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La tesi di Laura

Ripulire l’autotrasporto. Non soltanto dalle emissioni

La transizione è utile per chi mira a pulire l’ambiente. Ma qui si tratta anche di eliminare da un settore tanti strati di sporco. Quelli costituiti da richieste “fuori dal tempo” della committenza, da mancanza di pianificazione, da carenza di infrastrutture in cui ricaricare autisti stanchi e da tante altre carenze da sottoporre a metamorfosi

Autisti: il difficile rapporto tra generazioni

Si rovescia tanta pioggia contro il parabrezza. Ma si rovesciano anche tanti insulti ogni qual volta parlo di questo settore. Giudizi violenti provenienti da chi ha iniziato tempo fa a fare questo lavoro e ora è convinto che chi sale oggi su un camion non potrà mai fare abbastanza. Da dove proviene tanta rabbia? Dove nasce il bisogno di dare addosso a qualcuno soltanto perché non ha mai usato un Fuller? Ma soprattutto, quanto potrebbe essere migliore l’autotrasporto se autisti con esperienze diverse stabilissero una relazione migliore?

Laura nel paese dell’autotrasporto

L’autotrasporto, agli occhi di chi lo guarda per la prima volta, è una sorta di universo fantasy, in cui tutto ciò che accade non ha logica e dove anche le regole vengono violate senza curarsi delle conseguenze. Ma cosa accadrebbe se ognuno si sentisse parte della stessa filiera e giocasse, come un attore in un film, la propria parte fino in fondo? La tesi di questo mese risponde in modo secco: «Diventerebbe il paese delle meraviglie!»

Il camion perfetto? Un’umana illusione

L’azienda lo usa per generare fatturato, il produttore-committente lo vede come un mezzo per muovere le proprie merci, l’autista lo considera un compagno con cui condividere tratti di strada. Ognuno, quindi, cerca nel camion qualcosa di diverso. E tante diversità non vanno d’accordo con l’universalità

Se l’umanità non trova parcheggio

Scivolavo nel buio profondo di una (ormai distante) notte estiva di tanti anni fa, quando scendevo gli Appennini passando per Roncobilaccio. La «vecchia», come...

L’età dell’innocenza

«Mamma?». «Dimmi Alberto», rispondo nel sonno (o almeno credo). «Dov’è papà?». «Sta partendo per andare a lavorare», rispondo in modalità automatica. Quindi, mi giro...

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