Una sanzione di 866 euro, condita con una decurtazione di 10 punti dalla patente e con la sospensione fino a tre mesi dello stesso documento. È questa la punizione inflitta a un autista bulgaro fermato dalla polizia locale di Bari mentre era impegnato in un trasporto internazionale. Una pena esemplare, come molti ricorderanno, visto che il 1° marzo scadeva l’obbligo di aggiornare il tachigrafo di prima generazione con quelli di seconda per le aziende di autotrasporto impegnate in trasporti internazionali con veicoli oltre le 3,5 ton.
In realtà, l’obbligo scadeva già alla fine dell’anno scorso, ma è stata concessa – prima dalla Commissione e quindi dal nostro ministero dell’Interno tramite circolare 38985 del 27 dicembre 2024 – l’inapplicabilità delle sanzioni fino al 1° marzo 2025. Quindi, il fatto che proprio il 2 marzo qualche autista impegnato in trasporti internazionali sia stato multato, chiarisce la volontà esplicita di dare attuazione al primo retrofit nella storia del tachigrafo.
Ma come dicevamo, è tutto sommato una punizione minima. Non rispetto alla sua entità, ma rispetto ai minimi e ai massimi previsti dalla normativa. La sanzione per mancato retrofit – diciamo così – parte dagli 866 euro e sale fino ai 3.464. Quindi, in questo caso la multa si è fermata al primo scalino possibile.
Ricordiamo però che l’operazione retrofit non finisce qui. Perché i veicoli di peso superiore a 3,5 ton, immatricolati a partire dal 21 agosto 2023, sempre utilizzati per trasporti internazionali, hanno tempo per provvedere all’aggiornamento fino al 18 agosto 2025, mentre quelli di peso compreso tra 2,5 e le 3,5 tonnellate possono procrastinarlo fino al 1° luglio 2026.