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FIAP propone un Patto di Filiera per la transizione

L’associazione invita le associazioni a collaborare maggiormente per affrontare la sfida della Transizione energetica e migliorare l’efficacia nelle relazioni con la politica. Occorre far comprendere al governo l’importanza del comparto Trasporto e Logistica che conta il 10% del PIL italiano, 180 mld di fatturato e occupa oltre 1,5 milioni di lavoratori

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«Un vero e proprio Patto di filiera, siglato dalle più importanti associazioni, che faccia comprendere al governo, nonostante il difficile momento economico attuale, l’importanza di un comparto come quello del Trasporto e della Logistica che, con tutta la sua filiera, conta il 10% del PIL italiano, ben 180 miliardi di fatturato e occupa oltre 1,5 milioni di lavoratori». È la proposta che Alessandro Peron, segretario generale FIAP – Federazione Italiana Autotrasportatori Professionali, ha lanciato in occasione del One Day Truck&Logistics, l’appuntamento annuale che mette in contatto gli attori della filiera logistica sui grandi temi dell’autotrasporto, tenutosi il 20 settembre scorso a Bologna e organizzato insieme a DB Information.

Ripercorriamo la giornata attraverso pensieri e parole di alcuni dei protagonisti.

«E chi soccomberà sarà il più lento, non il più piccolo». È il panorama illustrato da Gianluca Di Loreto, partner della Bain&Company (società internazionale di consulenza) nel suo intervento di apertura ai lavori congressuali «Il settore industriale naviga controvento. Le manovre del mondo truck per un attracco sicuro» mostrando, attraverso i numeri, la situazione generale della filiera (andamento in miglioramento, ma non ancora risanato dalla situazione pre Covid). 
Quello che davvero emerge è che, nella catena di fornitura (quindi costruttori e fornitori) oggi si spende di più in ricerca e sviluppo, denotando così una presa di coscienza di come, oggi, non si possa più stare fermi a osservare il cambiamento del mondo. 

Marc Aguettaz, country manager di GiPA, nel suo intervento «I numeri della filiera: 14 marce e 8 retromarce» illustra, invece, un panorama che già conoscevamo: un parco circolante vecchio (il 46% dei veicoli non rispettano nemmeno le normative Euro V), un aumento dei viaggi sulle tratte internazionali, una flotta nazionale composta per la metà da padroncini che vengono utilizzati come subvettori dai player più grandi. Appare, dunque, un contesto in difficoltà contrattuale e competitiva, con un’impossibilità patrimoniale e di competenze per poter sviluppare strategie mirate alla transizione energetica del comparto. 

Questi i quadri che hanno aperto le due tavole rotonde volte a illustrare le soluzioni già trovate e le strade percorribili tenutesi a seguire.

TECNOLOGIA E TRANSIZIONE

Lorenzo Boghich, CEO Ford Trucks Italia fa i conti con lo svantaggio di rappresentare il costruttore che per ultimo è entrato nel mercato e per questo dichiara «Abbiamo scelto di puntare tutto su endotermici efficienti, mentre ci prepariamo a sviluppare elettrici competitivi». 


Iveco invece, rappresentata al tavolo da Valerio Vanacore, responsabile trazioni alternative per il mercato Italia, punta tutto sul biometano o comunque sui biocarburanti, godendo del vantaggio dettato dall’essere stati tra i primi a sviluppare la tecnologia e ad averla portata nel mercato. In più, dichiara Vanacore, «godiamo di una buona infrastruttura già esistente, che per l’elettricità ancora non c’è».


Chi, invece, punta sull’elettrico è Volvo Trucks, di fatto la prima casa costruttrice ad aver lanciato sul mercato la prima gamma full electric ancora nel 2021. Giovanni Dattoli, amministratore delegato di Volvo Trucks Italia, però, afferma che «Il nostro compito, come costruttori, è quello di fornire al cliente un ventaglio ampio di soluzioni e possibilità, in modo che possa scegliere quale strategia adottare per la sua azienda. Noi investiamo in ricerca proprio per dare disposizione delle tecnologie, non per dettare una rotta univoca, soprattutto in uno panorama così mutevole».
Dattoli puntualizza anche sull’idrogeno: «Piace a tutti, ma non credo che sarà la panacea di tutti i mali. Presenta costi altissimi e non ha un’economia di scala». 
Sembra evidente, quindi, che non esiste alcuna chiave vincente, ma un ventaglio variegato di soluzioni che accompagneranno il settore e si evolveranno con esso, in parallelo con le normative europee. 

UNA FILIERA IN TRANSIZIONE

Le associazioni (Unrae, Anfia, Federauto, Adira e Fiap), protagoniste di una seconda tavola rotonda molto partecipata, fanno emergere «l’esigenza di rincorrere una neutralità tecnologica», come dichiara Paolo A. Starace, presidente della sezione veicoli industriali di Unrae, a conferma della biodiversità di soluzioni, cercando di muoversi nel grande caos normativo e con un difficile dialogo con le istituzioni, dovuto anche da un continuo ricambio degli interlocutori che non fa altro che acuire le difficoltà di dialogo, ma soprattutto di trovare un strategia da perseguire.
Difficoltà che si manifesta in «incertezza per chi poi deve condurre il settore», ovvero i vettori dichiara Sonia Primiceri, vicepresidente di Fiap. 
Massimo Artusi, vicepresidente di Federauto con delega ai Trucks&Van, invece, cavalca l’onda di De Loreto, evidenziando la necessità di tempi di reazione veloci: «Dobbiamo renderci conto che siamo all’interno di una comunità europea che detta le normative, fare finta che non esista non è un buon approccio».
Il segretario generale di Fiap, Alessandro Peron sottolinea infine che «il nostro è il Paese della creatività, dell’arte e della biodiversità. Usiamo questi elementi per portare la logistica nazionale a essere competitiva e sostenibile» lanciando l’invito alle associazioni presenti e, in generale, a tutte quelle che rappresentano il comparto «a una maggiore collaborazione sull’importante sfida della Transizione energetica, per migliorare l’efficacia nelle relazioni con la politica,anche in vista della nuova finanziaria che si sta avvicinando».

TRANSIZIONE ECOLOGICA DELLA LOGISTICA

Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, lancia la sfida alla rivisitazione dei processi, se davvero si vuole fare qualcosa di concreto nell’immediato. Così come i magazzini sono diventati da punto di consumo di energia a punto di produzione, l’intera catena deve rivedere nel dettaglio i propri processi produttivi e di fornitura di servizi, favorire una joint venture tra utenti e fornitori di tecnologia per fare in modo che la tecnologia diventi alleato imprescindibile nella gestione della filiera. 
Frosi lo vede anche come un modo per rendere il comparto più umano centrico e attirare le competenze in questo settore, anche per inseguire la sostenibilità sociale.

Peron ha infine posto l’accento sull’esigenza di un cambio culturale da parte degli imprenditori del settore, esortandoli a non restare “fermi a guardare”, ma ad affrontare la transizione in atto da protagonisti. «È arrivato il momento di cambiare marcia – ha ribadito – e che l’Italia, con i suoi imprenditori e manager, diventi protagonista, così come ha sempre fatto nella sua storia, anche nella transizione energetica».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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