Lo sanno tutti che in Italia si possono guidare i camion fino al compimento dei 68 anni di età. O meglio, stando a quanto prevede l’art. 126 del CdS, le patenti di guida delle categorie C1, C1E, C e CE, sono valide per 5 anni fino al compimento del 65mo anno di età, perché oltre tale limite la validità scende a 2 anni, previo accertamento dei requisiti fisici e psichici da parte della Commissione Medica Locale (C.M.L.). Sempre lo stesso articolo poi specifica che, superati i 65 anni, le patenti C e CE abilitano alla guida di autotreni e autoarticolati di massa complessiva a pieno carico non superiore a 20 ton.
Una regola confermata dall’art. 115 in cui si specifica la possibilità di condurre autotreni e autoarticolati anche con massa superiore a 20 ton, fino al compimento massimo dei 68 anni, previo conseguimento di specifico attestato di possesso dei requisiti fisici e psichici a seguito di visita medica specialistica annuale in C.M.L. per l’innalzamento dei limiti di età.
Allora, è mai possibile che l’anziano signore di Bagno di Romagna che giovedì 25 agosto è stato fermato all’altezza di Verghereto, sulla E45, dalla polizia stradale di Forlì (sottosezione di Bagno di Romagna) non conoscesse queste normative? Di certo, aveva avuto tutto il tempo per appurarle, visto che alla terza riga della patente mostrata agli agenti, quella in cui viene riportato l’anno di nascita, c’era scritto: «1937». A conti fatti, quindi, aveva sulle spalle la bellezza di 86 primavere, trascorse evidentemente in modo leggiadro e sereno se aveva ancora voglia e forza di andare a caricare un considerevole quantitativo di legname, come stava facendo quel pomeriggio di fine estate. Anzi, forse lo sapeva così bene che non voleva lasciare traccia della sua guida, al punto da ricorrere come stratagemma alla più classica delle calamite in uso per bloccare le registrazioni del cronotachigrafo, quella applicata sul bulbo del cambio.
Certo, verrebbe da dire, visto che il camion che l’ultraveterano autista stava conducendo non era suo ma di proprietà di una società di autotrasporto, che forse anche questa ditta doveva conoscere la normativa sui limiti di validità delle patenti di guida superiori e quindi non affidargli un veicolo pesante. E anzi, verrebbe da pensare che questo escamotage nel corso degli anni – dai 68 agli 86 – sia stato più volte adottato.
Alla fine, però, la vicenda si è conclusa in modo relativamente indolore per l’autista, nel senso che sommando la guida di veicolo con patente non appropriata alla manomissione del tachigrafo sarebbe potuto venire fuori una cifra molto alta (facendo i conti a spanna ci sono i 1.200 euro per la prima infrazione, mentre per la seconda di parte da un minimo di 1.732 euro per salire fino a 6.928), quando invece la multa non ha raggiunto i 2.000 euro. Certo, ci sono state le sanzioni accessorie. Innanzi tutto, quella sacrosanta di ritirare in modo definitivo la patente dell’attempato autista. A cui, poi, è stata aggiunta quella relativa al fermo amministrativo del veicolo per un mese, con custodia affidata alla stessa impresa titolare. A quel punto, però, era necessario che qualcuno guidasse il camion fino alla sede aziendale. E di certo non poteva farlo l’ottantaseienne appena rimasto senza patente. Così, gli agenti si sono messi in contatto con l’azienda che ha inviato a effettuare il recupero un altro autista. Ovviamente, molto più giovane.
E a rigore la partita delle sanzioni non sarebbe ancora finita, perché è molto probabile, stando a quanto prevede la legge, che anche all’azienda ne arrivi una proprio per aver affidato un proprio camion a un autista che non era nelle condizioni legali di condurlo.