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Il ministro Salvini a tutto campo ai 60 anni della FAI

A Taormina, all’assemblea per l’anniversario della Federazione, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha parlato non soltanto del ponte sullo Stretto, ma anche di Brennero e di politiche ambientali europee. Al riguardo ha espresso forte contrarietà sull’euro 7 e ha ricordato che la vera partita si giocherà nel 2026, quando le normative green saranno sottoposto a tagliando. E a Bruxelles ci sarà un altro parlamento e un’altra commissione

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La FAI ce l’ha messa tutta per apparecchiare i festeggiamenti per il sessantesimo compleanno nel modo più luccicante possibile, ma anche più accomodante rispetto al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. E nella settimana in cui a Roma è stato approvato il decreto che resuscita la società che dovrà occuparsi dei lavori del ponte sullo Stretto («i soldi – ha puntualizzato il ministro Salvini – saranno presenti nella prossima legge di bilancio», mentre «i cantieri mi auguro saranno aperti nel 2024»), ha organizzato a Taormina, in Sicilia, in quell’isola che del ponte dovrebbe beneficiare più di altri, un’assemblea per festeggiare i suoi primi 60 anni, alla presenza non soltanto di 300 delegati provenienti da ogni angolo di Italia, non soltanto dei principali esponenti della Federazione e dei suoi addentellati – da Pasquale Russo, che il prossimo 7 giugno sarà proposto come nuovo presidente di Conftrasporto (ora è segretario generale), alla segretaria nazionale Fai Carlotta Caponi, fino al presidente di Fai-Service Fabrizio Palenzona – anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini

Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto-Confcommercio

Il presidente di Fai-Conftrasporto, Paolo Uggè, da abile cerimoniere, nel suo intervento ha quantificato l’impatto negativo di due nuclei critici a livello infrastrutturale, calcolando che la mancata realizzazione del ponte è costata alla Sicilia sei miliardi e mezzo di euro all’anno, mentre i ritardi nell’attraversamento del Brennero cubano all’incirca 370 milioni di euro. 

Uggè ha spiegato in particolare come il mancato collegamento stabile sia un ostacolo per lo sviluppo agricolo, industriale, turistico e commerciale della Sicilia, e impedisca di fatto lo sviluppo di un sistema portuale insulare come hub mediterraneo, da cui avviare su rotaia merci in tutta Europa. «Siamo sostenitori delle reti Ten europee – ha puntualizzato – delle quali il Ponte sarà un anello importante, anche se occorreranno soluzioni per favorire i collegamenti tra la Sicilia e il Continente. In questo senso, le autostrade del mare vanno rifinanziate».

In quest’onda di quantificazioni, poi, il presidente ha stimato in 100 milioni di euro all’anno il danno che la nostra economia subisce a causa degli ostacoli imposti dall’Austria ai camion italiani e ai conseguenti maggiori tempi di percorrenza legati al passaggio su rotaia.

Il ministro Salvini, intervenuto in presenza, ha raccolto alcuni di questi spunti, ma più in generale ha effettuato una sorta di panoramica su quanto fin qui fatto dal ministero che guida e su quanto si andrà a misurare nei prossimi mesi. Così, per esempio, ha ricordato che dal 1° luglio entrerà in vigore il nuovo codice degli appalti pubblici, fortemente improntato alla velocizzazione delle procedure e delle burocrazie. «Perché per un’azienda di autotrasporto è sicuramente meglio – ha commentato – dover girare per una pratica un solo ufficio, piuttosto che dieci».

Sul Brennero invece si è detto fiducioso del nuovo cambio di passo impresso alla trattativa con l’Austria, dopo aver verificato dai dossier degli anni passati che «inviare lettere di protesta può non essere risolutivo». Esemplare, in tal senso, la replica di Salvini alla ministra dei Trasporti di Vienna, interessata a ottenere da Roma un incremento dei pedaggi: «Prima tolga i divieti per i tir, quelli della notte, dei sabati, delle categorie. Non mi siedo al tavolo con chi è al di là della legge e dei trattati. Appena Vienna torna nel contesto civile della Comunità europea possiamo ragionare su tutto: slot, pedaggi e barriere».

Rispetto invece al ponte sullo Stretto, il ministro dei Trasporti ha spiegato che non è un’infrastruttura concepita per la Sicilia, ma per gli Italiani. E per argomentare questo concetto ha ricordato tutte le infrastrutture che, grazie a centinaia di milioni di investimenti, sono in corso di lavorazione, sia a livello ferroviario sia stradale, e che porteranno tutte a un’accelerazione concentrata verso Reggio Calabria. «Ma se qui poi, a causa di tutte le operazioni di attraversamento dello Stretto, bisogna perdere almeno due ore – ha fatto notare – i benefici di quei lavori sarebbero vanificati». 

Sul codice della strada, Salvini ha annunciato che l’intenzione del governo è di approvare l’aggiornamento normativo entro fine giugno, così come presto sarà messa a punto la riforma dei porti su cui sta lavorando il viceministro Edoardo Rixi. Mentre rispetto alle normative ambientali europee ha definito letteralmente un «non senso totale» l’introduzione dell’euro 7, aggiungendo di fare il possibile per frenarne l’introduzione già in questa legislatura, anche stabilendo un’alleanza con altri paesi. Il riferimento, in particolare, era al documento congiunto, inviato la scorsa settimana alla Commissione europea dall’Italia insieme a Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria, per manifestare le preoccupazioni dei rispettivi governi rispetto alla previsione di introdurre l’Euro 7 a partire da luglio 2025.

Sul punto però il ministro dei Trasporti ha ricordato che tutte le normative green «saranno sottoposto a tagliando nel 2026, quando cioè ci saranno evidentemente un nuovo parlamento e una nuova commissione europea. Sarà importante quindi a quel punto avere forza e numeri per poter ridiscutere l’intero impianto normativo».

Salvini ha ricordato infine quanto lavoro ci sia da fare all’interno delle motorizzazioni per rimuovere situazioni estremamente diversificate da contesto a contesto rispetto ai tempi necessari per portare a termine una revisione di un veicolo (tempi che, in certi ambiti, come la Sardegna o alcune province toscane, lo stesso ministro ha definito «indegni»). La soluzione messa in campo per migliorare le cose è di «investire in uomini e mezzi e di aprire ai privati», ma il ministro non se l’è sentita di promettere che in questo modo sarà possibile in tempi stretti risolvere tutti i problemi.

Soltanto una battuta finale su Ferrobonus e Marebonus, due forme di incentivo per il riequilibrio modale che Salvini ha detto di voler far diventare «strutturali e non più emergenziali», da riconfermare cioè anno dopo anno.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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