In questa newsletter ci occupiamo di uova e dimensioni aziendali. Cosa c’entrano con l’autotrasporto? È presto detto.
Si sa che dal 2022 al 2024 le uova negli Stati Uniti hanno visto schizzare il loro prezzo del 157% a causa sostanzialmente dell’inflazione e dei maggiori costi di produzione (oggi, poi, ci si è messa pure l’avaria). E nel percepito degli americani conta più questo dato che non quelli macroeconomici riferiti a PIL, produzione industriale e indici di borsa, tutti in crescita. Per Donald Trump è stata una manna dal cielo, tant’è che l’ha eletto a suo argomento principe nella vittoriosa campagna presidenziale. Ma chi di inflazione ferisce, poi non ne vuol perire. E siccome il prezzo del petrolio condiziona direttamente l’inflazione – è stato quantificato che un incremento del 10% del primo, fa lievitare dello 0,2-0,4% la seconda – subito ha messo nel mirino l’Arabia Saudita, in quanto produttore di questa fondamentale materia prima.
L’occasione, tutt’altro che diretta, l’hanno offerta le trattative di pace per l’Ucraina: facendole svolgere a Ryad, gli Usa hanno trasformato il capo del governo dell’Arabia, Mohammad bin Salman, da mandante di un omicidio (la stessa Cia lo accusa di essere stato tale nella vicenda Khashoggi) a campione di diplomazia, ma inaspettatamente anche di logistica. L’aspetto diplomatico va da sé, quello logistico è da spiegare. Anche qui gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse a isolare la Cina, allontanandola da possibili alleati. Così se gli odiati cinesi mirano a costruire la Nuova via della Seta, gli Usa scommettono su un corridoio che parte dall’India e arriva nel Pireo, in Grecia, trovando le nervature infrastrutturali e finanziarie essenziali nella penisola arabica, che cerca proprio nella logistica un’alternativa di lungo periodo a un’economia basata soltanto sul petrolio. Per Trump qui l’impegno principale è stato di allontanare l’Arabia Saudita dalla Cina e avvicinarla a Israele, interessata a trovare alleati con cui rendere maggiormente florida e sicura l’area commerciale tra Golfo e Medioriente e a valorizzare il porto di Haifa. La cosa sulla carta funziona, perché saltando Suez, questo corridoio promette di essere più veloce del 40% rispetto alla via della Seta e di costare il 30% in meno.
Cosa c’entra tutto questo con l’autotrasporto? La risposta sta nel prezzo pagato dall’Arabia Saudita per incassare questo pacchetto diplomatico-logistico: l’aumento della produzione di petrolio da qui al settembre 2026, portandosi dietro altri otto paesi dell’Opec+. È così che il prezzo del petrolio è diminuito in un anno passando da 84 a 58 dollari, che l’inflazione americana si placa e che il prezzo dei derivati del petrolio si contiene: lo scorso mese avevamo quantificato la riduzione del prezzo del gasolio extra-rete in 2,2%, stavolta è addirittura del 4,7%. E per questo, tutti i trasportatori che ancora si muovono tramite motori endotermici ringraziano.
Il contratto di rete, l’altra faccia delle acquisizioni
La dimensione aziendale sta subendo un processo di crescita analogo a quello del prezzo delle uova. Qui la spinta, generata dalla necessità di competere su mercati sempre più allargati, proviene essenzialmente dalle acquisizioni. Pensate che soltanto in Italia nel 2024 sono state concluse 1.365 operazioni di M&A (cioè fusioni e acquisizioni) con un trend di aumento del 13% sul 2023 e un volume aggregato mai raggiunto di 63,9 miliardi di euro (report EY M&A Barometer). Autotrasporto e logistica, in realtà, in questo mondo non entrano tanto, ma si attrezzano in modo parallelo. Vale a dire che per crescere o, meglio, per accrescere le proprie dimensioni si affidano ai contratti di rete. Altrimenti come si riuscirebbe a giustificare il dato che vuole questa forma aggregativa schizzata negli ultimi anni del 150%? Sperando che superi l’esame del tempo…
Ma si può interpretare come funzionale alla crescita anche un altro dato, quello che quantifica in un 38% le aziende di logistica italiane che hanno implementato soluzioni di automazione. Prova ne sia che se le si chiede una giustificazione al riguardo, spiegano che in questo modo vogliono accrescere la propria redditività ed efficienza. Insomma, non si uniscono ad altri, ma trovano nella tecnologia un valido alleato. E questo fa per quello…