CARTA DI IDENTITÀ
Nome | Monica | |||||||||||||||
Cognome | Iron duck | |||||||||||||||
Età | 58 | |||||||||||||||
Stato Civile | Nubile | |||||||||||||||
Punto di partenza | Lonate Pozzolo (Va) | |||||||||||||||
Anzianità di Servizio | 36 anni | |||||||||||||||
Settore di attività | centinato generico |
- Da quanti anni fai l’autotrasportatrice?
Il colpo di fulmine per questo lavoro scoppiò nel lontano 1984. Due anni dopo, nell’86, presi le patenti e l’anno successivo iniziai a lavorare per la ditta di autotrasporto della famiglia del mio ragazzo.
- Perché hai scelto «Iron duck» come soprannome?
All’epoca avevo un braccialetto regalatomi da mio papà con la scritta «Anatra metallica» sulla chiusura. Mi è sempre piaciuto, oltre a essere un ricordo prezioso, così lo scelsi come nominativo.
- Con quel nome hai aperto anche un canale Youtube. Come è nata l’idea di fare dei video?
È in iniziato tutto con ChiodoVideo, il capostipite dei camionisti YouTuber italiani. Guardavo i suoi video e mi piacevano molto, così nel 2009, su suo suggerimento, mi sono lanciata anche io. Iniziai con dei video fotografici, tra cui Dreamer on the road, perché in fondo è quello che sono, una sognatrice a cui piace trasmettere emozioni e la propria passione.
- Come scegli i temi di cui parlare?
La scelta è del tutto casuale, quando faccio un viaggio parlo di quello che capita. Per le musiche, invece, cerco sempre di scegliere qualcosa che mi trasmetta delle emozioni.
- Cosa vedi cambiato dagli anni ’80 ad oggi?
Il modo di fare trasporto è cambiato radicalmente negli anni. Per esempio, una volta si dormiva qualche ora quando si era stanchi e si viaggiava quando si era riposati. Oggi esistono più limiti, ma si viaggia sempre con la fretta, un occhio alla strada e uno al tachigrafo per controllare le ore di guida. Non c’è più tempo per la solidarietà o per parlare al baracchino. Di conseguenza sono cambiati molto anche i rapporti umani.
- Meglio il passato o il presente?
A volte mi ritrovo a pensare di essere un po’ nostalgica, il mondo deve andare avanti lo so, però il progresso troppo spesso aggiunge tecnologia e toglie umanità.
- Come descriveresti la tua vita oggi?
Particolare. Questo mestiere deve piacere, per una donna forse ancora di più. Ci vuole spirito di adattamento che non mi è mai mancato. Non mi è mai servito restare a casa molto tempo, volevo stare sul mio camion. Oggi non faccio più viaggi lunghi, ma va bene così, ho già fatto le mie esperienze.
- Il tuo ricordo più bello in tanti anni di questo lavoro?
Anni fa presi parte a un’intervista “7 donne su 7 camion”. Dopo la pubblicazione un giorno mi suonò il telefono. Era la Renault Trucks. Inizialmente pensai addirittura che si trattasse di uno scherzo. Invece avevano apprezzato la mia intervista e mi invitarono nella loro sede in Francia a visitare lo stabilimento. Per un’appassionata come me è stato un sogno che si è realizzato.
- Ti aspetti che in futuro ci saranno più donne?
I numeri dicono che le donne al volante di un camion stanno aumentando ma non mi capita spesso di vedere volti nuovi. Ancora oggi ci sono tante difficoltà e porte sbattute in faccia, ci sono stereotipi che vanno superati, anche per avvicinare i giovani, non solo le donne. Dovremmo forse prendere spunto dall’estero e fare in modo che si arrivi all’età per guidare già con un po’ di esperienza pregressa, per esempio grazie ad un tirocinio.
- Il tuo motto?
La passione aiuta a vivere meglio, e fare di una passione il proprio lavoro aiuta a tenersi giovane.
Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».
Per conoscere meglio Monica, vai a «Dalla cabina del camion a YouTube per raccontare la sua passione: Monica, la “Iron Duck” dell’autotrasporto»