Esiste un senso della Romagna per l’ambiente. Non a parole, ma nei fatti. Lo testimonia quella percentuale di raccolta differenziata che non soltanto in provincia di Forlì raggiunge un ragguardevole 83%, ma – come puntualizza Gianluca Tapparini, direttore generale di Alea Ambiente, società in house providing che gestisce la raccolta rifiuti in 13 Comuni della provincia romagnola – viene «condotta in modo diligente, con materiali conferiti puliti e che non ci costringe a successive e dispendiose operazioni di lavaggio prima di convogliarli a riciclo». Così, quando questa piccola ma crescente realtà dell’universo ambientale ha deciso, a dispetto delle emergenze subite – l’ultima, in ordine di tempo, l’alluvione della scorsa estate che, come ha ricordato la presidente di Alea, Simona Buda, «non è comunque riuscita a distoglierci dai nostri obiettivi» – di ripulire il più possibile le emissioni inquinanti dei 96 veicoli del proprio parco (75 di proprietà, gli altri di fornitori esterni), ha gettato uno sguardo sull’elettromobilità alla maniera romagnola. Nei fatti e nel portafoglio. Vale a dire, senza abbracciarla con facile entusiasmo, ma cercando di acquisire – sono parole di Tapparini – «cognizione di causa tramite una sperimentazione concreta con cui capire quanto sia funzionale un veicolo elettrico, su quanti turni cioè possa essere utilizzato, quanti svuotamenti riesca a gestire, quanti chili sia in grado di trasportare, quanti chilometri riesca a coprire e così di seguito». Insomma, un vero e proprio test, che prenderà il via con l’inizio del 2024 e servirà a sciogliere i dubbi tipici di ogni fase di transizione.
Un patto a quattro (+ uno): Daimler Truck
Ma i veicoli – quelli elettrici, come quelli endotermici – non nascono sugli alberi. Ed ecco quindi il perché Alea Ambiente ha pensato di mettere intorno allo stesso tavolo tutti gli attori in grado di fornire un contributo fattivo nella realizzazione del test. Il primo contributo, quello veicolare, lo ha fornito Daimler Truck, giacché da pochi mesi ha avviato la produzione in serie del nuovo Fuso Canter, che adesso entra a testa alta nel club dei «nativi elettrici» (frequentato da mezzi quanto mai snob rispetto agli elettrificati). Non a caso è un veicolo che – come ha spiegato Francesco Di Sauro, key account manager Mercedes-Benz Special Trucks&Fuso – ha implementato una serie di equipaggiamenti e di soluzioni raccolti dalla strada, offerti cioè quali risposte a esigenze concrete degli operatori. Esemplare, in tal senso, la possibilità di caricare le batterie sia in corrente alternata che continua, in modo da rendere possibile l’operazione disponendo di colonnine fino a 22 kW oppure di quelle fino a 104 kW, con tempi – rispettivamente – partono dalle 4,54 ore per scendere a poco più di un’ora. Ma esemplare della flessibilità dell’eCanter è anche la batteria: se ne può prendere un pacco, due o tre, in modo da ottenere autonomie rispettivamente di 70, 140 e 200 km. Ma siccome una batteria pesa poco più di 350 kg, la scelta non va indirizzata verso la soluzione a maggiore autonomia, ma va privilegiata quella più adeguata alle proprie missioni. E visto che i veicoli della flotta di Alea Ambiente ogni giorno percorrono tutti insieme 5.000 km, ma nessuno ne percorre più di 100, sarebbe stato inutile gravarsi di peso per contenere di riflesso la capacità di carico e magare penalizzare i consumi. Ed ecco perché la preferenza è caduta su quella di mezzo da 140 km, così come rispetto alla duplice opzione di motori – entrambi sincroni a magneti permanenti raffreddati ad acqua – si è privilegiato quello più potente da 129 kW di picco e 110 in modalità continua (con coppie rispettivamente da 430 e 250 Nm) perché comunque i rifiuti pesano e l’orografia del territorio forlivese contempla anche contesti appenninici, dove un po’ di potenza in più può sempre tornare utile.
