Cercasi falegname rifinito. L’autotrasporto italiano finalmente incassa qualcosa. Non i soldi, per carità – per quelli si vedrà – ma l’avvio di quel tavolo permanente promesso dal passato governo per affrontare i problemi del settore. Sono trascorsi quasi due anni da quando – il 24 giugno 2021 – la vice ministra dei Trasporti del governo Draghi, Teresa Bellanova, promise alle associazioni di categoria che avrebbe istituito un luogo di confronto continuo per risolvere le numerose criticità del settore. Che erano: tempi di pagamento troppo lunghi, revisioni troppo lente, Marebonus incassato dagli armatori, calendario dei divieti e, soprattutto, la questione dei soldi destinati all’autotrasporto, all’epoca quantificati in “soli” 240 milioni strutturali da confermare e a cui aggiungere i 100 milioni per il rinnovo del parco, mentre oggi si sono rimpinguati con fondi diretti da incassare mediante credito d’imposta dai fondi stanziati per «mitigare» l’impennata dei prezzi dei carburanti in seguito alla guerra in Ucraina.
Al momento l’autotrasporto «avanza» dal governo circa 300 milioni di euro. Il verbo «avanzare» in forma transitiva è espressione italianissima che sta (anche) per «essere creditore». L’Accademia della Crusca gli dedica una pagina del suo sito, citando Giuseppe Giusti («avanzo venti scudi dal tale»). Ma qui, altro che venti scudi. Gli autotrasportatori italiani «avanzano»:
- 85 milioni residui dei contributi 2022 (in totale erano 500 milioni), bloccati dal TAR in seguito a un ricorso dei petrolieri che lamentavano l’esclusione del conto proprio;
- 200 milioni stanziati dalla legge di Bilancio 2023 (con la precisazione che riguardano solo il conto terzi) di cui ancora manca il decreto interministeriale tra MIT e MEF, atteso entro il 31 marzo;
- 25 milioni per il credito d’imposta del 20% sul GNL, di cui manca il decreto direttoriale per le procedure;
- 29,6 milioni per il credito d’imposta del 15% sull’AdBlue, sospeso per un intervento della Commissione europea che ha creato un intrico burocratico di non facile soluzione.
Una comunicazione scritta
Un bel pacchetto, insomma, di fronte al quale il vice ministro Edoardo Rixi, incontrando il 16 marzo le associazioni del settore (tre mesi dopo l’unica riunione con il titolare del ministero Matteo Salvini) non ha trovato di meglio che dare la colpa dei ritardi ai «rilievi mossi dagli organi di controllo statali» e incaricare Maria Teresa Di Matteo (capo del dipartimento del MIT ed ex presidente dell’Albo degli autotrasportatori) di andare immediatamente in missione al ministero dell’Economia per sciogliere l’intricata matassa. Con la postilla di comunicare per iscritto alle associazioni l’esito della sua consultazione, anche per tener buona una platea nel complesso ben disposta nei confronti dell’attuale governo, a cui le associazioni riconoscono un atteggiamento «vicino» al settore, ma pronta al mugugno proprio perché si aspettano risposte concrete.
Un atteggiamento che trapela dalle dichiarazioni diffuse dopo la riunione. Le associazioni che aderiscono a Unatras, più Assotir, che ne era uscita qualche tempo fa sbattendo la porta (significativo il fatto che il comunicato rechi le sigle delle singole associazioni e non quella di Unatras), parlano di incontro «interlocutorio». Anita e Fedit non hanno fornito valutazioni, ma hanno sottolineato «l’urgenza di arrivare in tempi più brevi possibili alla definizione delle norme necessarie alla fruizione» dei fondi destinati al settore. E anche sul tavolo permanente – accolto sostanzialmente con favore da tutti – non manca qualche cautela. La presidente di Assotir, Anna Vita Manigrasso, ha detto: «Bene la costituzione del tavolo delle regole, ma vigileremo».
Il tavolo permanente
Sarà la stessa Di Matteo, con la sua vasta esperienza nel settore, a coordinare il tavolo, che dovrà riunirsi una volta al mese. Con un ordine del giorno che in gran parte è quello di due anni fa: tempi di pagamento, revisioni, Marebonus, calendario dei divieti. Ma a questi punti, nel frattempo, se ne sono sommati altri: aumento delle indennità di trasferta degli autisti (ferme dal 1995) per incentivare le vocazioni, tempi d’attesa al carico/scarico soprattutto nei porti. Anita e Fedit hanno aggiunto l’introduzione del meccanismo del reverse change (vedi box nella pagina) per contrastare il mancato pagamento dell’iva. E poi, abolizione del contributo ART che per ora potrebbe essere solo sospeso anche per il 2023 dal Consiglio dei ministri. E ancora, il Brennero, la scadenza del 2035 per lo stop ai motori termici, la riforma del Codice della strada.
Alla vigilia dell’incontro con Rixi, il presidente di FAI–Conftrasporto, Paolo Uggè, aveva scritto: «Le federazioni dell’autotrasporto si aspettano che le tante problematiche ancora aperte inizino a trovare concrete risposte con un cronoprogramma effettivo, che renda operativi quegli stanziamenti di risorse che le imprese attendono da troppo tempo». L’impressione è che per ora si allunghino soltanto le domande che saranno depositate su quel tavolo. Per questo c’è bisogno di un falegname rifinito. Di quelli che fanno le prolunghe pieghevoli da inserire in mezzo al tavolo. E stando alle prime sensazioni, di prolunghe ce ne vorrà più d’una.