Cinque persone arrestate e altre dodici indagate a piede libero per sfruttamento di autisti extracomunitari.
È l’esito dell’Operazione Hermes, un’indagine congiunta tra la Squadra Mobile di Piacenza, la Polizia Stradale di Piacenza e di Trento con la Guardia di Finanza di Piacenza, che ha consentito di scoprire il sistema criminale, messo in piedi dai responsabili di una grande azienda di trasporti piacentina, che sfruttava lavoratori extracomunitari fatti entrare in Italia in modo irregolare.
Per i reati di caporalato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono state indagate 17 persone di cui una è stata arrestata, per due è stato disposto l’obbligo di dimora e per altre due invece è stato applicato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. È stato inoltre disposto il sequestro preventivo dell’azienda di trasporti e di un’altra azienda, formalmente distinta dalla prima, ma di fatto riconducibile alla stessa.
È stata la stessa Polizia di Stato a comunicare che l’azienda reclutava all’estero cittadini extracomunitari – molti di cui brasiliani che per entrare nel nostro Paese versavano all’azienda somme pari a 500 euro – da impiegare nella ditta di trasporti. Azienda che procurava loro anche i documenti d’identità e di guida contraffatti, a fronte di un ulteriore versamento in denaro che poteva arrivare fino a 2500 euro. A cadere nelle maglie dell’articolato sistema criminale sono stati 44 camionisti stranieri, individuati nel corso delle indagini iniziate già nel 2020.
Gli stranieri, indebitati, irregolari e bisognosi di lavorare, firmavano con falso nome un contratto di lavoro, e iniziavano l’attività di autisti a bordo dei camion dell’impresa che imponeva loro turni di servizio «massacranti» offrendo alloggi e servizi che la stessa polizia ha indicato come «degradanti». I camionisti tra un viaggio e l’altro dormivano a bordo dei mezzi di trasporto e usufruivano di alcune baracche presenti nel piazzale dell’azienda.
L’analisi dei cronotachigrafi sequestrati dalla Polizia stradale a numerosi autisti, ha fatto emergere in un periodo d’esame di soli tre mesi quasi mille infrazioni al codice della strada, principalmente per il mancato rispetto dei tempi di guida. L’azienda invitava infatti i lavoratori a fare un uso improprio dei cronotachigrafi, al fine di non essere scoperti durante i controlli.
Non ultimo, le retribuzioni: inferiori a quelle previste dal contratto collettivo nazionale e sproporzionati rispetto all’attività svolta. I pagamenti avvenivano senza alcuna busta paga e con ulteriori decurtazioni qualora non venisse svolto il lavoro straordinario o vi fosse un ritardo sui tempi di consegna. Tra le decurtazioni, i camionisti sfruttati dovevano considerare le rate per pagare i documenti falsi forniti, i corrispettivi per usufruire delle baracche e pure le spese per gli incidenti stradali che potevano incorrersi durante i massacranti turni di lavoro.
Altro reato in capo all’azienda è quello di esterovestizione avendo reclutato camionisti turchi e moldavi assumendoli attraverso una inesistente società bulgara. La gestione era affidata alle stesse persone, costituita ad hoc, per distaccare il personale viaggiante verso presso la società di trasporti italiana.
«Esprimo vivo compiacimento e apprezzamento per la brillante attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Piacenza e condotta dalla Squadra Mobile della Questura, in collaborazione con le Polizie Stradali di Trento e Piacenza e con il Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza di Piacenza, che ha svelato attività criminali, attribuite ad aziende di trasporti piacentine, di grave pericolosità sociale come caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso in atto pubblico. Reati particolarmente odiosi per il trattamento disumano inflitto a persone socialmente deboli e per l’elevato rischio di sinistri nella circolazione, in conseguenza dello sfruttamento degli autisti di mezzi pesanti ben oltre i limiti fisiologicamente sostenibili. Daniela Lupo, Prefetto di Piacenza