È uscito oggi, e può essere consultato online su www.uominietrasporti.it, il numero di giugno/luglio di Uomini e Trasporti: uno speciale monografico di 68 pagine interamente dedicato al tema della sicurezza nell’autotrasporto. I riflettori sono puntati su tre grandi aree tematiche: Adas, Codice della strada e infrastrutture, che in questi ultimi tempi si stanno proponendo all’attenzione del pubblico con una serie di scadenze che nei prossimi mesi – al più tardi entro l’autunno – incideranno fortemente sui veicoli che verranno messi in circolazione e sulle regole della loro guida.
Come illustriamo nell’articolo di apertura del numero, dal prossimo 7 luglio, infatti, tutti gli autoveicoli di nuova immatricolazione dovranno avere a bordo una serie di sistemi avanzati di sicurezza – gli Adas – prescritti dall’Unione europea; poche settimane dopo entrerà in vigore il nuovo Codice della strada, ora all’esame del Senato. Mentre, lato infrastrutture, Anas e Aspi sono sempre più impegnate a migliorare la sicurezza della circolazione.
I numeri per capire
Tra i tanti dati che abbiamo raccolto, ce n’è uno di grande interesse che riguarda proprio l’introduzione dei dispositivi di sicurezza a bordo dei veicoli a partire dal 7 luglio. Una misura che fa accrescere la sicurezza, ma in questo modo fa diminuire alcuni costi (come quelli assicurativi) e i fermi macchina: tutti aspetti che incidono sulla redditività dell’investimento che arriva a superare, per i mezzi pesanti, il 50% di quanto speso.
Da un’analisi di Federservice (ne abbiamo parlato qui), emerge che ogni euro investito in sicurezza è in grado di riportarne 1,56 in termini di introiti per un’azienda di autotrasporto e logistica. Inoltre, l’Istat ha certificato che oltre il 90% dei conducenti alla guida di un mezzo dotato di sistemi di sicurezza avanzati (ADAS) è uscito illeso da un incidente, percentuale che si abbassa notevolmente in caso di mezzi tecnologicamente meno performanti.
La sicurezza anche a tutela degli utenti più vulnerabili
Dal prossimo 7 luglio tutti i nuovi camion immessi in circolazione nell’Unione europea dovranno essere dotati di una serie di apparati elettronici che ne aumenteranno la cosiddetta «sicurezza attiva», aiutando l’autista nella guida, in modo che sia sempre in condizione di evitare incidenti, sia con una migliore visione e conoscenza di ciò che avviene intorno a lui, sia con una maggiore attenzione su quanto accade sulla strada.
Sensori per l’angolo cieco a tutela di pedoni e ciclisti, rilevamento in retromarcia, monitoraggio della pressione degli pneumatici, adattamento intelligente della velocità, alcolock e avviso di disattenzione e stanchezza del conducente (alcune delle quali già presenti sui veicoli di più recente fabbricazione) diventeranno, dunque, obbligatori fra qualche settimana. E altri lo saranno negli anni a venire – dalla scatola nera alla visione diretta nei veicoli pesanti – in un crescendo di installazioni a tutela della sicurezza finalizzato a raggiungere quella che è stata chiamata «Vision zero», cioè ad azzerare il numero delle vittime e dei feriti gravi dalle strade dell’Unione entro il 2050, con uno step al 2030, anno nel quale si prevede che le nuove norme dovrebbero ridurre dimezzare gli incidenti tra autocarri e utenti più vulnerabili, come i ciclisti e i pedoni, evitando almeno 25 mila vittime.
La sicurezza, da costo a investimento
Per le imprese di autotrasporto e logistica la sicurezza dovrebbe dunque rappresentare un investimento. In primis, in termini di vite umane che i dispositivi elettronici sono in grado di salvare, ma anche sul fronte del maggiore utilizzo del veicolo, frutto di una maggiore produttività generata dal rimanere meno coinvolti in incidenti e da una manutenzione più puntuale.
Secondo l’esperienza del Gruppo Federtrasporti, uno dei maggiori raggruppamenti dell’autotrasporto in Italia, la redditività ottenuta dagli investimenti in sicurezza è stata del 118%. Più precisamente dopo aver speso 1,35 milioni di euro per attuare una serie di azioni di sensibilizzazione su 1.750 autisti e veicoli, ha visto tornare in varie forme 2.937 milioni, con una riduzione degli incidenti pari all’11,6%.
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