Con una decisione che non ha precedenti, il Consiglio dei Ministri ha adottato formalmente la richiesta del ministero delle Infrastrutture e Trasporti di avviare la procedura di infrazione prevista dall’art. 259 del Trattato UE contro i divieti austriaci di circolazione al Brennero.
Si tratta della prima volta che l’Italia ricorre direttamente alla Corte di Giustizia contro un altro Stato membro per violazione del diritto europeo: «È stata una scelta difficile – ha spiegato il vicepresidente del Consiglio e ministro del MIT, Matteo Salvini – ma obbligata a fronte della posizione attendista assunta dalla Commissione ed all’impossibilità di raggiungere una soluzione negoziata».
La Corte di Giustizia dovrà chiarire se i divieti austriaci al traffico pesante siano legittimi o se debba prevalere il principio della libera circolazione di merci e persone sancito dai trattati continentali.
All’annuncio erano presenti numerose associazioni dell’autotrasporto, tra cui CNA Fita, Anita-Confindustria, Confartigianato-Apa, Assotir, FAI-Conftrasporto e Casartigiani, insieme alle Camere di Commercio di Bolzano, Trento e Verona.
Il sistema di dosaggio austriaco
Ricordiamo che quest’anno l’Austria, lamentando l’innalzamento dei livelli di inquinamento, ha deciso di adottare nuove limitazioni alla circolazione dei mezzi pesanti, applicando il cosiddetto sistema di dosaggio, rivolto ai camion provenienti dalla Germania e diretti a Sud, che prevede in determinati giorni il passaggio di un massimo di 300 veicoli all’ora. Il blocco riguarda un tratto di strada di circa 100 km che separa Kufstein, al confine tra Austria e Germania, dal Brennero e sul quale transitano circa 2,4 milioni di camion ogni anno. La conseguenza dei divieti imposti da Vienna è la formazione da mesi di lunghe code sul passo del Brennero, rallentando notevolmente gli scambi commerciali tra Italia e Germania.
Per l’Italia un danno economico da 251 milioni di euro l’anno
Secondo i dati di un recente studio di Uniontrasporti, presentato in conferenza stampa ed elaborato in collaborazione anche con CNA Fita, quasi 2,9 milioni di veicoli pesanti, di cui 980 mila italiani, subiscono i divieti. Tenendo conto che un camion transita al Brennero in media quattro volte al mese per 48 volte l’anno, si può quantificare il danno sui 365 giorni in 168 mila euro di aggravio di costi per una piccola impresa e in 310 mila euro per una media impresa. In totale, 251 milioni di euro l’anno di danno per le aziende italiane con mezzi pesanti. Nel periodo 2018-2022, la perdita economica ammonta a 1,25 miliardi di euro. Considerando anche i danni di filiera, l’impatto sull’Italia ammonta a 1,8 miliardi di euro in 5 anni.
Le reazioni delle associazioni dell’autotrasporto
Positive e di sostegno all’azione del Governo le reazioni delle associazioni dell’autotrasporto e, in generale, del settore economico trasportistico.
Assotir: «Abbiamo appreso con soddisfazione della decisione del Consiglio dei Ministri – ha commentato Claudio Donati, segretario generale di Assotir – e riconfermiamo il nostro sostegno a un’iniziativa che appare essere l’estrema ratio in difesa non solo degli interessi dei trasportatori, ma dell’intero sistema economico nazionale».
CNA Fita Trentino Alto Adige: «Le nostre aziende non sono più in condizione di sostenere i costi e i pesantissimi disagi causati dai divieti di circolazione per i mezzi pesanti imposti dal Land Tirol», ha sostenuto Daniela Dal Col, vicepresidente di CNA-SHV Alto Adige-Südtirol.
«Le piccole e medie imprese hanno il loro punto di forza nell’affidabilità – ha aggiunto Mirko Siviero del direttivo CNA Fita regionale – Consegnare in ritardo la merce, peraltro assorbendo i maggiori costi, non solo crea un danno irreparabile alle aziende, ma scredita l’intero sistema produttivo italiano».
FAI-Conftrasporto: «Il dialogo è impossibile, se uno dei due non rispetta le regole e questo ‘uno dei due’ è l’Austria». Questa la replica del presidente di FAI-Conftrasporto, Paolo Uggè, alle parole del presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, che aveva rilanciato l’idea di un tavolo di confronto Italia-Austria sulle limitazioni ai Tir al Brennero.
