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Salvini blocca il decreto salva-autovelox

Secondo il MIT sono necessari «ulteriori approfondimenti». Il decreto avrebbe introdotto l’omologazione in sanatoria di tutti gli apparecchi rilevatori di velocità approvati dopo il 2017, con lo spegnimento di quelli antecedenti a quella data in attesa della loro omologazione integrativa

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«Servono ulteriori approfondimenti». Con questo laconico messaggio il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vicepremier, Matteo Salvini, ha bloccato il decreto che avrebbe dovuto regolamentare l’uso degli autovelox, risolvendo l’ormai nota questione della differenza tra approvazione ed omologazione dei dispositivi di rilevamento della velocità. Lo schema di decreto era già in fase di trasmissione a Bruxelles.

I motivi della sospensione

Le motivazioni alla base della decisione del ministro sarebbero due, una legislativa e l’altra politica.

Innanzitutto per la “parificazione” delle due procedure di approvazione/omologazione andrebbe modificato il Codice della Strada, che è una legge. Ma una legge non può essere cambiata da un provvedimento gerarchicamente inferiore come un decreto ministeriale, che è semplicemente un atto amministrativo.

Seconda ragione sarebbe l’intento di evitare abusi nell’impiego dei dispositivi da parte delle Amministrazioni locali per fare “finanza creativa”. L’autovelox ha infatti lo scopo di garantire la sicurezza stradale e deve perciò rispondere pienamente agli obiettivi di prevenzione degli incidenti, senza trasformarsi in uno strumento per “fare cassa”.

Cosa prevede il decreto bloccato

Il decreto sospeso stabilisce che dal prossimo luglio tutti i dispositivi approvati dall’agosto 2017 in poi siano da ritenersi omologati automaticamente. In questo modo sarebbe stata fermata la valanga dei ricorsi contro le multe causati dalla famosa sentenza del 18 aprile 2024 della Corte di Cassazione che aveva stabilito che le multe per eccesso di velocità non erano valide se il dispositivo di rilevamento non era omologato.

Più nello specifico, il decreto è composto da 7 articoli e da un lungo allegato tecnico contenente caratteristiche, requisiti e procedure di omologazione, taratura e verifica di funzionalità dei dispositivi e sistemi per l’accertamento delle violazioni dei limiti massimi di velocità, ai sensi dell’art. 142 del Codice della strada. La principale novità si trova nell’art. 6 (disposizioni transitorie), dove si specifica che “i dispositivi o i sistemi approvati … essendo conformi alle disposizioni dell’allegato tecnico, sono da ritenersi omologati d’ufficioTutti gli altri dovranno seguire una procedura tassativa con la disattivazione fino al completamento delle stesse, che prevedono che il titolare dell’approvazione di un dispositivo o sistema approvato prima dell’entrata in vigore del decreto possa richiedere l’omologazione integrando la documentazione, presentata in occasione dell’approvazione, entro il termine di sei mesi dall’entrata in vigore del decreto“.

Il problema dei “vecchi” autovelox

In sostanza questi ultimi dispositivi da regolarizzare sarebbero in sostanza quelli antecedenti ad agosto 2017 che, in attesa dell’omologazione, andrebbero spenti. Ma va sottolineato che la maggior parte degli autovelox operativi, compresi i Tutor 1.0 e 2.0 sulle autostrade, è stata installata prima dell’agosto 2017, data di entrata in vigore del decreto ministeriale 282, individuato appunto come spartiacque per l’omologazione d’ufficio delle apparecchiature. Si verrebbe perciò a creare una disattivazione massiccia a macchia di leopardo, con una prevedibile confusione sul funzionamento o meno delle apparecchiature nelle varie aree coperte.

Non vanno poi dimenticate altre misure previste dal decreto che potrebbero rendere lunga e complicata la soluzione della questione. Ad esempio nel decreto è stabilito l’obbligo di installare i dispositivi esclusivamente in aree ad alta incidentalità, individuate attraverso dati certificati, nonché la previsione di distanze minime obbligatorie tra un dispositivo e l’altro, con l’uso di segnaletica ben visibile per ogni apparecchio installato. Infine il provvedimento in stand by prevede pure l’introduzione di criteri più severi per l’omologazione delle apparecchiature, da effettuare sotto la supervisione diretta del MIT, con l’intento di uniformare i criteri di controllo della velocità su tutto il territorio nazionale.

Cosa succede ora

Al momento è incerta la strada che verrà seguita dal Governo per sbrogliare la matassa legislativa. Il testo potrebbe ad esempio essere ritirato e il tavolo tecnico riconvocato, senza contare che l’omologazione d’ufficio dei modelli post 2017 potrebbe essere oggetto di contestazioni anche giudiziali.

Nel frattempo è plausibile che gli enti locali continuino ad usare apparecchi non omologati e che i conducenti multatiproseguano ad impugnare le sanzioni elevate dagli autovelox. Anzi il blocco del decreto potrebbe portare in questo senso ad un’accelerazione delle cause nelle more della soluzione legale.

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