Era pronto per imbarcarsi con il suo camion dal porto di Bari verso l’Albania. Sembrava essere tutto in regola: patente, libretto, documenti. Anche il carico dichiarato – piastrelle e vino – dai primi accertamenti non sembrava presentasse irregolarità. Ma quando i funzionari della dogana hanno cominciato a fare qualche domanda in più, l’autista dev’essersi innervosito e ha cominciato a mostrare segnali di irrequietezza. A quel punto allora i controlli sul mezzo sono diventati più approfonditi e le guardie hanno effettivamente scoperto che qualcosa non andava.
Grazie all’apporto dell’unità cinofila anti-valuta della Guardia di Finanza, vale a dire i cani addestrati per «fiutare» grosse quantità di denaro eventualmente nascosti durante i controlli doganali, è stato possibile scoprire due «mazzette» di banconote. La prima, del valore di 10.000 euro, è stata rinvenuta in un doppiofondo ricavato nell’area sottostante il cambio del camion. La seconda, ben più sostanziosa, è stata trovata all’interno di un cartone che conteneva bottiglie di vino, collocato dentro un vano portaoggetti. Il quantitativo complessivo scovato è stato pari a 162.740 euro.
Gli agenti hanno così sottoposto a sequestro amministrativo le banconote intercettate nella misura del 50% della somma eccedente il limite di 10.000 euro (in questo caso pari a 76.370 euro, recuperati all’Erario), per violazione della normativa valutaria con riguardo agli obblighi di dichiarazione doganale del trasporto di valuta. Secondo quanto stabilito dalla legge, fino a 10.000 euro è possibile il trasporto di qualunque somma di denaro senza alcun obbligo dichiarativo, ma oltre quella cifra è obbligatorio redigere una dichiarazione da mostrare all’ufficio doganale competente prima che avvenga un controllo, in entrata e in uscita dall’Italia.