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Gizzi (Albo gestori ambientali): «Così scardiniamo i pregiudizi»

Comunicazione, formazione, controlli e digitalizzazione contro l’irregolarità diffusa nel trasporto dei rifiuti. La crescita delle aziende iscritte negli elenchi dell’Albo conferma la strategia del presidente del Comitato Nazionale dell’Albo gestori ambientali, Daniele Gizzi in un momento cruciale per il settore: l’avvio del RENTRI, il registro per la tracciabilità. “Un sistema che nasce per acquisire i dati – dice Gizzi – e per scardinare i pregiudizi”

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La crescita delle aziende iscritte all’Albo gestori ambientali (leggi l’articolo sui numeri qui) è frutto di una strategia precisa che il Presidente del Comitato Nazionale, Daniele Gizzi, racconta in questa intervista.  

Le aziende iscritte all’Albo gestori ambientali aumentano. Che cosa significa?

Quando sono arrivato all’Albo nel 2021 ho trovato un’eccellenza della pubblica amministrazione che però comunicava poco all’esterno. Abbiamo fatto un grande lavoro di digitalizzazione per cui oggi le imprese iscritte ottengono risposte in tempo reale. Il nostro sito ha quadruplicato gli accessi, abbiamo avviato la formazione e ampliato i controlli. Insomma, oggi chi fa trasporto o tratta i rifiuti in qualche modo deve iscriversi all’Albo. Abbiamo circa 170mila aziende. Sono tutte? Ancora no, ma l’aumento delle iscrizioni ci dice che stiamo andando nella giusta direzione. 

Ovvero?

Come le dicevo, abbiamo lavorato su tre pilatri: comunicazione, formazione e controlli. In particolare, abbiamo sviluppato un’App ad uso delle forze dell’ordine che permette, solo inquadrando la targa, di sapere se il veicolo e quindi l’azienda è in regola con l’iscrizione all’Albo. Questo ha significato più controlli. Ho girato l’Italia per coinvolgere il maggior numero di forze dell’ordine, sottoscrivendo protocolli, l’ultimo la scorsa settimana con l’UPI e la Camera di Commercio di Firenze che copre tutta la Toscana. Siamo passati dagli 8.000 accessi delle forze dell’ordine nel 2020 agli oltre 80.000 dell’ultimo anno.  

Quindi più controlli per scovare chi non si iscrive, per identificare una certa irregolarità diffusa nel settore?

Certo, nonostante l’App e i controlli, scovare i non iscritti non è facile. Se consideriamo le categorie iscritte per area geografica. Nella categoria trasporto urbano di rifiuti possiamo vedere che Milano ha la maggior parte di iscritti, ma noi sappiamo per esempio che Roma ne avrebbe di più stando alla Camera di commercio, ma presenta quasi un terzo delle iscrizioni. 

Quindi sono aziende iscritte alla camera di commercio e non all’Albo…

Esattamente. Qui dentro ci sono tutte le piccole e medie imprese che trasportano i propri rifiuti professionali, dalle ditte edili che escono con i sacchetti di calcinacci dalla casa appena ristrutturata ai giardinieri che hanno lavorato in un giardino, agli elettricisti che sono andati a smontare lo split dell’aria condizionata o la caldaia. Come è possibile questa differenza tra Roma e Milano quando la Camera di Commercio di Roma e di Milano hanno più o meno lo stesso numero?

L’entrata in vigore del RENTRI può aiutare? 

Innanzitutto, devo fare una premessa, il registro elettronico nazionale tracciabilità dei rifiuti è gestito direttamente dal ministero dell’Ambiente con il supporto tecnico operativo dell’Albo gestori ambientali. Nel 2020 il ministero ha assegnato all’albo il compito avviare una sperimentazione prototipale. Con un approccio nuovo abbiamo costruito il registro insieme agli stakeholders. Com’è andata? La sperimentazione, terminata nel 2023, è durata circa due anni con circa 3000 soggetti che hanno interagito con il prototipo e circa 400.000 movimentazioni sui registri. Anche il decreto 59 del 2023 che istituisce il RENTRI è arrivato con il coinvolgimento delle associazioni, mentre la strategia nazionale per l’economia circolare, approvata con un decreto del Ministro Cingolani nel 2022, ha fatto sì che l’Italia prendesse la seconda tranche dei fondi del PNRR pari a 45 miliardi. Quindi di fatto il RENTRI è diventato un impegno preciso che l’Italia ha preso con l’Europa. Il ministero ci ha affidato un altro compito, ovvero quello di avviare corsi di formazione istituzionali gratuiti che abbiamo organizzato su tutto il territorio nazionale con oltre 60 eventi per 150 ore complessive. 

Nel 2026 quando il sistema sarà a regime avremo rifiuti tracciati su tutto il territorio nazionale?

Certamente sì, ma non in tempo reale. Abbiamo chiesto alle aziende di aggiornare i dati ogni 30 giorni. Stiamo digitalizzando e raccogliendo dati, farlo in tempo reale non è ancora possibile per la quantità impressionante di operazioni giornaliere. Il RENTRI è un sistema snello, con costi bassi, che non richiede black box o altro. Nonostante questo, ora che è alle porte, c’è ancora molta resistenza da parte delle imprese. Noi cerchiamo di scioglierla e di far superare i pregiudizi per avere un sistema più trasparente ed efficiente. 

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