Un patto a quattro (+ uno): Rossi Oleodinamica
Il secondo attore è stato trovato, invece, in terra di Romagna, a Riccione per la precisione, ma non per campanilismo. Parliamo infatti di Rossi Oleadinamica, società che detiene brevetti internazionali per minicompattatori da tempo immemore e che, come ha spiegato, l’amministratore Oscar Rossi, ha messo sul piatto un’attrezzatura personalizzata – in questo caso una ERRE 7, da 7 metri cubi e con 1.700 kg di portata – in grado di rispondere al desiderio di Alea di poter chiamare il veicolo a svolgere tutte le missioni di raccolta rifiuti condotte dalla società, in modo da verificarlo su un ventaglio allargato di applicazioni. In più arricchendolo di un dettaglio pratico a livello temporale, vale a dire una pala di espulsione con cui velocizzare lo scarico dei rifiuti. Il tutto, ovviamente, reso possibile da un’altra delle dotazioni di eccellenza dell’eCanter, una presa di forza ePTO che consente l’utilizzo del veicolo proprio a chi necessita di applicazioni speciali come quella realizzata da Rossi, come di un cassone ribaltabile, di una gru posteriore o di un furgone climatizzato.
Un patto a quattro (+ uno): Vrent
L’ultimo invitato al tavolo del test è una sorta di ospite d’onore, perché serve a rendere possibile l’operazione dal punto di vista finanziario. Si tratta di Vrent, società leader nel noleggio di automezzi per raccolta rifiuti, che ha acquistato il veicolo e quindi, per due anni, lo metterà, tramite locazione, nella disponibilità di Alea. Niente di strano, quindi, anche se qui parliamo di un test e, di conseguenza, come ha puntualizzato sempre Tapparini, «la nostra società non voleva spendere soldi pubblici per acquistare un veicolo prima di averne verificato la funzionalità. Ed ecco perché il ruolo della Vrent è fondamentale proprio perché evita di sostenere l’investimento complessivo richiesto dall’acquisto».
Anche se per Edoardo Gorlero, amministratore delegato di Vrent, «entrare in un progetto di questo tipo è stata una decisione molto semplice. Come lo è sempre quando ci troviamo di fronte a progettualità concrete, concepite da partner sani, distanti anni luce da costruttori improvvisati o da qualche scienziato pazzo che ogni tanto si muove sul mercato. E quindi siamo fiduciosi nel test e convinti che questo veicolo possa essere il primo di una lunga serie».
Un patto a quattro (+ uno): Piolanti
Manca un ultimo attore, quello che ha svolto un ruolo da facilitatore, vale a dire la concessionaria Piolanti di Forlì, in quanto esperta in allestimenti – visto che ne commercializza di varie tipologie – e in più è dealer Mercedes-Benz Trucks e Fuso. Di conseguenza godeva di tutti i contatti per apparecchiare al meglio il tavolo e lubrificare a dovere le relazioni. Non a caso la firma che ufficializza l’accordo e che di fatto dà il via alla sperimentazione è avvenuta proprio all’interno della sua sede forlivese.
Risultati tra un anno a Ecomondo
Poi, da qui il Fuso eCanter si sposterà a Rimini, alla fiera Ecomondo, in programma dal 7 al 10 novembre, dove il progetto sarà ulteriormente riferito – insieme ad altri che Alea Ambiente sta “cucinando” – in un convegno in calendario l’8 novembre alle 10 e dal titolo significativo: «Vicini al territorio, attenti alla sostenibilità».
L’appuntamento successivo, invece, sarà per l’edizione 2024 di Ecomondo, quando saranno presentati i primi dati raccolti e, su quella base, sarà verosimilmente preparato il bando per il rinnovo della flotta, unitamente a quello che servirà per creare energia rinnovabile, installando un impianto fotovoltaico in un ecocentro in fase di realizzazione e finanziato con i soldi del PNRR che garantirà come base minima 30 megawatt, ma che potrebbero salire anche a 60, laddove la società decidesse di elettrificare l’intero parco veicoli, in modo da poterne coprire l’intero fabbisogno di ricarica e chiudere così il cerchio della sostenibilità. «Perché il nostro scopo – conclude Tapparini – è di beneficiare al massimo di una dimensione contenuta, ma che per certi versi è anche quella ottimale, giacché ci consente di innovare, senza perdere però il contatto e la prossimità con il territorio». Che è quello in cui vivono cittadini attrezzati a differenziare la raccolta rifiuti nel migliore dei modi possibile e che quindi – saremmo indotti a pensare – saranno ben contenti di veder circolare un veicolo che non inquina e che in prospettiva potrebbe anche gravare meno sulle tasse per i rifiuti.