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Carenza di autisti, Laura Broglio: «Quanto è importante che i bagni siano sporchi?»

Lo scorso 30 settembre abbiamo pubblicato un’intervista al presidente di Federtrasporti, Claudio Villa, in cui consigliava, per affrontare nel breve la questione della carenza di autisti, di ricorrere all’ausilio di chi arriva da altri paesi. Sul lungo invece si impegnava a finanziare la realizzazione di un film ambientato nell’autotrasporto, per far comprendere all’esterno la funzione di questo settore. Qualcuno ha pensato che prima di affrontare questi problemi bisognerebbe andare a vedere la condizione dei bagni riservati agli autisti. È veramente così? Prova a rispondere Laura Broglio

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Mi sembra veramente incredibile come una foto di un bagno sporco possa scatenare così tanta indignazione, molto di più delle tariffe di trasporto insufficienti a garantire condizioni di lavoro etiche ai propri dipendenti.
È davvero il bagno la nuova battaglia da combattere nel trasporto?
No. In questo caso il bagno diventa il simbolo di un disagio collettivo di un settore che soffre e pretende di mostrare la sua dignità, ma viene sotterrato da quintali di sporcizia e finisce per essere identificato e trattato come quel bagno. 

Però, davanti a quel nuovo simbolo di lotta per i nostri diritti di trasportatori mi chiedo: «Siamo sicuri di non essere (anche noi) la causa di questo degrado?».
Se non siamo i primi a rispettare, come possiamo chiedere rispetto?
Se non siamo i primi a tenere pulito l’ambiente che ci ospita, a salutare con educazione, a tendere una mano a un collega in difficoltà, a non cadere nel veteranesimo giudicante verso le nuove generazioni, a farci pagare il giusto per il nostro lavoro, chi lo può fare?
Se non siamo noi i primi a dare rispetto, come possiamo pretendere che gli altri ce lo concedano davanti ai nostri comportamenti inadeguati? 
Se non siamo noi i primi a credere che il nostro lavoro valga davvero qualcosa o che la nostra identità sia prima di tutto umana e poi lavorativa, nessuno ci tratterà come meritiamo. 

Prima di cedere al benaltrismo e di guardare a problemi che altri dovrebbero prendersi in carico, proviamo a pensare a cosa noi possiamo cambiare da subito. 
Del resto, se è vero che ci trattano come noi permettiamo di trattarci, allora è vero che la responsabilità è anche nostra.

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