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10 domande a… Alessandro Pisano

CARTA DI IDENTITÀ NomeAlessandro CognomePisano Età52Stato civileSposatoPunto di partenzaVareseAnzianità di Servizio33 anniSettore di attivitàProdotti chimici Autista o padroncino? Sono padroncino e socio del...

Fuori dal tunnel

È arrivato puntuale come ogni anno il caldo. E come ogni anno sui telegiornali si snocciolano i consigli più banali su come meglio affrontare la calura estiva. A parte le precauzioni di buon senso, i datori di lavoro devono adeguare i ritmi lavorativi al clima? Luciano S._Mestre

Le principali aziende familiari del trasporto. Generazioni al volante

Per capire il peso che hanno le famiglie imprenditoriali italiane nella logistica e nell’autotrasporto nazionali, basta scorrere la classifica per fatturato pubblicata ogni anno...

Fabio Quarato (Bocconi): «Il passaggio generazionale comincia dall’età scolare»

«È necessario premettere che nel nostro Osservatorio monitoriamo le aziende sopra i 20 milioni di euro. Quindi siamo un po’ distanti dalla figura del...

Il mancato ricambio generazionale visto da una realtà aggregativa

Un passaggio generazionale che non va in porto determina la chiusura di un’azienda. Se poi questa azienda è socia di un consorzio o di...

Il passaggio generazionale nell’autotrasporto: speciale monografico di UeT

È in distribuzione in questi giorni, e già consultabile online su www.uominietrasporti.it, il numero di novembre di Uomini e Trasporti, un numero monografico di...

Il difficile subentro: solo il 20-25% delle aziende passa la mano alla seconda generazione

Uno studio dell’Osservatorio AUB sulle imprese italiane con oltre 20 milioni di fatturato ha rilevato che per il 65% sono a struttura familiare e nelle PMI le percentuali (discordanti) salgono di molto. Il 62% dei leader familiari desidera lasciare l’azienda ai figli, ma solo il 18% si prepara al passaggio. E l’autotrasporto non si discosta molto dal quadro nazionale

EDITORIALE | I giovani sono fannulloni? E mo’ basta!

C’è una generazione di mezzo, figlia di quella uscita dalla guerra, che ha elevato il lavoro a sacrificio. Ma sapeva di andare incontro a un destino di progresso, in cui pensione e altri pezzi di Stato sociale erano quanto si otteneva in cambio di quel sacrificio. Oggi – ripete spesso questa generazione – «i giovani non hanno voglia di concedere il proprio tempo privato alle invasioni del lavoro». E forse è veramente così. Ma, d’altra parte, a questi giovani cosa si prospetta in cambio? Di certo non una pensione, non un pianeta pulito, non una retribuzione adeguata ai loro studi

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