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10 domande a… Alessandro Pisano

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CARTA DI IDENTITÀ

NomeAlessandro
CognomePisano
Età52
Stato civileSposato
Punto di partenzaVarese
Anzianità di Servizio33 anni
Settore di attivitàProdotti chimici
  • Autista o padroncino?

Sono padroncino e socio del Conap, cooperativa piacentina che si occupa di trasporto di prodotti chimici. Lavoro quindi con cisterne e copro prevalentemente il nord Italia.

  • Da dove nasce la passione per il camion?

Ho sempre vissuto in una famiglia di camionisti, partendo da mio padre e passando per mio zio e mio cugino. La passione quindi è nata dentro le mura di casa.

  • Pensi di continuare a tramandare questa tradizione di famiglia?

Ho una figlia di 11 anni, ma in futuro non ho intenzione di indirizzarla verso questa professione. E anche se avessi avuto un figlio maschio, non lo avrei fatto ugualmente.

  • Come mai?

È un lavoro sempre più sacrificato, peraltro a fronte di basse retribuzioni. Le spese da affrontare sono tante, lo stile di vita ti mette a dura prova e non hai molto tempo per coltivare gli affetti. E poi la reputazione è ai minimi storici. Un tempo la nostra professione veniva rispettata, invece adesso non c’è alcuna considerazione. Vieni trattato come un numero, non come una persona. A volte non ti degnano neanche di una risposta a una semplice domanda su dove si possa trovare il bagno o la macchinetta del caffè. E questo mi dispiace molto. Insomma, per dirla breve, mia figlia è meglio che studi.

  • Una cosa che salvi di questo lavoro e che ti spinge ad avare avanti?

Il fatto che mi fa sentire libero. Mi piace viaggiare, conoscere posti nuovi, vivere la strada. Non riuscirei mai a stare otto ore chiuso dentro un ufficio. Al solo pensiero impazzirei.

  • Una caratteristica del tuo settore di attività?

Che bisogna avere molta accortezza. Il trasporto di prodotti chimici impone il massimo livello di attenzione, dalle fasi di carico fino all’autolavaggio delle cisterne. Fortunatamente non ho avuto mai alcun problema, anche perché sono abbastanza pignolo e controllo minuziosamente più volte ogni aspetto relativo alla missione di trasporto.

  • Sei più un tipo da camion minimal o decorato?

Minimal. Ho un Iveco Stralis bianco, normalissimo, al massimo ci metto le tendine azzurre. Però mi piace molto vedere quando li personalizzano con le aerografie, le luci e tutti gli addobbi.

  • Hai tempo per altre passioni oltre al camion?

Mi piace molto viaggiare, intendo ovviamente per svago e non per lavoro. Ho girato molto, anche al di fuori dell’Europa: Indonesia, Marocco, Egitto. Tra l’altro in uno di questi viaggi ho conosciuto mia moglie. È stato proprio in Egitto tanti anni fa. Io milanese e lei toscana, eravamo nello stesso gruppo vacanza. Da lì è nata un’amicizia che poi si è trasformata in amore.

  • Un episodio che ti ha segnato?

Un incidente stradale a cui ho assistito, purtroppo, tanti anni fa. Ricordo ancora il volto dell’autista steso a terra, esanime, dopo uno scontro con un altro camion. Il fatto era appena successo e i soccorsi dovevano ancora arrivare. Avevo appena ventidue anni, fresco di patente, e rimasi sotto shock.

  • Riflessioni sul futuro?

Mi mancano dieci anni alla pensione e poi penso proprio che «appenderò» il camion al chiodo. Ma fino ad allora, ce n’è ancora di strada da fare.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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