Un codice della logistica in grado di riportare equilibrio in un settore dove i rapporti di forza sono sbilanciati. Un nuovo “Antitrust” a tutela delle catene del valore transnazionali. È questa l’indicazione che arriva da Pietro Spirito, docente e manager nel settore dei trasporti e della logistica, autore del libro “Il nuovo capitalismo della mobilità. Oligarchi e sudditi nei trasporti”, edito da Guida, dopo l’apertura dell’inchiesta della Procura di Milano su Amazon Transport che ha portato alla convalida del sequestro di 121 milioni di euro per frode fiscale e caporalato digitale con un decreto firmato ieri dal giudice Luca Milani.
Continua, così, il nostro viaggio tra gli esperti del settore con l’idea di dare indicazioni su come cambiare rotta. Dopo Assologistica e il Freight Leaders Council, e l’intervento del giurista Massimo Campailla sulle conseguenze della stretta dipendenza di piccole aziende da un’unica multinazionale, abbiamo chiesto il parere di uno studioso del settore e attento conoscitore del fenomeno di concentrazione che si sta verificando a livello globale nel trasporto delle merci.
Disciplinare il capitalismo delle piattaforme
“La vicenda di Amazon Transport – dice Spirito – e delle grandi conglomerate di logistica mette in evidenza che esiste la necessità, ormai inderogabile, di disciplinare in modo efficace il capitalismo delle piattaforme. È questione che riguarda tutta la filiera dei trasporti e della logistica, terrestre e marittima. Un settore che è stato cruciale per la globalizzazione dell’economia, è riuscito ad entrare nelle pieghe della regolamentazione per cogliere tutte le opportunità di profitto a danno dei lavoratori, dei fornitori e dei clienti”.
Un Codice della logistica
Secondo il manager occorrerebbe scrivere un “Codice della logistica” che riesca a riportare equilibrio nei rapporti di forza, a tutela di tutti gli stakeholders e del mercato nel suo insieme. “Chiaramente si tratta di una disciplina che deve essere assunta a livello sovranazionale – precisa Spirito – almeno su scala europea. Va avviata un’analisi e una valutazione che può nascere da una inchiesta parlamentare a livello comunitario”. Un esempio su tutti. Secondo Spirito quello che sta accadendo nel settore avrebbe una forza disruptive talmente potente paragonabile a quello che è avvenuto negli Stati Uniti con i robber baron alla fine del XIX secolo. “Allora nacque la legislazione antitrust – conclude – Oggi abbiamo bisogno di una disciplina transnazionale sulle catene globali del valore”.