C’era una volta una stagione bella e desiderata, si chiamava estate e la si aspettava con gioia e speranza per poter finalmente godere di temperature piacevolmente calde, talora afose, ma mai roventi, tanto da consentire di vivere e respirare all’aria aperta anche fino a tardi approfittando delle giornate lunghe e luminose.
C’era una volta, ma ora non più, al suo posto è arrivato Caronte portatore di un insopportabile, soffocante e bollente inferno torrido. I cambiamenti epocali e disastrosi di clima e ambiente hanno riscaldato esponenzialmente la bella estate che ogni anno è destinata a diventare la più calda di sempre in un gioco di temperature al rialzo che inevitabilmente si accompagna a sfoghi meteorologici estremi e disastrosi come temporali e alluvioni, dove la pioggia diventa bomba d’acqua e la grandine tempesta di chicchi grandi come uova. Queste ondate di caldo estremo destinate a superare i 40 gradi per giorni e senza tregua rappresentano importati fattori di rischio per la salute, in particolare per i lavoratori che svolgono mansioni all’aperto o in ambienti sprovvisti di adeguata ventilazione o in prossimità di macchinari che emettono calore. Le elevate temperature possono determinare danni di tipo diretto come colpo di sole, crampi, colpo di calore, o di tipo indiretto, aggravando malattie preesistenti o creando condizioni, quali calo dell’attenzione e affaticamento, che aumentano il rischio di infortuni.
Nell’ambiente di lavoro, inoltre, ci sono alcune condizioni che aumentano i rischi da stress termico, ad esempio gli orari che spesso comprendono le ore più calde della giornata oppure l’impossibilità di fare pause e integrare correttamente i liquidi, l’uso di abbigliamento o di attrezzature che ostacolano la dispersione del calore corporeo, i ritmi di lavoro intensi. Senza dimenticare che l’esposizione simultanea agli inquinanti atmosferici urbani, in particolare all’ozono, potenzia gli effetti delle temperature elevate. Ecco perché bisogna imparare ad affrontare queste “iper-estati” e le raccomandazioni messe a punto tra gli altri dal ministero della Salute e dall’Inail e destinate ai lavoratori e ai datori di lavoro non sono solo semplici consigli, ma strategie di sopravvivenza che consentono di salvaguardare la vita in salute e sicurezza dei lavoratori.
Si tratta fondamentalmente di abbassare i ritmi e garantire riposo e adeguata idratazione, attraverso ad esempio, informazione e sorveglianza quotidiana delle condizioni meteoclimatiche, uso di termometro e igrometro nel luogo di lavoro, misure organizzative quali programmi di acclimatamento graduale, pianificazione degli orari e delle attività in base alle temperature, turnazioni, frequenza delle pause di recupero, disponibilità di acqua e di luoghi ombreggiati e freschi in cui trascorrere le interruzioni dal lavoro, promozione di controllo reciproco tra lavoratori.
Avere acqua fresca (non gelata!) a disposizione per bagnarsi e bere regolarmente indipendentemente dallo stimolo della sete (ad esempio 1 bicchiere di acqua all’incirca ogni 15 minuti) è di capitale importanza per prevenire la disidratazione. E poi evitare il lavoro solitario e indossare, quando possibile, abiti leggeri e traspiranti di cotone chiaro e usare un copricapo preferibilmente a falda larga, sconsigliati i cappelli con visiera che non proteggono il collo e la nuca e indumenti a maniche corte o pantaloncini corti. Limitare i cibi grassi a favore di frutta e verdura ed eliminare il consumo di alcol.
È importante, infine, che i lavoratori siano istruiti sui possibili segnali di danno da calore e sulle possibili azioni di emergenza. Perché come hanno profetizzato alcuni esperti, purtroppo questa potrebbe essere l’estate più fresca di quelle che ci attendono in futuro.
Buon viaggio!