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Prega, guida, consegna

Trasportare in ATP, fare il frigorista – come si dice – è un’esperienza mistica, basata su una dimensione spazio-temporale priva di logica e di fisica. Dove la presa in consegna è un’operazione impianificabile, la guida è simile alla rincorsa di qualcuno già lontano, la consegna coincide con la frenata, tanto improvvisa quanto difficile da capire. Eppure, ti insegna tanto…

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Amo sbirciare nelle librerie, soprattutto quando sono in una stazione ferroviaria costretta ad aspettare. Rigorosamente dopo il caffè, mi infilo tra gli scaffali e provo a scegliere qualche volume. Non ci riesco mai: titoli e categorie sono talmente tanti che ne esco nauseata e confusa. Narrativa, giallo, fantasy, per non parlare delle categorie miste: narrativa educativa, fantasy storico, ecc.

L’ultima volta, alla Feltrinelli di Milano Centrale (tre piani di libreria, non proprio una botteguccia di quartiere), sfinita dal tortuoso percorso e dai miliardi di titoli, in preda a un attacco di panico, ho pensato: »Esiste una tipologia di autista che sia in grado di raggruppare gran parte delle categorie? Esiste un lavoro che ci faccia sentire così stremati a fine giornata?»

IL ROMANZO DI RIFERIMENTO

Beh, forse un po’ tutti i lavori sfiancano, ma l’autista di frigo è tutto un altro romanzo. Assomiglia di più alla versione disperata di «Mangia, prega, ama» di Elizabeth Gilbert (ne è stato tratto anche un film omonimo di Ryan Murphy), dove i tre step che il protagonista deve attraversare diventano «Prega, guida, consegna». Perché per amare e mangiare non c’è tempo. Chi vive nel ciclo narrativo del trasporto in ATP, si ritrova in uno spazio-tempo che nulla ha a che vedere con il normale scorrere delle giornate. I mercati ortofrutticoli si fanno di notte, le consegne alla GDO di pomeriggio, le prese dagli agricoltori in tarda mattinata, i surgelati di mattina prestissimo.

Certo, nell’ottica della normativa 561 oggi non si fa più tutto insieme: gli autisti si dividono il carico e gestiscono le giornate. Ma nell’arco settimanale ti puoi trovare ad aver lavorato un giorno al mattina presto, due giorni ai mercati di notte, tre giorni presso la GDO. Così. il fine settimana bisogna attivare il «Trova il mio dispositivo» per riuscire a rintracciare se stessi nella propria casa. Ecco perché il trasporto in ATP è un po’ come un viaggio introspettivo alla ricerca di un equilibrio messo a dura prova in maniera costante.

CAPITOLO UNO: PREGA

È il momento della presa in consegna e la preghiera è l’unico strumento per non cadere da subito nello sconforto totale. Ogni volta per un autista è fondamentale capire da chi andremo, che orari ci avranno comunicato (che non verranno rispettati) e quante prese e consegne dovremmo affrontare. A tutto ciò si aggiunge il dover ricordare quale tipologia di merce si dovrà prendere in carico e a quale temperatura trasportarla.

Peggiora la situazione se il carico è misto per le consegne ai supermercati, perché a quel punto bisogna regolarsi con la paratia per gestire più temperature contemporaneamente oppure se durante il viaggio si passa dal trasporto -0 a quello +0. Dimenticarsi il frigo a temperatura negativa e ghiacciare un bilico di frutta è un attimo. E il sorbetto è buono soltanto quando è richiesto.

CAPITOLO DUE: GUIDA

In gergo c’è un modo per definire quei camion che viaggiano sempre in corsia di sorpasso. Si usa dire: «Passo frigo». Una volta, quando tutto era concesso, il passo frigo corrispondeva a chi correva molto vicino al limitatore delle corriere, piuttosto che quello dei camion. Oggi, invece, il passo frigo rimane più un’attitudine del piede dell’autista che una valore indicante la velocità del camion. D’altra parte, guidare con merce frigorifera significa partire già in ritardo e cercare di arrivare in anticipo. Spesso infatti, non si prende in carico la merce dalla logistica e la si porta tranquillamente al mercato, ma ci si fa carico delle prese direttamente dagli agricoltori o dalle aziende che spediscono.

Ciò implica il dover aspettare la merce che non è pronta, il guasto del macchinario in raccolta o in lavorazione, l’ordine del committente arrivato in ritardo. Il tutto, moltiplicato per un numero tale di volte equivalente alle consegne affidate, crea un notevole ritardo sulla tabella di marcia. Per questo, pur consapevoli che guidiamo dei camion e non delle macchine del tempo, si prova disperatamente a non perdere altro tempo. Serve una guida veloce, senza troppe soste, quindi costante. Il traffico è il nemico, per questo si viaggia di notte e la pausa cibo (non avendo orari stabiliti è inutile definirla «pranzo » o «cena») è possibile solo se fatta in ribalta mentre si aspetta. «Guidare», dunque, è l’unica cosa che ti è concesso fare fino all’arrivo in consegna.

CAPITOLO 3: CONSEGNA

Arriva il fatidico momento della consegna dove, in modo molto simile a tutti gli altri settori, si inizia subito con «ti chiamiamo noi», cosa che conferma la teoria della relatività del tempo e ti fa chiedere che senso ha tutta quella premura nel coordinare le fasi precedenti, se poi non si riesce mai a scaricare subito. La risposta, noi autisti, abbiamo imparato a non aspettarla. Cinque minuti valgono come sei ore e il «dopo» apre una nuova finestra spazio-temporale molto simile a un buco nero.

Quando ti va bene scarichi in ribalta con il magazziniere e in quel frangente puoi permetterti di recuperare quel boccone di vita che hai lasciato indietro: la chiamata a casa, la pausa ristoro, il caffè con il collega, una serie tv che avevi promesso di guardare con il tuo partner. Se ti va male, invece, a scaricare sei tu. Multitasking prima, Multicentrum dopo.

ATP: A TEMPI PESSIMI

Una vita A Tempi Pessimi: si potrebbero riassumere così le giornate del frigorista, anche se riserva comunque una bellezza nascosta. Chi guida in ATP, infatti, ha il privilegio di scoprire quale processo subiscono le merci della propria quotidianità, di andare oltre al gesto di prelievo dello scaffale e di capire il valore effettivo di ciò che si acquista. Ha la fortuna di entrare in contatto con identità variegate, con storie molto diverse tra loro e anche tanto distanti dalla propria realtà. È utile a chi vede in un prodotto il sostentamento per l’intera famiglia e ti mostra la sua gratitudine nel momento in cui tu te ne prenderai cura. Concede la possibilità di viaggiare in orari in cui nessuno si accorge della tua presenza, mentre partecipi a un rito di utilità collettiva. Sviluppa competenze che altri settori ti permettono di avere in tempi molto più dilatati.

Manovre strette in posti impervi, caricare e scaricare in prima persona un camion di merce, gestire le consegne in base ai tempi dei clienti, sono operazioni che con questo tipo di trasporto si imparano in pochissimi mesi e che poi torneranno davvero utili quando si farà altro. Se il libro «Mangia, Prega, Ama» insegna ad affrontare la vita con equilibrio, a godere delle piccole cose e ad amare la vita con le difficoltà che ti pone davanti, il trasporto in ATP svolge esattamente la stessa funzione. Stanca, ma appaga.

Questo articolo fa parte del numero monografico di ottobre/novembre 2024 di Uomini e Trasporti: uno speciale di 68 pagine interamente dedicato al trasporto a temperatura controllata.

Leggi l’editoriale: Grande è bello se pulito

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