Ha provato a fermarlo, perché aveva capito l’orrore che il suo sequestratore voleva provocare. Si è battuto, ma non ce l’ha fatta. L’autopsia sul cadavere martoriato di Lukasz Urban, l’autotrasportatore polacco prima vittima dell’attentato di Berlino, conferma le impressioni dei poliziotti che avevano estratto il suo corpo insanguinato e devastato dalla cabina del mezzo. Sul cadavere dello sventurato autista 37enne non c’erano infatti solo colpi di arma da fuoco, ma anche segni di coltello e di lotta: significa che prima di essere ucciso Lukasz si è battuto disperatamente, cercando di salvare, insieme alla sua vita, quelle degli innocenti berlinesi usciti per il mercatino di Natale che, di lì a poco, sarebbero stati investiti dalla follia omicida del terrorista. Una lotta vana, che però non può offuscare il coraggio e il sacrificio del conducente polacco.
Del resto, in tutta la vicenda appare chiara, fin dall’inizio, l’ineluttabilità del destino crudele. Urban comincia il suo viaggio di morte venerdì mattina da Milano, nella periferia verso Cinisello Balsamo. Porta nel suo rimorchio un carico di acciaio della Thyssenkrupp e macchinari della Omm, una ditta di lavapavimenti. In poche ore arriva, nel pomeriggio, al Brennero: cerca di spicciarsi perché vuole giungere entro giovedì a Reznowo (Polonia) per comprare i regali di Natale a sua moglie e a sua figlia. A Berlino approda lunedì mattina alle 7, ma qui deve aspettare 24 ore per scaricare i laminati. Un ritardo che sarà fatale. È in quel momento infatti che il destino si accanisce su di lui: il terrorista lo vede, lo sceglie perché il suo Tir carico è una pistola di 40 tonnellate puntata alla tempia dei cittadini di Berlino. Alle due di pomeriggio l’ultima foto mentre mangia kebab. Poi chiama la moglie, ma quando questa lo richiama, intorno alle quattro, lui non risponde. Il suo camion fa manovre atipiche, si sposta avanti e indietro, sta fermo acceso per molti minuti. È il folle che si sta facendo spiegare come si guida un veicolo pesante? Forse. O forse la colluttazione c’è già stata, Lukasz ha lottato disperatamente e purtroppo ha già perso e il killer sta solo provando la sua arma di distruzione di massa. O ancora: il camionista è vivo, sta cercando di rimanere lucido e collaborativo per poter sorprendere e neutralizzare l’omicida. E le ultime ipotesi, secondo la Bild, propendono proprio per questa versione, secondo cui l’autista sarebbe stato ancora vivo quando il tir ha investito la folla tra le bancarelle del mercatino di Natale, tentando fino all’ultimo di deviare il mezzo. Ma alla fine poco importa il momento in cui il nostro eroe soccombe. Poco dopo il camion si infila nella Kantstrasse: a 10 km lo aspetta la nera signora con la falce e il resto è tragedia.
Berlino: il camionista polacco aveva cercato di fermare il terrorista
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