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Hvo, Neste: margini in calo. Al via un piano da 600 licenziamenti 

Crollano i margini per il gigante finlandese dei biocarburanti che da poco aveva annunciato anche l’apertura di alcune sedi in Italia. I risultati del quarto trimestre hanno mostrato un netto peggioramento delle prospettive nel settore delle rinnovabili che ha portato a un piano di risanamento molto severo. Anche altri competitor stanno rivedendo le strategie sui biocarburanti. Sarà cambiato il clima in Europa?

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Neste, produttore finlandese di Hvo che da poco aveva annunciato l’apertura di nuove sedi in Italia, ha avviato un piano di risanamento dei conti che prevede fino a 600 licenziamenti. L’intervento è dovuto ai risultati del quarto trimestre che hanno evidenziato un netto peggioramento nel settore delle energie rinnovabili. Le prospettive a medio termine risultano difficili per il mercato secondo il produttore finlandese che invece rimane fiducioso sul lungo termine. 

Il clima, anche a causa del risultato delle elezioni americane e il ravvedimento dell’Ue sul Green Deal, appare moderatamente cambiato rispetto alla questione ambientale e quindi anche riguardo all’uso dei biocarburanti. Infatti, anche altri competitor come Shell e TotalEnergies hanno rivisto o stanno rivedendo le proprie politiche in tema di biocarburanti. 

Un piano severo

Il Ceo Heikki Malinen ha detto che “Le prestazioni finanziarie non sono in alcun modo soddisfacenti” e ha avviato un cambio di rotta che possa garantire “maggiore competitività sui costi nei carburanti rinnovabili, oltre a migliorare le performance finanziarie di Neste”.   

Scendono i margini

Secondo le dichiarazioni di Neste il margine di vendita dei prodotti rinnovabili è sceso a 242 dollari per tonnellata nel quarto trimestre, rispetto agli 813 dollari per tonnellata dell’anno precedente.  

Analogamente, il margine di vendita dei prodotti rinnovabili per l’intero anno è diminuito a 377 dollari per tonnellata, rispetto agli 863 dollari per tonnellata dell’anno precedente. L’azienda ha attribuito la riduzione dei margini all’ingresso di nuovi concorrenti, all’aumento della capacità produttiva e all’indebolimento del prezzo del diesel fossile

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