Sono tutti favorevoli. Non solo per l’accorciamento dei tempi di transito, ma anche per i costi eccessivi e per la difficoltà di combinare i viaggi con gli orari dei traghetti. Penalizzati soprattutto l’ortofrutta che deve arrivare presto sui mercati e l’ADR per gli obblighi di sicurezza
«A ciascuno il suo». Sembra questa la legge in vigore nel trasporto di prodotti chimici, dove una parte considerevole degli impianti utilizza per connettere le autocisterne ai serbatoi di scarico i raccordi più disparati. Così, spesso, soprattutto nelle aziende meno strutturate, diventa onere dell’autista realizzare una linea di travaso in modo quasi estemporaneo, con tutti i rischi che ne conseguono. Ma non sarebbe opportuno, come accade in altri paesi, standardizzare i raccordi a beneficio di una movimentazione sicura?
Anche nel trasporto di scarti di lavorazione industriale ci sono aree «grigie» di lavoro, dove la sicurezza traballa e il rischio di incidenti diventa elevato. A pagarne le conseguenze, non solo in termini di sanzioni, ma anche di responsabilità, sono sempre gli autisti. Per le acciaierie sarebbe sufficiente dotarsi di linee vita. È chiedere troppo?
Da diversi anni ormai chi possiede un veicolo a gasolio si trova ad avere un'accortezza in più: rabboccare l'AdBlue, cioè l'additivo che serve a «pulire» i moderni motori diesel dalle emissioni di azoto il cui prezzo ha raggiunto picchi elevati come mai prima d'ora, in maggior parte a causa dell'aumento del prezzo del gas naturale. Un costo che però in molti cercano di aggirare attraverso l'utilizzo di stratagemmi illegali, come ad esempio gli emulatori: congegni elettronici che ingannano la centralina del mezzo rispetto alla reale presenza di AdBlue nel serbatoio. Ma a quale risparmio punta chi installa questi dispositivi? A quali sanzioni si espone? È possibile scoprire chi manomette il sistema AdBlue? Ne parliamo in questo episodio della serie «4 minuti di...»
Più volte abbiamo affrontato il tema di come le inefficienze dell’autotrasporto e della logistica nazionale dipendano in buona parte dalle lungaggini al carico e allo scarico delle merci, che costringono mezzi e autisti a restare fermi in attesa per ore ed ore. Ugualmente frenanti sul settore, però, sono anche le disfunzioni prodotte dai deficit del nostro sistema infrastrutturale, come ad esempio i cantieri eterni e diffusi lungo la rete autostradale, che rallentano i flussi costringendo a viaggiare su ritmi altamente improduttivi. A che ritmo esattamente? Districò, il database di Federtrasporti, l’ha calcolato in una media di appena 33 km/h. Una velocità più congeniale a una lumaca che a un mezzo pesante…