La Svizzera ha un sogno che ha trasformato in un obiettivo costituzionale: quello di spostare completamente il traffico merci dalla strada alla ferrovia. Ma è un obiettivo fattibile? Per Astag, l’associazione dell’autotrasporto svizzero, assolutamente no. Piuttosto, c’è bisogno di «una realistica e pragmatica collaborazione fra le due modalità di trasporto». Solo così, infatti, sarà possibile «affrontare il previsto incremento costante nel movimento delle merci senza rischiare il blocco del sistema».
È quanto sostiene Reto Jaussi, segretario generale dell’associazione che, a dispetto di ogni luogo comune, aggiunge pure che mentre «l’Italia sta collaborando fattivamente intervenendo sulle sue infrastrutture in connessione con quelle Svizzera, la Germania sta disattendendo tutte le promesse e sino al 2040 non realizzerà le opere infrastrutturali che si era impegnata a fare».
Un intervento che Jaussi ha pronunciato a ridosso dell’inaugurazione in Ticino del nuovo centro di Giornico, vale a dire un sito dedicato al controllo dei veicoli pesanti, situato sull’area industriale della ex Monteforno e chiamato a gestire il traffico pesante attraverso le Alpi e in particolare a smaltire le costanti code che bloccano l’ingresso nel tunnel del Gottardo. Proprio a tal proposito il segretario dell’Astag ha detto a chiare lettere che l’obiettivo di contenere a 650mila i transiti di mezzi pesanti sul territorio svizzero non potrà essere centrato e che anzi l’incremento del 26% previsto per i prossimi anni porrà sotto stress tutte le infrastrutture svizzere.
Di conseguenza – ha aggiunto – «è indispensabile migliorare tutta la catena di trasporto, il che significa potenziare la ferrovia ma senza indebolire la strada, rendendosi conto, al di là degli slogan, che si tratta di due vettori complementari».
«Purtroppo in tanti – ha constatato Jaussi – pensano che strada e ferrovia stiano combattendo una battaglia tra di loro. Non è così. Noi lavoriamo molto bene con le Ffs, entrambi abbiamo bisogno dell’altro. Non siamo antagonisti ma alleati. Dobbiamo svilupparci insieme». Prova ne sia – ha concluso il segretario – che in Svizzera le grandi infrastrutture ferroviarie vengono finanziate tramite una tassa sui mezzi pesanti versata dall’autotrasporto e che, per il solo progetto Alptransit, ha prodotto 25 miliardi di investimenti. Il problema di questo frangente, però, è il ricordato ritardo accumulato dalla Germania nella realizzazione delle infrastrutture e che, in maniera unilaterale, ha deciso di spostare di oltre 15 anni i tempi di realizzazione. Così, «i rischi di un collasso del sistema – ha tuonato Jaussi – si fanno davvero concreti».