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Brescia: scoperte due patenti CE false polacche in dieci giorni. Sarà un caso?

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Agatha Christie sosteneva che tre indizi fanno una prova. Allora, è vero che due soltanto non determinano la stessa conseguenza, però è molto probabile che un qualche significato potrebbero averlo. Il primo indizio è avvenuto nel bresciano, dove un paio di settimane fa è successo che, nel corso di un controllo a un camion condotto da un autista albanese di 32 anni, la polizia locale di Bagnolo Mella ha stato appurato che la patente polacca di cui questi era in possesso risultava falsa. Verificato il reato, la patente è stata sequestrata e sono iniziate delle indagini. E lì è venuto fuori che in realtà quell’autista di origine albanese nato nel 1991 era residente in Italia da tempo ed era in possesso di una regolare patente B. Poi, volendo iniziare a fare l’autista di camion, ha acquisito la relativa patente CE in Polonia e poi ha iniziato la pratica di conversione, che in effetti risultava già in corso. Ma questa patente polacca era stata contraffatta e serviva soltanto per aggirare l’ostacolo, per avere cioè un documento che, seppure falso, si sarebbe poi “ripulito” a seguito della conversione. 

Ora, a distanza di qualche settimana arriva il secondo indizio. Peraltro, localizzato sempre nella Bassa bresciana, sempre a Bagnolo Mella. Il fatto è almeno in parte analogo. In realtà, stavolta non c’è stato un controllo a far emergere l’illecito, ma un incidente in cui è rimasto coinvolto un camion. A quel punto sempre la polizia locale del comune bresciano ha effettuato delle verifiche sull’autista che era alla guida. In questo caso di origini nigeriane e non albanesi. Ma la cosa curiosa, che assume in maniera inequivocabile il profilo dell’indizio, è che anche la patente CE esibita da questo autista e poi risultata falsa, era polacca. A quel punto, messo alle strette, il conducente ha ammesso di averla acquistata e così ha avuto per la guida senza patente una sanzione di 5.100 euro, mentre per il reato di falso bisognerà capire insieme a chi dovrà risponderne. 

E proprio per appurarlo sono iniziate indagini più approfondite da parte della polizia locale per capire se esista un’organizzazione ed eventualmente quante patenti abbia già distribuito. 

Va detto che i datori di lavoro di entrambi gli autisti, rientrati in possesso del loro veicolo, hanno dichiarato di non essersi accorti di nulla, ingannati dalle finte patenti.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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