Affidare tutte le consegne cittadine nell’arco di due anni esclusivamente a veicoli elettrici e, sempre entro il 2026, internalizzare, vale a dire assumere direttamente in azienda, una «rilevante quota degli oltre 9.000 operatori di magazzino» che oggi lavorano alle dipendenze di fornitori esterni. Sfefania Pezzetti, CEO di BRT, sceglie una cattedra accademica per chiarire i passi decisivi del processo di sostenibilità ambientale e sociale che sta imprimendo all’azienda. Così, tenendo una lezione agli studenti del corso di Diritto della navigazione e dei trasporti tenuto dalla professoressa Anna Masutti presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna, ha spiegato il processo di transizione in atto, che investe tecnologia ed economia, ma impatta in modo diretto sull’universo logistico. E dare corso a una tale trasformazione, declinandola all’interno di una realtà rilevante come BRT, che fattura due miliardi di euro, fa lavorare in modo diretto e indiretto circa 26 mila addetti e consegna ogni anno 220 milioni di pacchi, è estremamente delicato.
Il problema principale da affrontare riguarda – inutile girarci intorno – la modalità con cui gestire la catena di fornitura, risultata in passato troppo sfilacciata e troppo intrisa di criticità. Pezzetti, al riguardo, non si è nascosta dietro un dito e ha spiegato a chiare lettere di voler riqualificare la catena di fornitori, di volerli scegliere cioè soltanto se dimostrano di essere dei partner strutturati, soltanto dopo averli selezionati tramite attenta «due diligence» e soltanto se sono in grado di garantire una gestione corretta del lavoro. Una scelta precisa, che magari a qualcuno susciterà qualche mal contento, ma che la CEO ha invitato a leggere e a interpretare in maniera funzionale. «Non dobbiamo chiederci solo “cosa” facciamo – ha sottolineato la CEO nella sua lectio agli studenti – ma anche “come” lo facciamo», come a far intendere che per ogni business, compresi quelli gestiti tramite i fornitori, «i valori, l’etica d’impresa e la compliance sono importanti perché creano sostenibilità vera, che dura nel tempo». Guai, dunque, a cercare «scorciatoie illusorie», perché – ha sottolineato con una metafora – «non portano lontano: sono castelli di carta destinati a crollare».
E qui, seppure Pezzetti non lo abbia fatto in modo esplicito, si potrebbe gettare un ponte, vale a dire considerare la modalità operativa del fornitore, il suo «fare» valoriale, come una precondizione per riuscire a unire la sostenibilità sociale con quella ambientale. Perché soltanto fornitori dotati di un’organizzazione strutturata dispongono delle capacità e delle risorse necessarie per sostenere quegli investimenti imposti dalla transizione. Detto banalmente, i veicoli elettrici che consegnano pacchi in città vanno ovviamente acquistati e il loro costo – almeno attualmente – è di certo superiore a quello medio di veicoli con altre alimentazioni più inquinanti. BRT lo sa e per arrivare a ridurre del 27% la CO2 emesse per singolo collo consegnato già entro il 2025 (rispetto al 2020) e per portare poi il taglio al 60% entro il 2030 – come Pezzetti ha dichiarato di voler fare – mette in campo una serie di azioni variegate finalizzate a fornire un sostegno concreto.
Per esempio, proprio per restare in tema di veicoli elettrici, BRT si sta impegnando a realizzare infrastrutture di ricarica a uso e consumo dei propri fornitori. Già al momento attuale – come ha ricordato di recente Roberto Pregno, Direttore Ricerca e Sviluppo e Sostenibilità di BRT, in un incontro organizzato dal Propeller Club di Bologna – ha realizzato circa 1.200 colonnine di ricarica e ha in programma di incrementare questo numero con 300 unità all’anno. E l’energia erogata da queste colonnine viene concessa gratuitamente in questa fase di transizione, anche grazie al fatto che BRT da qualche anno, tramite gli investimenti sostenuti in impianti fotovoltaici, riesce ad autoprodurre un milione di kilowatt ogni anno.
Tutto questo per i van. Per quanto riguarda invece i veicoli pesanti, oltre ad aver inserito in flotta un paio di bilici elettrici per testarne il funzionamento (uno Scania e l’altro Volvo), BRT sta sostenendo la diffusione dell’HVO, vale a dire di un biocarburante sintetico compatibile con i motori diesel e in grado di abbattere le emissioni inquinanti fino al 90%, concedendo ai propri fornitori degli incentivi, che stanno ottenendo l’effetto anche di rimuovere quegli scetticismi congeniti in ogni novità tecnologica. E l’ambiente ringrazia…