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Sinistri stradali. Più delle pene, può la prevenzione

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Il nemico principale dei sinistri stradali è soltanto la prevenzione. Certo, le normative rigide, come quella che ha introdotto l’omicidio stradale, possono aiutare a lavorare sulla psicologia dei singoli, soprattutto sul breve periodo, ma l’azione più efficace lavora a priori, prima che l’incidente si verifichi. È questa la tesi esposta da Matteo Pasti, dell’ufficio Sistemi QSA di Federsevice, in occasione del convegno «Lavorare viaggiando in sicurezza» organizzato da CNA-Fita a Pesaro a un anno di approvazione delle legge che ha introdotto il reato di omicidio stradale. E per argomentarla non si è affidato a principi astratti, quanto piuttosto alla concreta esperienza di Federtrasporti. Partita agli inizi degli anni Duemila per capovolgere un trend che annoverava una frequenza sinistri fortissima (sfiorava il 70%), oggi si attesta intorno al 30%. Com’è stato possibile? La risposta si trova in un programma articolato e intenso che lavora sulla cultura della prevenzione. Dalla formazione (sia dei conducenti, sia dei responsabili delle aziende di trasporto e logistica) finalizzata a una maggiore sensibilità verso la sicurezza sui luoghi di lavoro, all’adozione di strumenti utili per l’analisi degli incidenti (come le scatole nere prima, le telecamere successivamente), alla promozione di incentivi premianti per coloro che non inciampano in incidenti, all’organizzazione di spazi “salute” che negli anni hanno portato molti trasportatori a effettuare controlli gratuiti e volontari alla vista e all’udito, a partecipare attivamente a indagini sul ritmo sonno-veglia e sugli stili di vita, a incontri con i medici per interpretare i messaggi del corpo, distinguere i comportamenti corretti da quelli che non lo sono, migliorando la propria qualità di vita. Un percorso ricco e variegato, che ha costretto Federtrasporti fin da subito a investire risorse finanziarie ingenti (1,35 milioni soltanto nel biennio iniziale, 2004-2006), che sono tornate indietro tutte sotto forma di vantaggi economici a più livelli.

Dopo Pasti, gli altri interventi hanno commentato i dati sugli incidenti stradali in provincia di Pesaro e Urbino che ricalcano il trend regionale, con un aumento del numero dei sinistri, ma anche con un calo di morti e feriti (dati 2015). La tesi secondo cui il merito di tale conquista sarebbe da ascrivere alla maggiore dotazione dei veicoli di dispositivi di sicurezza sempre più sofisticati è parziale. Non fosse altro perché la tecnologia ha portato all’interno dei veicoli anche tanti fattori di distrazione: sono all’ordine del giorno casi di automobilisti che – nonostante l’inasprimento delle sanzioni –vengono sorpresi al volante intenti a parlare al cellulare se non addirittura a chattare e digitare sugli smartphone durante la guida. Atteggiamenti che contribuiscono a creare situazioni di pericolo e incidenti, spesso di entità gravissima.

Secondo Giordano Biserni, presidente di Asaps, la legge sull’omicidio stradale entrata in vigore giusto un anno fa ha avuto per un verso un effetto dissuasivo rispetto a certe condotte, ma un altro ha visto aumentare il numero delle omissioni di soccorso e di quelli che scappano dopo aver investito le persone. Per Cinzia Franchini, presidente CNA-Fita, gli autotrasportatori, proprio in virtù del fatto di essere dei professionisti della strada, «sono più che mai attenti al rispetto delle leggi e del codice della strada. Cosa che spesso non accade con autotrasportatori provenienti dall’estero (in particolare dall’Est), che molto spesso praticano non solo concorrenza sleale nei confronti dei camionisti italiani, ma che collezionano infrazioni al Codice della strada mettendo in pericolo la vita degli utenti della strada». 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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