È ampiamente noto come la Cina abbia una posizione pressoché dominante nel mercato e nella produzione di batterie di tutti gli oggetti elettronici di consumo. Se parliamo poi soltanto di accumulatori per veicoli elettrici, l’egemonia di Pechino è ancora più lampante. Secondo dati di fonte Standard & Poor’s, il Paese asiatico è infatti il principale produttore al mondo di batterie per veicoli elettrici con il 79% di tutti i gigawattora prodotti a livello globale. Una leadership conquistata negli anni a colpi di ricerca, sviluppo e sforzi tecnologici, ma anche – secondo gli analisti di Benchmark Mineral Intelligence – «da velocità di costruzione di infrastrutture e fabbriche, nonché da vantaggi in termini di manodopera». Tutti fattori che hanno permesso di creare una vera e propria catena di valore completa, dall’attività chimico-mineraria fino alla produzione di veicoli elettrici, assicurandosi così un vantaggio competitivo. E l’Europa e gli Stati Uniti? Per anni sono rimasti a guardare, accettando forse un po’ troppo passivamente il monopolio cinese, salvo poi rendersi conto, con l’interruzione delle catene di approvvigionamento causate dalla pandemia, che era arrivato il momento di reagire. Tant’è che la stessa presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, aveva lanciato l’allarme lo scorso dicembre, sostenendo che «l’Europa e gli Stati Uniti possono costruire un’alternativa a questo monopolio istituendo un club delle materie prime critiche. L’idea alla base è semplice: la cooperazione con partner e alleati per l’approvvigionamento, la produzione e la lavorazione ci dà la possibilità di superare il monopolio».
Una poltrone per tre
La sbandata del Covid, unita alla mancanza di componenti e alle pressioni sulla supply chain, ha insomma ridestato con vigore la volontà di emanciparsi dal monopolio cinese nel dominio tecnologico delle batterie per veicoli elettrici. Una delle testimonianze più eclatanti di questo processo è arrivata con l’annuncio, il 7 settembre scorso, di una triplice alleanza tra tre nomi «pesanti» del mondo dei veicoli industriali, ovvero Paccar, Daimler Trucks & Bus US (gruppo Daimler Truck) e Accelera (brand del gruppo Cummins), che hanno siglato una joint venture per accelerare – come si legge in una nota congiunta delle tre società – «la produzione di celle per batterie e localizzare la catena di fornitura negli Stati Uniti». L’obiettivo, in particolare, è «produrre celle per batterie per veicoli commerciali elettrici e applicazioni industriali, creando posti di lavoro nel settore manifatturiero statunitense». Sul piatto sono stati messi investimenti importanti. Si parla di tre miliardi di dollari per realizzare un nuovo stabilimento negli Stati Uniti che produrrà batterie al litio-ferro-fosfato (LFP) per camion elettrici. Si tratta di batterie che, come puntualizzato dalle società , «saranno realizzate con costi inferiori rispetto agli attuali, con una maggiore durata nel tempo e una maggiore sicurezza di utilizzo, senza la necessità di ricorrere a materie prime come nichel e cobalto», evidentemente più costose.
I dettagli dell’operazione
La nuova joint venture sarà detenuta in maniera paritaria dalle tre aziende. Ciascuna, infatti, sarà proprietaria del 30% delle quote. La particolarità dell’operazione, però, è che il restante 10% – una quota minoritaria, ma sicuramente non marginale – sarà detenuto da una società cinese, la Eve Energy, leader mondiale nella produzione di celle per LFP rivolte all’industria automobilistica. Una mossa che può essere letta come il tentativo di acquisire dall’estremo Oriente il know how e la tecnologia necessari a sfidare il primato orientale stesso. Una sorta di legittimazione del primato tecnologico asiatico e di come non si possa fare a meno della Cina per la produzione di batterie. Del resto, stando alle recenti indiscrezioni diffuse dall’agenzia Bloomberg, anche altri colossi del mondo automotive occidentale come Stellantis e Volkswagen starebbero puntando ad allearsi con la cinese Zhejiang Leapmotor Technologies, specializzata nel settore delle auto elettriche.
Un’alleanza pragmatica
Ad ogni modo, quali che siano le cordate, nelle intenzioni di Paccar, Daimler Truck e Cummins c’è la volontà di dare uno scossone al mercato, anche per rispondere alla crescente domanda di elettromobilità e alla necessità , sempre più stringente, di soluzioni energetiche sostenibili. La stessa Jennifer Rumsey, presidente e amministratore delegato di Cummins, commentando la joint venture ha parlato di «responsabilità di decarbonizzare» la filiera, portando avanti «una soluzione tecnologica chiave per i nostri clienti». Il tutto con l’obiettivo di «accelerare la transizione energetica negli Stati Uniti». Preston Feight, amministratore delegato di Paccar, ha sottolineato invece come la vision comune sia quella di dar vita a una «tecnologia delle batterie della massima qualità , prodotta localmente», mentre per Martin Daum, Ceo di Daimler Truck, «le partnership, una rigorosa attenzione ai costi e un’allocazione intelligente del capitale sono le leve chiave per avere successo nel percorso verso il trasporto sostenibile».