi di trasporto intelligente?

L’ART torna a chiedere i contributi 2019: COSA FARE?

Ho ricevuto una lettera dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti che mi richiede di pagare il contributo per l’anno 2019, senza peraltro avermi inviato in precedenza una richiesta di acconto. Come mi consiglia di comportarsi, versare il contributo o attendere eventuali sviluppi della vicenda?

Dove eravamo rimasti?

Il tempo passa e con lui se ne vanno anche i governi. Ma è veramente necessario che ogni qualvolta ci sia un cambio dell’esecutivo bisogna ricominciare tutto daccapo? Tra le richieste croniche dell’autotrasporto, cioè, non ce ne sono alcune che potrebbero essere affrontate in tempi brevi, anche sfruttando la precedente esperienza dell’amministrazione?

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