Niente di nuovo sotto il sole: quando fa caldo si suda. La sudorazione è infatti un meccanismo fisiologico che serve a regolare e mantenere costante la temperatura corporea. Quando i rilevatori presenti sulla nostra pelle (termocettori) registrano una temperatura eccessiva, trasmettono il dato al sistema neurovegetativo che invia alle ghiandole sudoripare l’ordine di produrre «gocce di acqua salata» (il sudore). L’evaporazione di queste gocce abbassa la temperatura corporea mantenendola a 37 gradi anche se il termometro ambientale ne registra 40.
In alcuni casi (1-4% della popolazione a seconda delle statistiche) può però accadere che l’ordine impartito dal sistema nervoso autonomo sia anomalo, amplificato e non necessariamente vincolato alla calura. In questo caso si parla di iperidrosi, cioè di sudorazione eccessiva, sproporzionata e persistente.
Le forme generalizzate, più rare, sono in genere secondarie, rappresentano cioè il sintomo di altre patologie quali per esempio ipertiroidismo, obesità, menopausa o più raramente malattie del sistema nervoso. Le iperidrosi primarie, invece, non riconoscono una causa nota e sono di solito localizzate. Mani e ascelle sono le zone più colpite. L’eccesso di sudore si presenta continuo anche se talora accentuato dallo stress psico-fisico o dall’aumentata temperatura ambientale e può causare macerazione della cute nelle sedi interessate e sviluppare odori sgradevoli, creando disagio, imbarazzo e ansia.
La situazione psicologica che ne deriva innesca un circolo vizioso che aumenta la sudorazione stessa. Pertanto, pur non essendo una malattia, ma una condizione con cui si nasce e si convive, l’iperidrosi può diventare un disturbo estremamente fastidioso, psicologicamente e socialmente invalidante, in grado di interferire pesantemente con la vita di relazione. In questo senso se l’iperidrosi ascellare è la forma più frequente, quella palmare è la più problematica, basti pensare alle strette di mano o ad alcune attività lavorative che diventano frustranti o poco praticabili, come quando si ha a che fare con documenti cartacei o quando si ha bisogno di una presa sicura. Il volante di un veicolo, per esempio, può diventare insidiosamente umido e scivoloso.
Le cure per l’iperidrosi sono varie con risultati altrettanto variabili e talvolta transitori. È necessario, comunque, sempre rivolgersi per un parere a un dermatologo. Si parte da un’accurata igiene con sapone antibatterico. Nei casi meno gravi possono essere utili prodotti antitraspiranti e/o assorbenti in crema, spray o polvere da applicare localmente oppure la ionoforesi, tecnica che consiste nell’immergere le mani o i piedi in una soluzione elettrolitica attraverso la quale passa una corrente continua a bassa intensità con lo scopo di otturare i condotti delle ghiandole sudoripare. La tossina botulinica, largamente utilizzata in medicina estetica per appianare le rughe del viso, rappresenta un nuovo approccio al problema. Si somministra in microiniezioni nell’area interessata, ma ha un’efficacia temporanea (3-4 mesi in genere). Infine, nelle forme più gravi e resistenti, si può ricorrere alla chirurgia sia endoscopica (simpaticectomia) che blocca il collegamento tra innervazione e ghiandole sudoripare, che convenzionale, per esempio asportando una parte della regione ascellare con le annesse ghiandole. Al guidatore, in attesa del parere del dermatologo, si possono consigliare i vecchi guanti con le mezze dita effetto «vintage» che fanno tanto «gentleman-driver» oppure l’uso di polveri simili al borotalco a base di amido di riso o di magnesite come quelle usate dai rocciatori e dai ginnasti.
Buon viaggio!