Il Natale è retrocesso anche in Italia. Nel senso che la stagione degli acquisti per le festività, ormai da qualche anno, pure nel nostro paese inizia con il Black Friday, operazione di marketing in grande stile che sul calendario coincide con il giorno successivo a quello del Ringraziamento. Quest’anno corrispondeva al 29 novembre, anche se molti negozi e piattaforme on line hanno iniziato a proporre sconti già nelle settimane precedenti. Di conseguenza, da metà novembre fino alla fine dell’anno, la filiera logistica viene sottoposta a fortissime tensioni, indotte innanzi tutto dal volume di merci da mettere in movimento che arriva quasi a raddoppiare in un arco temporale ridotto e da una serie di azioni con cui si cerca di affrontare questa improvvisa accelerazione.
Di fatto le tante merci da muovere hanno dietro una duplice domanda, espressa sia dalla rete, sia dai negozi e, quindi, costringe a duplicare i canali di distribuzione e a spendere di più. Incrociando i dati raccolti da diverse piattaforme e da vari corrieri è stato calcolato che un vettore in media sopporta per una spedizione di un pacco a un domicilio privato un costo fino a 10-15 volte superiore rispetto a quello di un pallet spedito in un negozio. In più, oltre agli extra-costi logistici bisogna mettere in conto gli oneri della congestione, perché, quando un vettore raggiunge la propria capacità di movimentazione, le tempistiche si allungano e i costi si dilatano. Cosa quanto mai probabile, visto che in due mesi si genera un volume di fatturato che solitamente viene messo insieme in più di un semestre, ma con il rischio – appunto – di vedere erodere la redditività a causa di tanti fattori. Il primo è di sistema, nel senso che il Black Friday atterra sulla Terra in un momento in cui comunque la vita procede normalmente e quindi si sovrappone ad altre esigenze di trasporto esistenti. Molto banalmente, pensate a quante tipologie di frutta e verdura fresca (agrumi di tutti i tipi, kiwi, cavolfiori, broccoli, cicoria, radicchio, spinaci e tanto altro) vengono raccolti nei mesi invernali e che poi si ha tutta la premura di distribuire non soltanto perché sono soggette a deperimento, ma anche perché esiste una domanda specifica, prodotta proprio dal periodo delle festività. Quindi, andare a soddisfare richieste di traporto coincidenti non è agevole. E chi ci riesce tratta giustamente un ritocco in alto della tariffa di trasporto. Anche se non è detto che un tale aumento sia sufficiente a compensare i tanti incrementi di costo.
Tra questi, lungo la filiera, vanno inclusi anche quelli relativi a magazzini e a personale. Perché il più delle volte nelle settimane precedenti il boom degli acquisti ci si prepara stipando montagne di scorte da tirare fuori nel momento in cui si scatenano gli acquisti. Spesso è un processo che parte addirittura in agosto. Ma per riuscire poi a reagire, e a mettere in movimento in pochi giorni tutto quanto accumulato servono tante braccia. Non a caso tutti i grandi corrieri e le principali organizzazioni logistiche durante il periodo natalizio assumono a tale scopo migliaia e migliaia di lavoratori stagionali.
E non è finita, perché quando le feste finiscono inizia il periodo dei resi, che hanno un peso assolutamente imponente: negli Stati Uniti il 30% di quanto acquistato viene restituito al mittente, a fronte di un 9% degli acquisti in negozio. In Europa, secondo If Returns, ci si ferma al 20%, ma incide comunque sui costi logistici per circa 8-12 euro al pezzo. Perché una volta riconsegnato (per legge entro 14 giorni, ma spesso si va molto oltre), il prodotto reso va esaminato, igienizzato, reimpacchettato e, alla fine, rivenduto a un prezzo che rimane analogo a quello iniziale soltanto nel 55% dei casi.
