Veicoli - logistica - professione

HomeRubricheAnche io volevo il camionValentina Tundo (CHEP): «Lavorare nel settore dei trasporti significa partecipare allo sviluppo...

Valentina Tundo (CHEP): «Lavorare nel settore dei trasporti significa partecipare allo sviluppo del Paese»

Da gennaio 2023 è la nuova Carrier Management Director Europa di Chep, ruolo che la porta in Germania a gestire lo sviluppo e l’esecuzione della nuova strategia aziendale europea di gestione dei trasporti. Lei è Valentina Tundo, lo scorso anno nominata prima vicepresidente donna per la sostenibilità del Freight Leaders Council

-

«Sono appassionata di logistica e supply chain e scommetto che molte donne potrebbero facilmente appassionarsi a questo settore, se solo si riuscisse a far capire non solo quanto è sfidante, ma anche quanto è strategicamente importante per il Paese». A parlare è Valentina Tundo, alle spalle una carriera ventennale in ambito di process re-engineering, operations, logistica e ingegneria, e davanti a sé un nuovo incarico come Carrier Management Director per l’Europa di Chep, società specializzata in soluzioni per la supply chain. Dopo essere entrata in azienda nel 2020 con il ruolo di Senior Manager Supply Chain per l’Italia e la Grecia, nel 2022 Tundo è stata eletta vicepresidente del Freight Leaders Council e tutt’oggi è una delle poche donne con un ruolo di primo piano all’interno di un’associazione che raduna i principali stakeholder in ambito logistico. Ruolo che la vede particolarmente impegnata sul fronte della sostenibilità e sulla promozione della decarbonizzazione dei trasporti. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo i passaggi che l’hanno portata a essere oggi una tra le donne di spicco del settore.

Da cosa nasce la sua passione per la logistica e la supply chain?

Per i primi dieci anni della mia carriera ho lavorato nell’ambito delle Operations, un’esperienza che mi ha preparata al mondo della logistica aiutandomi a sviluppare una mentalità orientata all’efficienza e al confronto aperto con chi opera direttamente sul campo. In quegli anni ho imparato a non avere idee precostituite, ma a dare importanza all’ascolto. Ho avuto l’occasione di lavorare all’estero, in Brasile e negli Stati Uniti, quindi con mentalità e culture molto differenti tra loro, presupposto fondamentale per poter lavorare nel mondo della logistica che è un sistema costituito da tanti attori diversi e che non sta in piedi senza un ottimo coordinamento. Durante una più breve esperienza come Supply Chain Manager presso Eurotranciatura, azienda italiana specializzata nella produzione di macchinari industriali, sono entrata in contatto con le aziende di trasporto e ho toccato con mano la complessità gestionale del settore, rendendomi conto di quanto sia un contesto dinamico e sfidante ma in cui c’è ancora molto da lavorare e per questo in grado di dare grandi soddisfazioni, personali e lavorative.

Come si può trasmettere questo interesse anche alle donne?

Non vi è alcun senso o motivo perché l’accesso a questo settore debba essere limitato alle donne. Anzi sono fermamente convinta che questo possa essere il mondo delle donne, perché la sua complessità rappresenta una sfida che siamo in grado di affrontare al meglio per via della nostra naturale propensione all’ottimizzazione e al cambiamento. E il settore dovrà affrontare molti cambiamenti nel prossimo futuro, non solo dal punto di vista della sostenibilità, ma a livello di paradigma. La logistica gioca un ruolo strategico per il Paese, ancor di più dell’industria, ma spesso questa importanza non è percepita. Ce ne siamo resi conto durante la pandemia, ma già oggi, nonostante non sia passato molto tempo, ce lo stiamo dimenticando. Serve allora ripartire dalla formazione, dalle Università, per cambiare l’immagine del settore e far capire che una carriera in questo ambito può essere arricchente come forse in altri pochi settori.

Lei può parlare per esperienza, cosa direbbe quindi a una giovane donna indecisa se intraprendere questa strada o meno?

Consiglierei di non fermarsi alle apparenze e agli stereotipi, che oggi purtroppo sono ancora molti, ma di chiedere a chi lavora in questo ambito perché lo fa, cosa appassiona di più. Dal mio punto di vista, sviluppare il trasporto e le infrastrutture significa sviluppare una Nazione. È con grande orgoglio che dico che lavorare in questo settore significa partecipare allo sviluppo del Paese, ma manca ancora questa consapevolezza.

Cosa bisognerebbe fare allora, nel concreto, per raggiungerla?

Le aziende di trasporto hanno bisogno di essere supportate nel loro sviluppo, anche dalle aziende più grandi, per esempio per quanto riguarda i processi di semplificazione e innovazione tecnologica. Dall’altro lato, le aziende che non fanno trasporto e che ancora oggi considerano la logistica solo come un costo devono cambiare concezione. Se immaginiamo le aziende come individui, allora la logistica sono le gambe, senza le quali non si va da nessuna parte. Mi rendo conto che però spesso si ha un’immagine riduttiva, stereotipata, della logistica. Se iniziassimo a porre l’accento sulla strategicità del comparto, forse qualcosa cambierebbe. Per esempio, oggi si parla tanto di sostenibilità. Ebbene il trasporto impatta per più del 60% sulle emissioni di Co2. Se vogliamo lavorare sulla transizione ecologica, serve lavorare sul trasporto.

A tal proposito, lei è anche vicepresidente del Freight Leaders Council con delega alla sostenibilità. Quali obiettivi si è posta per il suo mandato?

Il mio obiettivo in qualità di vicepresidente, e in generale l’obiettivo dell’associazione, è quello di fornire esempi concreti in grado di dimostrare al Paese che quello dei trasporti può essere un comparto trainante in tema di decarbonizzazione e transizione ecologica. In veste di Senior Manager Supply Chain di Chep, per esempio, ho potuto apportare dei miglioramenti alle reti di supply chain locali, implementando la roadmap di automazione dei centri servizi e aiutando l’Italia a conseguire la certificazione Lean & Green a tre stelle. Come dicevo, in questo campo i risultati che si possono ottenere sono molto concreti, ma servono degli esempi virtuosi.

Valentina Tundo è vicepresidente del Freight Leaders Council con delega alla sostenibilità.

Esiste quindi una ricetta replicabile?

Purtroppo no, la roadmap è differente per ogni azienda di trasporto perché dipende da diversi fattori, come per esempio la lunghezza delle tratte o le tipologie di carichi. Quel che è importante comprendere è che la sostenibilità ha bisogno di dati organizzati affinché sia traducibile in realtà. Presupposto fondamentale è quindi la digitalizzazione, e ancora prima la semplificazione dei processi, così da poter individuare quegli indicatori necessari per capire se ci si sta muovendo nella giusta direzione. Inoltre, quando si parla di sostenibilità è importante non omettere le altre facce della medaglia, quindi la sostenibilità intesa anche come economica e sociale. Etica, servizi e paghe adeguate e sicurezza sono temi fondamentali da trattare per riqualificare l’immagine del settore e ridargli la dignità che merita. E quindi avvicinare anche le donne.

Valentina Tundo, alle spalle una carriera ventennale in ambito di process re-engineering, operations, logistica e ingegneria, da gennaio 2023 ricopre il ruolo di Carrier Management Director per l’Europa di Chep, società specializzata in soluzioni per la supply chain.

close-link