«Kompatscher continua a non capire che le mediazioni si fanno solo con chi rispetta le regole, che devono valere per tutti – ha affermato Uggè – e dimostra di non conoscere la storia del suo Paese, né i principi su cui si basa l’Europa, tra cui quello della libera circolazione delle merci. Inoltre, il presidente della Provincia di Bolzano forse non ricorda che verso i primi anni Duemila venne introdotto il sistema degli eco-punti, che di fatto limitò il transito dei Tir, e che successivamente fu bocciato nel trilogo (incontro di negoziato informale tra organi UE – NdR) per 14 voti contrari e soltanto uno a favore, quello austriaco. Dopodiché abbiamo visto come l’Austria abbia fatto di testa sua, a dispetto di quel risultato».
Anita: «È una decisione storica merito della tenacia del Ministro Salvini – ha dichiarato Riccardo Morelli, presidente di Anita – che fin dal suo insediamento al MIT ha pubblicamente riconosciuto e costantemente evidenziato la concorrenza sleale determinata dalle misure unilaterali dell’Austria a danno del settore e dell’intera economia italiana».
«Oggi si passa finalmente dalle parole ai fatti – ha affermato il delegato Anita sulle questioni del Brennero, Thomas Baumgartner – Da anni abbiamo spinto i vari governi a prendere le difese dell’Italia contro le ingiustificate limitazioni austriache e con questo atto senza precedenti abbiamo avuto dimostrazione della particolare attenzione che il governo Meloni ha concretamente messo in pratica».
Fiap: «È certamente un’ottima e attesa notizia – ha commentato Alessandro Peron, segretario generale Fiap – Sulla questione del Brennero non è infatti più ammissibile che un principio fondante l’Unione Europea venga disconosciuto, giustificando scelte autonome e arbitrarie con motivazioni di carattere ambientalista e di salute sociale, sostanzialmente di facciata, visto che poi, a casa loro, le istituzioni austriache permettono alle imprese di casa propria di circolare e inquinare comunque e con qualsivoglia veicolo». In questo modo, secondo Peron, il risultato è semplicemente quello di spostare il traffico verso altre direttrici, visto che non vi sono attualmente altre possibilità di natura intermodale in grado di assorbire i flussi di transito delle merci necessari all’import/export italiano, insieme a quello dei Paesi del Nord Europa. «L’immobilità delle Istituzioni europee, a partire dalla presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen – ha aggiunto Peron – non è più accettabile e il ricorso alla Corte di Giustizia è la testimonianza della volontà dell’Italia di risolvere la questione sotto l’egida del diritto continentale».
Il segretario di Fiap ha inoltre criticato la scelta dell’IRU (International Road Transport Union), alla quale Fiap aderisce, di non voler assumere una posizione diretta e chiara rispetto al comportamento adottato dall’Austria in questi anni: «L’organizzazione di Ginevra – ha ricordato – ha deciso di intervenire solo indirettamente, sottoscrivendo un documento prodotto da un’associazione tedesca, anch’essa associata IRU, che partecipa all’Alpen Transit (altro organismo immobile rispetto alla situazione): Nel documento si chiede un’accelerazione nell’avvio della mediazione europea, a nostro parere una proposta attendista, strumentale e di comodo che non ha tempi certi rispetto all’urgenza che necessita la questione delle Alpi».
Parere favorevole dell’IRU alla decisione italiana
Peraltro, pare che ora l’IRU abbia deciso di schierarsi a favore della scelta del governo Meloni di ricorrere alla Corte di Giustizia contro l’Austria.
«Accogliamo con favore la decisione del governo italiano di portare l’Austria in tribunale per provare a sbloccare l’impasse del Brennero, a seguito dell’inerzia della Commissione Europea – ha detto Raluca Marian, direttrice dell’IRU EU Advocacy – La scorsa settimana, insieme ad alcune associazioni nazionali, abbiamo nuovamente invitato la Commissione europea a rilanciare i negoziati bloccati tra Germania, Italia e Austria e, se necessario, ad avviare essa stessa un’azione legale. Azione che, in qualità di custode del Trattato sul funzionamento dell’UE e dei suoi principi chiave, inclusa la libera circolazione delle merci nel mercato interno, avrebbe dovuto intraprendere la Commissione e non l’Italia».