I conti di Geotab per l’Italia
Tutto ciò premesso, andiamo ora a quantificare il boom di acquisti e le sue conseguenze. Partiamo dall’Italia, dove i dati più interessanti li fornisce Geotab, azienda leader dell’Iot e dei veicoli connessi, che ha riscontrato un incremento del 10,2% dei consumi di carburante per singolo viaggio già nelle due settimane precedenti il Black Friday. La ragione di questo aumento dei consumi – e quindi delle emissioni di CO2 – deriva anche dalla tipologia delle spedizioni. Perché a fronte di una crescita complessiva dei viaggi del 9,3% già nella terza settimana di novembre e di oltre il 13% nella quarta, Geotab riscontra come le singole corse dei veicoli commerciali diventino più corte, sia per durata che per distanza. Più precisamente nella settimana iniziata il 17, in quella del 24 e in quella del 30 le tempistiche sono diminuite rispettivamente del 2,9, del 4,6 e del 3%. I chilometri per singola corsa, invece, sono diminuiti nei tre periodi analizzati del 5, dell’8,2 e del 4,8%. E tale accorciamento delle tratte – spiegano in Geotab – è indicatore della maggiore capillarità dell’attività di consegna, in risposta all’esponenziale aumento degli acquisti: un incremento negli utenti che acquistano in un dato periodo è infatti direttamente collegato a una maggiore concentrazione dei destinatari delle consegne stesse all’interno di una data area geografica. Segno evidente – commenta il Country Manager per l’Italia, Franco Viganò – di una «intensa pressione che il settore della consegna dell’ultimo miglio vive a ridosso del Black Friday e, più in generale, delle festività natalizie», momenti in cui «le flotte sono spinte al limite delle proprie possibilità e le organizzazioni sono chiamate a bilanciare le esigenze di business con i costi economici e ambientali della propria gestione operativa». Fenomeni aggirabili, secondo Viganò, sfruttando «la tecnologia non solo per soddisfare la domanda, ma anche per anticiparla».
Quantificare già oggi il numero di pacchi consegnati durante la fase del Black Friday 2024 non è ancora possibile, ma ci si può fare un’idea tramite i dati del 2023, quando soltanto nella settimana precedente la ricorrenza vennero spediti più di 65 milioni di pacchi con volumi di spedizione cresciuti di più (del 61%) in cinque anni rispetto al fatturato medio per singolo pacco (+53%), attestato ora a 6,15 euro, anche perché sottoposto a una cura dimagrante che, a colpi di e-commerce, contiene il 70% dei pacchi in un peso inferiore ai 2 kg.
Le spedizioni tedesche e britanniche
Il dato italiano è in linea con quello dei principali paesi europei, che nel complesso arrivano a gestire nelle festività la spedizione di 6,2 miliardi di pacchi. Un pesante contributo a questi numeri arriva da Germania e Regno Unito. Nel primo paese, DHL dichiara che, nel periodo del Black Friday, gestisce ogni giorno 11 milioni di pacchi, quasi il doppio rispetto ai 6,3 milioni che muove solitamente. E per far fronte a una tale impennata è costretta a incrementare la propria forza lavoro con 10 mila dipendenti stagionali.
Il Regno Unito spedisce ancora di più, arrivando a superare ampiamente i 15 milioni di pacchi giornalieri e toccando punte complessive che arrivano al miliardo di pacchi complessivi calcolando tutti quelli spediti da Halloween a Natale.
Negli USA 85 milioni di pacchi giornalieri
Questi numeri, apparentemente da capogiro, si ridimensionano se li si confronta con quelli del paese in cui tutto ha avuto origine. Negli Stati Uniti, infatti, i pacchi giornalieri movimentati sono mediamente 85 milioni, hanno alle spalle acquisti che in totale, stando ai conti della National Retail Federation, ammontano a una cifra tra i 979,5 e i 989 milioni di dollari e nel complesso se ne fanno carico più di un milione e mezzo di autisti.