Veicoli - logistica - professione

HomeRubricheVoci di dentro10 domande a… Carmelo Fedele

10 domande a… Carmelo Fedele

-

CARTA DI IDENTITÀ

Nome e Cognome Carmelo
Cognome Fedele
Età 61 anni
Stato civile Coniugato
Punto di partenza Campobasso
Anzianità di Servizio 43 anni
Settore di attività Groupage

Come hai iniziato a fare questo lavoro?

È nato tutto in famiglia. Mio padre, siciliano, era un autotrasportatore e sin da ragazzo ho ereditato da lui la passione per il mestiere. Pian piano ho preso le patenti e ho cominciato a lavorare con lui. Facevamo trasporto refrigerato, in particolare pesce fresco. Viaggiavamo sia Italia che in Europa, andando soprattutto in Spagna perché era uno dei maggiori produttori europei di tonno.

Come organizzavate la vostra logistica?

Dipendeva, a seconda dei mercati e degli orari delle navi. Ma in genere, se dovevamo coprire il centro-nord Italia, prendevamo la nave da Palermo per andare a Napoli o Genova, mentre per raggiungere il sud continentale usavamo il traghetto da Messina.

E oggi di cosa ti occupi?

Sono un autista dipendente di un’azienda molisana. Trasportiamo un po’ di tutto (acqua, pasta, detersivi, ecc.) e lavoriamo in tutta Italia. Di solito parto la domenica sera e rientro il venerdì sera, dormendo spesso fuori.

Cosa ti ha portato dalla Sicilia al Molise?

Scelte di vita, legate all’amore. Ad oggi sono vent’anni che vivo qui e mi trovo molto bene. Ho avuto la fortuna di trovare subito il lavoro dopo il trasferimento e da allora non mi sono più fermato. Certo, non nascondo che questo lavoro presenta molte difficoltà, ma nonostante questo guardo avanti con determinazione.

Dopo tanti anni di lavoro, hai mai pensato alla pensione?

Sì, ma è complicato. Per un complesso calcolo di contributi dovrò lavorare almeno per altri sei o sette anni. Insomma, ne ho ancora di strada da percorrere.

Quali sono i problemi principali del tuo lavoro?

I tempi di attesa sono estenuanti. Di recente mi è capito di aspettare fino a sette ore per scaricare il camion. Inoltre, ci sono ditte che ti obbligano a fare il carico/scarico, anche se non sarebbe compito dell’autista. La mancanza di aree di sosta, poi, è un altro problema enorme. Devi cercare per ore un posto per fermarti, e spesso non c’è spazio. Ma soprattutto, quel che è peggio è che manca il rispetto per la nostra professione. È frustrante sentirsi etichettati spesso e malvolentieri come “delinquenti della strada”.

Cosa ti spinge ad andare avanti?

Mi accontento di quello che guadagno, vivendo in una zona dove la vita costa meno. Ho avuto offerte per lavori meglio retribuiti, ma avrebbero significato stare lontano da casa per settimane. Alla mia età, preferisco restare con la famiglia e avere una vita stabile.

C’è solidarietà tra colleghi autotrasportatori?

Non molta. Io cerco di essere sempre collaborativo e disponibile, ad esempio quando vedo qualcuno in difficoltà sulla strada che ha bisogno di assistenza per un problema al veicolo, ma molti si girano dall’altra parte. Una volta c’era più rispetto, anche nelle ditte. Ora è tutto più freddo e individualista.

E che rapporto c’è con i più giovani?

I giovani oggi sono pochi in questo settore. E chi inizia lo fa per necessità e spesso si lamenta pure. Sarò duro, ma si interessano solo allo stipendio, non vedo passione nei loro occhi.

Riesci a coltivare hobby o passioni nel tempo libero?

Le auto sono la mia passione principale. Mi piace personalizzarle con cerchi particolari, finiture cromate e le tengo sempre lucide. Inoltre, adoro fare lavori manuali, come creare lampade artigianali con materiali di riutilizzo.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

close-link