Arriva la Cina nel porto di Amburgo. Ma non per scaricare merci o caricare cassoni, bensì per acquisire una quota rilevante del Tollerort, il più piccolo dei quattro terminal per container dell’infrastruttura marittima tedesca. L’acquisto, che verrebbe effettuato dalla compagnia statale cinese Cosco, ha però incontrato da subito l’ostilità di parte del Governo, in contrasto con il Cancelliere Olaf Scholz – ex sindaco della città teutonica – favorevole all’operazione.
La polemica si è focalizzata sulla percentuale dell’acquisizione, un 35% che per molti ministri significherebbe dare un controllo eccessivo alla società cinese su un’infrastruttura di interesse nazionale. Un’opinione trasversale ai partiti, visto che si sono opposti non solo i ministeri degli Esteri e dell’Economia, guidati dai Verdi, e quelli dei Trasporti e della Giustizia, a conduzione liberale, ma anche Interni e Difesa, capeggiati da membri dello stesso partito di Scholz.
Nelle ultime ore, tuttavia, pare che sia stata trovata una soluzione di compromesso. Secondo la Sueddeutsche Zeitung, infatti, Cosco potrebbe ricevere l’autorizzazione all’affare dal Governo tedesco, ma per una quota di solo il 24,9%, quindi circa 10 punti in meno rispetto al primo patto con l’amburghese Hhla (Hamburger Hafen und Logistik), la società che gestisce lo scalo anseatico. In quanto azionista di minoranza il gruppo cinese non potrebbe così esercitare formalmente troppa influenza sulla gestione di uno dei quattro terminal.
Al termine del Consiglio Ue sull’energia, Scholz ha comunque dichiarato che «sul possibile ingresso dei cinesi ad Amburgo nulla è ancora deciso, restano molte questioni da chiarire».
La vicenda è iniziata un anno fa, quando la Hhla si era impegnata a vendere a Cosco per 65 miliardi di euro una quota della struttura, con l’obiettivo di farne un hub privilegiato per le merci movimentate dal mercato asiatico. Per la decisione sull’operazione c’è tempo fino al 31 ottobre, termine dopo il quale l’accordo diverrebbe definitivo.
Il timore è che, cedendo parte del controllo portuale, si replichi la dipendenza da Paesi poco affidabili anche dal punto di vista della democrazia, ripetendo l’errore dell’accordo sul gas con la Russia che permise a questa di gestire depositi di gas e raffinerie di petrolio – ora confiscati – sul territorio tedesco.
Tra i contrari anche la Commissione europea, che in primavera aveva dato parere negativo all’accordo.
Tra l’altro Cosco è una delle principali aziende di Stato cinesi – secondo più grande operatore mondiale del settore – e strumento fondamentale per la realizzazione della Via della Seta Marittima, che porterebbe la Cina a diventare la superpotenza dei trasporti commerciali via mare.
Scholz ha peraltro replicato che «si tratterebbe solo della partecipazione a un singolo terminal, sul modello di quanto avviene in altri porti dell’Europa occidentale». Cosco è difatti azionista di maggioranza dei porti di Zeebrugge in Belgio, del Pireo in Grecia e di Valencia in Spagna, e possiede altre quote minoritarie in quelli di Rotterdam, Anversa, Bilbao e Vado Ligure. Inoltre il porto di Amburgo ha bisogno di ammodernamenti strutturali e quindi di attrarre capitali e la società che lo gestisce ha paura che i cinesi, in caso di bocciatura dell’intesa, possano dirottare i propri investimenti sul porto concorrente di Anversa.