«Willy sicurezza e legalità nel trasporto», l’associazione di conducenti presieduta da Domenico Lizzi, diventa grande. E si prepara a occupare un posto intorno a tavoli su cui si gestiscono trattative importanti entrando di fatto nell’Unione Generale del Lavoro (UGL). Non si tratta di un’affiliazione, quanto di una confederazione – firmata ufficialmente oggi a Roma, alle 16.30 – funzionale a creare un coordinamento nazionale, interamente dedicato ai Trasporti, di cui questo sindacato necessita. O meglio, esiste un dipartimento dedicato alla Logistica e alla Viabilità, guidato da Paola Avella, ma si occupa di altre modalità di trasporto – a partire da quello aerea – ma non di autotrasporto. Ora, invece, attraverso la conduzione dello stesso Lizzi, nominato responsabile nazionale del settore conducenti, lo scopo diventa quello di creare una catena di trasmissione tra autisti e sindacato. In che senso lo spiega lo stesso neo-responsabile, interpretando il suo ruolo come una sorta di «punto di contatto tra le istanze e le esigenze di chi lavora sulla strada e la parte datoriale, affinché comprenda che esistono modalità e strumenti migliori per gestire i tempi di guida e per movimentare una flotta di veicoli». Anche se il filo rosso dell’attività del nuovo coordinamento Trasporti, quello che da sempre connota le iniziative dell’associazione Willy, è di «ritrovare il lato umano del lavoro, di far comprendere che sul camion c’è una persona e non l’interfaccia di un tachigrafo».
Toccare terra per risolvere i problemi
Sembra scontato, ma non sempre lo è. E Lizzi lo dimostra in modo efficace giustificando i fallimenti delle politiche di avvicinamento alla professione di conducente: «Quando sentiamo le proposte concepite per attirare sul camion quelli che un domani dovrebbero prendere il nostro posto, ci rendiamo conto che non sono il frutto di un’osservazione del quotidiano e proprio per questo non servono a soddisfare quei bisogni minimi necessari per rendere più umana questa professione. E proprio per questo non funzionano».
Il rapporto equilibrato con la politica
Certo, entrare in un sindacato, peraltro perfettamente connotato in termini politici – UGL, semmai qualcuno non lo sapesse, è un’organizzazione sindacale di destra – espone a qualche rischio di essere assorbiti e di perdere la propria anima associativa. Ma Lizzi per ora minimizza: «Innanzi tutto rimaniamo liberi e apolitici. Anche perché siamo così vessati da non poterci permettere di andare dietro un’ideologia. Prova ne sia che all’interno dell’associazione Willy ci sono autisti animati da visioni politiche molto diverse, ma tenuti uniti dalla professione che svolgono e dalla necessità di aiutarsi reciprocamente per riuscire a rimanere a galla».
La strategia operativa di Lizzi, quindi, è chiara: cercare di ottenere dalla politica strumenti concreti, in grado di fornire un beneficio diretto a chi lavora. E a tale scopo serve necessariamente entrare nelle stanze in cui si prendono le decisioni – aggiunge con estrema chiarezza lo stesso responsabile Conducenti – «o in cui si definiscono i contenuti di quel contratto collettivo di settore, che nella sua attuale versione non trova riscontro nella realtà. Quindi, la nostra funzione all’interno di un sindacato deve essere proprio questa: fornire il punto di vista delle persone che stanno sul camion, utile a individuare e a rimuovere dalle normative eventuali assurdità inapplicabili. Come, per esempio, l’attuale regolamentazione della discontinuità».
Afa e defibrillatori: la calda estate di Willy
Willy, a dire il vero, non è estranea a un approccio di questo tipo. Soltanto negli ultimi mesi, infatti, ha in più di un’occasione stabilito fruttuosi contatti con realtà politiche e istituzionali, per chiedere loro un supporto per affrontare grattacapi concreti. L’ultimo, in ordine temporale, quello condotto nel corso dell’estate, in coincidenza con l’impennata delle temperature e con la conseguente difficoltà di molti autisti a renderle sopportabili all’interno della cabina, quando l’associazione aveva ottenuto l’interessamento da parte del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, espresso tramite un invito, rivolto alle forze dell’ordine, ad applicare in maniera meno stringente l’articolo 157 comma 7 bis del codice della strada, che punisce l’accensione del motore a veicolo fermo per mantenere in funzione il climatizzatore.
E già prima l’associazione presieduta da Lizzi aveva bussato alle porte del parlamento europeo per far presente come, nelle disposizioni comunitarie che disciplinano le modalità di realizzazione delle aree di sosta sicure per camion, si contempla di tutto e di più, ma non si include nella dotazione necessaria un defibrillatore o un dispositivo salvavita con geolocalizzazione, necessari per fronteggiare eventuali criticità degli autisti, che sono a tutti gli effetti lavoratori isolati. E la commissione per le petizioni, lo scorso 6 agosto, ha effettivamente giudicato accoglibile la richiesta dell’associazione e, di conseguenza, condurrà un’indagine per approfondire l’argomento.
Sono solo due esempi, due iniziative – sottolinea Lizzi – condotte da persone senza sponsor, ma che sono ancora convinte che «si possa bussare alle porte delle istituzioni e magari vederle aprire». D’altra parte, se non ci si prova, non ci può nemmeno stupire che rimangano inesorabilmente chiuse.