Anche Amazon sta parlando di internalizzazioni dei drivers. ll sindacato sta spingendo, anche sulla scia delle moltissime operazioni di assunzione di lavoratori della logistica da parte di grandi corrieri e aziende della produzione. “Le inchieste della magistratura – ha spiegato Michele De Rose, segretario nazionale delle Filt-Cgil (nella foto sotto) in questa intervista a Uomini e Trasporti – non sono state neutrali e insieme a maggiori tutele hanno portate a un ripensamento del modello produttivo”. Intanto procede il confronto per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del trasporto e della logistica: dall’assemblea dei delegati a Roma è arrivato un input a fare presto, altrimenti si potrebbe arrivare fino a 48 ore di sciopero.
State lavorando al rinnovo del contratto collettivo nazionale del trasporto e della logistica. A che punto è la trattativa?
A inizio settimana abbiamo avuto l’unitario dei delegati e delegate, circa 200 persone che rappresentato la rete sul territorio, arrivati a Roma per fare il punto sul rinnovo. Attualmente la trattativa è ferma perché abbiamo deciso, di comune accordo con le controparti, di prenderci una pausa di riflessione per poi accelerare il confronto una volta che si riprende. Abbiamo sentito di fare una verifica e per questo abbiamo chiamato i delegati, iniziando anche un percorso di presenza sui territori da cui sta emergendo un quadro unitario da parte del sindacato. Cosa, per esempio, che non ritroviamo dall’altra parte del tavolo da dove arrivano proposte sommatorie e non di sintesi.
Quale è stato il mandato dell’incontro a Roma?
È chiaro che, come ho detto, abbiamo frenato per accelerare. Quindi l’assemblea si è chiusa con un mandato chiaro: bisogna arrivare al rinnovo entro la fine di quest’anno come avevamo preventivato quando è iniziata la trattativa. Se questo non dovesse accadere, noi abbiamo mandato di mettere in campo un’azione rivendicativa con un pacchetto di sciopero di 48 ore da poter utilizzare nelle modalità che riterremo più opportune. Lo dico francamente: o ci saranno le condizioni per chiudere in tempi ragionevoli oppure noi dovremmo rispondere, mettendo in atto queste azioni di forza.
Avete cominciato a parlare delle rivendicazioni economiche?
Non ci siamo ancora arrivati. Per noi la parte economica è l’ultimo step. Sul tavolo ci sono normative fondamentali per il settore che includono anche la parte economica, come l’IPA per esempio.
Stiamo assistendo a grandi cambiamenti, come le internalizzazioni di lavoratori. E’ solo la risposta alle inchieste delle magistratura oppure c’è un ripensamento del modello di gestione della logistica?
Possiamo dire che l’intervento della magistratura non ha prodotto un effetto neutro, ma stiamo assistendo anche a un generale ripensamento del modello produttivo. Siamo stati noi nel 2021 a lanciare il tema dell’internalizzazione e le imprese stanno cominciando a riflettere su questo. L’esternalizzazione di interi cicli produttivi ha portato molte realtà a perdere il controllo su asset importanti; quindi, il primo tema è come riappropriarsene e conservare il know how. Un secondo passaggio è il rapporto costi-benefici che alla luce delle nuove condizioni per i lavoratori, come per esempio l’aver inserito la clausola sociale nel contratto, non producono più risparmi così evidenti. Quindi diciamo che c’è un insieme di fattori che hanno prodotto numeri importanti nelle internalizzazioni. Molti accordi fatti anche grazie al sindacato. Cito solo gli ultimi: ne stiamo parlando con Arcese per la gestione dei magazzini. Stiamo provando a proporre anche ad Amazon una riflessione rispetto la consegna dell’ultimo miglio. I magazzini sono già internalizzati, ma sulla consegna ci sono 20mila driver interessati. Anche altre imprese ci stanno riflettendo, come per esempio BRT, FedEx, DHL.
Anche alcune aziende produttive stanno internalizzando la logistica…
Sì, un altro esempio è Esselunga, seppure dopo l’intervento della magistratura. Noi abbiamo bisogno comunque di questi accordi, per riportare il settore alle regole.
Questo riporta alla reputazione del settore e alla carenza di addetti nel trasporto merci. Il Senato ha bocciato l’allungamento dell’età pensionistica e l’Italia da anni non riconosce il lavoro di autisti come usurante, mentre per esempio la Spagna sta approvando la riforma…
Sul lavoro usurante è tutto bloccato per via della commissione che avrebbe dovuto decidere, ma noi stiamo segnalando questo aspetto attraverso la Confederazione chiedendo il riconoscimento per autisti di mezzi pesanti, drivers e magazzinieri, ma la strada sembra piuttosto faticosa…