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60%: è la percentuale di autisti che mangia in cabina durante la pausa pranzo

Quando si tratta di prendersi una pausa per mangiare, sei autisti su dieci preferiscono consumare il pasto sul «luogo di lavoro», vale a dire direttamente sul camion, piuttosto che in trattoria (25%) o, in percentuale ancora minore, in autogrill (4%). A rivelarlo è un sondaggio sulle abitudini alimentari degli autisti condotto da Uomini e Trasporti sulle proprie pagine social. Sondaggio da cui emerge anche, con evidente forza, che chi decide di saltare il pasto lo fa nel 66% dei casi (dunque in prevalenza) per recuperare il tempo perso per le attese al carico. A testimonianza di un ritmo di lavoro vorticoso che costringe ad andare di fretta, a recuperare sulla tabella di marcia e, quindi, a mangiare velocemente (e male)

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Addio cara vecchia trattoria. Per la pausa pranzo faccio da me, portandomi il pasto da casa e attrezzandomi in cabina per essere autonomo (spendendo, magari, pure di meno). È la tendenza sulle abitudini alimentari degli autisti che emerge da un sondaggio effettuato da Uomini e Trasporti sulle proprie pagine social Facebook e Instagram, sondaggio a cui hanno partecipato circa 150 autisti.

Alla domanda su dove si preferisce mangiare in pausa pranzo, ben il 60% ha infatti risposto «in cabina». Praticamente sei autisti su dieci scelgono di trasformare il proprio posto di guida in un «coperto», preferendo di gran lunga questa soluzione all’alternativa di un pasto comodo in trattoria (25% dei casi). Pochi, anzi pochissimi, sono quelli che invece si fermano in autogrill (solo il 4% dei rispondenti), mentre una piccola fetta (ma comunque non irrilevante, parliamo dell’11%) salta addirittura il pasto, preferendo non mangiare.

Tra questi ultimi, interrogati sul perché di questa scelta, ben il 66% ha risposto «per recuperare il tempo perso al carico». C’è poi un 20% che ha risposto «sono abituato così», un 10% che lo fa perché in questo modo «evita la sonnolenza durante la guida» e il restante 4% perché è «a dieta».

Risulta evidente, dunque, come nella maggior parte dei casi si decide di saltare il pasto a causa dei ritmi accelerati e vorticosi della professione, che costringe a recuperare il tempo perso per via delle lunghe attese ai punti di carico e scarico. Tempo perso che porta all’inevitabile condizione poi di dover «andare di fretta», di recuperare sulla tabella di marcia e quindi di saltare i pasti (o comunque a mangiare velocemente – con tutto il carico di stress che ne consegue – quindi male). A tutto svantaggio del benessere psico-fisico dell’autista.

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