Pensava di beffare i controlli per il rilevamento della velocità con uno stratagemma: dotarsi di un dispositivo illegale che lo avrebbe avvertito in caso di presenza di autovelox mobili posizionati all’interno delle auto della Polizia. In questo modo, l’autista poteva sapere in anticipo quando una pattuglia sarebbe stata nelle vicinanze, così da farla franca e sfuggire ad eventuali multe.
Non sappiamo per quante volte questo sistema sia stato messo in atto, ma di sicuro non è sfuggito alle verifiche effettuate oggi, 24 ottobre, da una pattuglia della Polizia Stradale di Piove di Sacco, lungo la SS309, nel comune di Mira (Venezia). Gli agenti hanno fermato il veicolo per un banale controllo ordinario e hanno scoperto una serie di cose che non quadravano.
Innanzitutto, secondo quanto riportato da alcune testate locali, l’autista, di nazionalità ungherese, non era in regola dal momento che gli era stato notificato un provvedimento di inibizione alla guida in Italia. Non è chiaro il motivo di questa inibizione, ma sappiamo per certo che al conducente era già stata ritirata la patente di guida nel 2020 dalla Polizia Stradale di Venezia per una manovra di sorpasso vietata. Poi, ad un’ispezione approfondita al veicolo, gli agenti hanno anche scoperto il famigerato dispositivo illegale, collegato alla rete di alimentazione e perfettamente funzionante, che serviva a segnalare la presenza di apparecchiature di rilevamento della velocità utilizzate dalle Forze di polizia.
È opportuno precisare, a questo proposito, che i dispositivi di rilevamento degli autovelox diretti alla sola segnalazione delle postazioni sono perfettamente legali (citiamo, ad esempio, le funzioni previste in molti navigatori satellitari). Ma sono proibiti tutti quelli che possono fornire in tempo reale informazioni sull’effettuazione di servizi di controllo, intercettando l’apparecchiatura di controllo (autovelox o tutor) e segnalando se il dispositivo sia o meno in funzione. Il Codice della Strada, all’articolo 45 comma 9-bis, lo dice espressamente: «È vietata la produzione, la commercializzazione e l’uso di dispositivi che, direttamente o indirettamente, segnalano la presenza e consentono la localizzazione delle apposite apparecchiature di rilevamento utilizzate dagli organi di polizia stradale per il controllo delle violazioni».
Finiti i controlli, all’autista è stato concesso comunque il permesso di arrivare a destinazione del viaggio, ovvero in Ungheria. Ma non potrà più entrare nei confini nazionali al volante di un camion. Inoltre, gli è stata comminata una sanzione per l’utilizzo del dispositivo illegale, prevista in questi casi dal CdS, pari a 577,50 euro, oltre al sequestro dell’apparecchio.